L’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze polo d’eccellenza per lo studio del più remoto passato dell’umanità organizza una mostra distribuita tra il Museo di Antropologia e Etnologia e il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, con protagonista la scoperta di un eccezionale sito preistorico nella Toscana meridionale: Poggetti Vecchi.
Questo luogo per oltre 170.000 anni ha custodito i resti di una fauna estinta oltre ai più antichi strumenti in legno fabbricati dall’uomo mai rinvenuti in Italia e qui esposti per la prima volta.
L’ esposizione dal titolo “170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. I Neanderthal e la sfida del clima” racconterà ai visitatori un esempio emblematico di come l’essere umano si sia adattato a un ambiente in mutamento, alle soglie della penultima glaciazione.
Non solo: l’interazione uomo-ambiente sarà anche al centro del convegno “Rischio e risorsa. La risposta delle comunità preistoriche alle sfide ambientali”.
Tre giornate di studi che dal 24 al 26 ottobre vedranno convergere da tutta Italia al Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Firenze oltre 200 tra studiosi, docenti ed esperti di preistoria e protostoria.
Più di 50 gli interventi in programma per analizzare come i fattori ambientali e climatici possano da un lato aver determinato conseguenze drammatiche, ma dall’altro aver innescato risposte innovative.
Si studierà l’impatto delle popolazioni sull’ambiente, sulle risorse e sul paesaggio; l’evoluzione delle tattiche di adattamento; la mobilità dei popoli e l’importanza strategica di aree geografiche comunemente considerate estreme o marginali; i cambiamenti nella dieta, nei valori e nell’identità in base alla situazione ambientale; elementi di vulnerabilità e modelli di resilienza.
Progetti Vecchi in provincia di Grosseto: la mostra
La mostra giunge a coronamento di un lungo processo di ricerca. Poggetti Vecchi, in provincia di Grosseto, sorge ai piedi di una collina da cui sgorga una sorgente termale già frequentata, 170.000 anni fa, da neanderthal ed elefanti antichi – alti fino a 4 metri e con zanne lunghe fino a 3 metri –, oggi estinti.
A partire dagli scavi del 2012, un’equipe composta da studiosi della Soprintendenza, dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria e di varie università, è stata in grado di determinare non solo le condizioni climatiche dell’epoca, in un periodo in cui le temperature si stavano progressivamente irrigidendo, ma anche il paesaggio del sito, che grazie ai vapori tiepidi e alla presenza animale attrasse un gruppo umano, come documentato non solo da numerose schegge di pietra, ma anche da bastoni di legno di bosso con tracce di lavorazione a fuoco conservati straordinariamente quasi intatti.
Strumenti da scavo che mostrano per la prima volta l’avanzare di nuova tecnologia: l’utilizzo del fuoco per la lavorazione del legno che diverrà essenziale per l’evoluzione umana.
La proposta espositiva è organizzata in due sezioni: quella a Palazzo Nonfinito intende valorizzare lo scavo di Poggetti Vecchi tramite ricostruzioni ambientali, tecnologie digitali e copie 3D per immergersi in quel mondo lontano e rendere possibile ai visitatori toccare con mano le riproduzioni fedeli degli straordinari ritrovamenti lignei.
La sezione al Museo Archeologico Nazionale di Firenze presenterà alcuni dei manufatti originali in legno, finora mai esposti a causa dell’estrema fragilità. Un’occasione unica per scoprire lo stile di vita dei primi abitanti della Toscana, prima che i reperti vengano rimessi in sicurezza in attesa di una musealizzazione definitiva.
La mostra è a cura di Biancamaria Aranguren, Silvia Florindi, Daniele Federico Maras, Daniela Puzio e Anna Revedin, col contributo di Regione Toscana e Fondazione CR Firenze, in collaborazione con Museo Archeologico Nazionale di Firenze e Sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Firenze, in accordo con la Direzione regionale Musei nazionali Toscana.