Prima dell’inizio dei lavori, tutto il Consiglio comunale fiorentino ha voluto ricordare il 54° anniversario dell’alluvione di Firenze e sulle note dell’inno di Mameli sono state mostrate le foto a colori di Joseph Blaustein. Artista di fama internazionale, nel 1966 era in vacanza in Italia e dopo aver visitato Roma ed essere stato ricevuto dal Papa, Paolo VI, arrivò a Firenze il 3 novembre, insieme alla moglie Paula, sotto una pioggia incessante, preludio della tragedia che da lì a poche ore si sarebbe verificata.
“Il fotografo – ha ricordato il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – alloggiava in una pensione sul lungarno a due passi da Ponte Vecchio. Blaustein ha scattato delle foto dalla finestra del quinto piano della pensione. Il giorno dopo, intorno alle 4 del mattino, Joe e la moglie si rendono conto che c’è qualcosa che non va. Citando direttamente le parole dell’artista: “L’alba era appena giunta. Il fiume stava diventando meschino, fangoso, turbolento, vizioso e viscoso con vorticosi vortici di grasso nero e in aumento. Poi è successo. Le pareti sono state sfondate… invadendo entrambe le rive con spaventosa ferocia … l’acqua era un mostro a piede libero” raccontò. “Svegliati prima dell’alba, alla luce fioca, corsi alla finestra per verificare se il diluvio infuriava ancora. Il livello dell’acqua si era abbassato, lasciando un pasticcio glutinoso marrone. Sembra che l’acqua si sia placata, devo uscire a vedere…
Nel buio pre-alba, c’era solo silenzio. La luce era grigia triste, ancora piovigginoso, ma non una persona era fuori. Sono stato il primo… Le auto sono state capovolte a caso, ovunque, a testa in giù, lateralmente, l’una sopra l’altra, e la cosa più triste: giocattoli di bambini, vestiti, lavatrici, spazzatura tutto mezzo sepolto nel fango…. Le mie scarpe risucchiate ad ogni passo…. Poi mi ha colpito l’entità della tragedia. Mi trovai lì incredulo, e non sapendo cosa si potesse fare, mi resi conto di cosa poteva essere (ed è stato) distrutto… e da solo, alla luce fioca, la mia gola si stringeva, i miei occhi si ingrossavano, e non potevo fare altro che singhiozzare. Stavo lì come un idiota e piangevo. Questi tesori insostituibili. Questi bellissimi italiani”. Joe tornò alla pensione per prendere la sua macchina fotografica e documentare quello che stava succedendo. Circa 40 anni dopo l’alluvione, e 20 anni dopo la morte di Paula, l’artista ha ritrovato migliaia di diapositive nel seminterrato. Tra le innumerevoli scatole ce n’era una con un’etichetta, “Roma, Alluvione di Firenze, 1966.
“Ho spedito gli originali [circa 99 di loro] insieme alla copia digitalizzata a Luca Brogioni, capo degli archivi fiorentini. È un ricordo diverso dell’alluvione perché non è in bianco e nero è a colori. Nessun altro era stato lì per documentare l’orrore, nessuno con pellicola a colori. La macchina utilizzata era una ASA 64 Ekta chrome Rollei da 63 dollari, unica nel suo genere”.
La commemorazione si è conclusa con le parole del giornalista e presidente di Firenze Promuove, Franco Mariani, che ha ricordato e nominato tutte le 17 vittime dell’alluvione di Firenze.