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Codice rosa per le vittime di violenza, 2.302 persone prese in carico lo scorso anno

Bilancio del percorso di accesso al Pronto Soccorso riservato in particolare donne, bambini e persone discriminate. Giani: “Una rete che costituisce un’assoluta eccellenza riconosciuta come modello a livello nazionale”

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Il Codice Rosa è il percorso di accesso al Pronto Soccorso riservato  in particolare donne, bambini e persone discriminate, un’esperienza pilota tenuta a battesimo in Toscana nel 2009 a Grosseto e poi estesa a tutta la regione. Sono 2302 le persone prese in carico nel 2023. Dal 2012 ad oggi ha offerto protezione a 30.119 persone, tra adulti e minori. I dati sono stati presentati a Sant’Apollonia a Firenze in occasione della consueta convention regionale, la quinta, che chiama a confronto sul tema professioniste e professionisti delle aziende sanitarie ed ospedaliere della Toscana, permettendo lo scambio anche di buone pratiche.

L’obiettivo dell’attività degli ultimi anni è stato quello di uniformare e condividere le procedure e promuovere e far conoscere il servizio. Importante è stata la formazione del personale, ma anche la collaborazione tra istituzioni diverse, a partire dal tavolo permanente con la Procura generale per le linee guida giuridiche e forensi.

Un modello per le altre regioni

“Questa rete costituisce un’assoluta eccellenza riconosciuta come modello a livello nazionale –  sottolinea il presidente della Toscana Eugenio Giani  che poi ha ringraziato Vittoria Doretti, responsabile del programma, “per l’impegno profuso in tutti questi anni nel far crescere l’esperienza e formare, attivare e sensibilizzare i professionisti del sistema sanitario regionale”.  Del Codice rosa toscano si è interessato anche il Parlamento italiano e l’obiettivo per i prossimi anni sarà quello di migliorare ulteriormente la presa in carico delle vittime nelle settantadue ore immediatamente successive agli episodi di violenza.

Sin dall’inizio il Codice Rosa ha definito l’accesso al pronto soccorso e in ospedale, le attenzioni da avere nella conservazione delle prove, ma anche le cautele e il giusto approccio per allievare le sofferenze psicologiche alle persone vittime di violenza e crimini d’odio. Temi che sono stati al centro dei percorsi di formazione rivolti al personale sanitario e sociosanitario.

Negli ultimi anni la rete del Codice rosa ha dedicato una specifica attenzione a chi è stato oggetto di un crimine d’odio: per il colore magari della pelle, il credo religioso o qualsiasi altro stereotipo o pregiudizio. L’obiettivo è una presa in carico totale, prima e dopo l’ospedale.

Di alleanza tra donne e dell’importanza di costruire una cultura del rispetto per contrastare la violenza parla la capo di gabinetto del presidente Giani Cristina Manetti, ideatrice della Toscana delle donne, evento giunto quest’anno alla terza edizione.

“Si tratta di un progetto concreto, ancorato ai valori della nostra Costituzione” interviene l’assessore al diritto alla salute della Toscana, Simone Bezzini all’apertura della mattinata. “La rete regionale Codice Rosa tiene insieme l’assistenza sanitaria pubblica con i diritti – spiega – . Non è un semplice percorso nei pronto soccorso, ma un vero e proprio processo culturale che parte dal sistema sanitario e che ha contribuito a far emergere fenomeni che spesso rimangono sommersi, offrendo cura e protezione a chi ne è vittima”. “Un’esperienza che nei prossimi mesi si arricchirà con servizi specifici per i crimini d’odio – conclude – affinché il sistema sanitario toscano sia sempre più uno spazio sicuro, dove le vittime possano trovare risposte sempre più sensibili e attente” .

I numeri degli accessi

Delle 2302 persone accolte nel 2023 dalla rete del Codice rosa, 1902 sono adulti e tra questi l’81,5 per cento donne (1551). Per tre quarti hanno tra 18 e 49 anni e non c’è una classe di età prevalente. I minori presi in carico sono quattrocento: più della metà (il 58,8 per cento) hanno tra dodici e diciassette anni e i più numerosi (32,3 per cento) sono quelli tra quindici e diciassette.

Nel 2022 erano stati 2138 gli accessi, di cui 358 i minori, e 1918 (con 272 minori) nel 2021. Il picco maggiore si è toccato nel 2016 con 3426 casi: 3268 nel 2014, 3142 nel  2017, 2998 nel 2013, 2799 nel 2018.

 

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