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Migranti, lavoro e sfruttamento: concluso il progetto “Commit” sull’inserimento dei cittadini di paesi terzi

Iniziato nel 2018 il progetto ha permesso di portare avanti numerose attività con l’obiettivo di favorire l’inclusione lavorativa dei migranti per realizzare una vera e propria integrazione

Ultima giornata del progetto Commit

L’accoglienza dei cittadini che arrivano da paesi terzi non può prescindere dall’inserimento lavorativo e dal contrasto allo sfruttamento, unica strada per evitare l’emarginazione e scongiurare lo ‘scivolamento’ nell’illegalità.

Su questo presupposto si basa il progetto “Fami Commit – Competenze Migranti in Toscana”, che allo spazio Hub di Firenze ha vissuto l’evento finale, dopo quasi cinque anni di attività.

Il progetto Commit

Il progetto Commit, finanziato dal Ministero dell’Interno nell’ambito del Fondo Asilo Migrazione Integrazione, ha preso avvio nell’ottobre 2018. Con Anci Toscana come partner attivo e capofilato dalla Regione Toscana, il progetto ha permesso in questi anni di portare avanti numerose attività con l’obiettivo di favorire l’inclusione lavorativa dei cittadini di paesi terzi. Alcune delle azioni del progetto hanno avuto l’obiettivo specifico di supportare le politiche regionali contro lo sfruttamento, promuovendo percorsi di inserimento lavorativo regolare . Tra le attività realizzate in questo ambito, è stata data particolare importanza ad attività di ricerca, al rafforzamento delle reti territoriali, alla formazione di operatori e operatrici, all’informazione e alla sensibilizzazione.

Biffoni: “Rivedere il testo unico per l’immigrazione”

Nella giornata di chiusura del progetto Commit, dopo i saluti degli assessori regionali al Lavoro Alessandra Nardini e all’Immigrazione Stefano Ciuoffo, e del sindaco di Prato e delegato Anci per l’Immigrazione, Matteo Biffoni sono intervenuti esperti a livello nazionale e regionale, seguiti da tre panel di approfondimento sulle attività del progetto Commit sulle reti informali di ricerca lavoro, sullo sfruttamento nei lavori senza luogo di lavoro, sull’accesso ai servizi e al mercato del lavoro.

Per Biffoni è stata l’occasione per chiedere una revisione del Testo Unico per l’immigrazione, che risale al 2002: “Tutto il lavoro che le istituzioni e i privati fanno in questo campo – ha detto Biffoni- potrebbe essere più lineare, meno faticoso e soprattutto più efficace, se finalmente la politica facesse i conti con quel che nessuno fino ad oggi ha voluto fare: rivedere il Testo Unico per l’immigrazione, che risale al 2002. Ovvero più di vent’anni fa: il mondo era diverso, i problemi erano diversi. E lo dico senza polemica. E’ necessario adeguare quel testo alla situazione attuale, aggiornandolo a partire da esperienze positive e preziose come quelle del progetto Commit.  Non ci può essere cittadinanza senza lavoro, e se non si cambierà il sistema basato solo sull’ottenimento del permesso di soggiorno, i cittadini dei paesi terzi saranno ricattabili, soprattutto i più fragili, innescando così un meccanismo al ribasso molto pericoloso”.

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