Sarà un viaggio nella Cina di oggi, raccontata dal grande cinema ancora poco conosciuto in Europa e in Italia, il FánHuā Chinese Film Festival, che torna per la sua quarta edizione nel capoluogo toscano dal 2 al 6 ottobre al cinema La Compagnia, in apertura della “50 Giorni di Cinema a Firenze”. In programma quindici film per scoprire la Cina contemporanea, dalle periferie alle grandi metropoli, dentro un’industria cinematografica che ha vissuto cambiamenti profondi e repentini, come la società in cui si è sviluppata.
“Un ampio ponte tra Firenze e la Cina, dove tutti possano passare – ha spiegato Gianni Zhang, presidente dell’Associazione FánHuā e di Zhong Art International – me lo immagino così il festival che abbiamo pensato, passando per il cinema e non solo: cibo, tradizioni e arte per raccontare quello che della Cina non si conosce e per rafforzare sempre di più il rapporto secolare tra i due popoli. Prosegue la felice collaborazione con il Cibrèo: anche quest’anno abbiamo organizzato insieme una giornata dedicata alla Cina, al Teatro del Sale il 28 settembre: laboratorio di cucina tosco-cinese seguito da pranzo, Danza del Dragone nella piazza di Sant’Ambrogio, spazio dedicato ai bambini con racconti e disegni sulle avventure di Marco Polo, per chiudere con il ricco menù della cena finale.”
Dal Tibet alla politica del figlio unico
“Una selezione di film – aggiunge Paolo Bertolin, direttore artistico del festival – che mostra come l’industria cinematografica cinese sia all’avanguardia nella ricerca e qualità di contenuti. Il nostro percorso quest’anno parte da “Snow Leopard”, l’ultimo lavoro di Pema Tseden, maestro tibetano prematuramente scomparso, un lavoro ecologista incentrato su un animale affascinante e misterioso, il leopardo delle nevi, e prosegue, tra lungometraggi di fiction, cortometraggi e animazione.”
Il festival si apre il 2 ottobre con “Snow Leopard” del maestro Pema Tseden, prematuramente scomparso nel 2023. Il film, ambientato nelle montagne del Tibet, racconta la convivenza tra pastori e fauna selvatica, soffermandosi sulla delicata questione della protezione del leopardo delle nevi in via di estinzione.
Giovedì 3 ottobre si apre alle 15 con cinque cortometraggi, selezionati e premiati ai festival internazionali più importanti, da Berlino a Locarno passando per Venezia, mentre alle 21 sarà proiettato “Growing Apart” del regista esordiente Long Lingyun, un dramma familiare che mostra gli effetti prodotti sulla società cinese dagli anni di attuazione della politica del figlio unico, che segue la vita del diciottenne Cheng Fei, il quale scopre di avere una sorellastra che il padre ebbe da una donna che lasciò perché non gli aveva dato un figlio maschio.
Dal sud della Cina alla Mongolia
Il 4 ottobre il festival si posta nella regione del Canton con la proiezione di due film in prima italiana: alle 18 “Borrowed Time”, debutto del regista Choy Ji, un viaggio sentimentale tra presente e passato che porta una donna alla vigilia del matrimonio alla riconciliazione con la figura del padre che aveva lasciato la famiglia anni prima. In prima serata, alle 21, la proiezione di “Good Autumn, Mommy” di Chen Shizhong, un dramma femminista ricco di suspense che affronta la lotta di una donna contro le superstizioni e le ingiustizie di un piccolo villaggio del sud.
La giornata del 5 ottobre si apre con la prima europea del film d’animazione “Into the Mortal World” di Ding Zhong, che si ispira alla fiaba classica cinese “Il mandriano e la tessitrice” dedicata agli innamorati.
Nel pomeriggio spazio alla commedia surreale con “Day Tripper” di Chen Yanqi, ospite del festival, che racconta le assurdità quotidiane di una famiglia durante un trasloco (ore 18). La serata prosegue con “To Kill a Mongolian Horse” di Jiang Xiaoxuan, che firma il ritratto sentito di un mondo al tramonto, quello dei mandriani delle steppe della Mongolia Interna, minacciati dal cambiamento climatico e l’avanzare dell’industria estrattiva.
L’ultima giornata di festival, il 6 ottobre, si apre nel pomeriggio con la proiezione di due premiere italiane. “She Sat There Like All Ordinary Ones” di Qu Youjia, che esplora il processo di crescita degli adolescenti (ore 15.30) e “All Ears” della regista Liu Jiaying, una pacata meditazione sui temi della mortalità attraverso le vicende di Wen Shan, sceneggiatore senza lavoro che scopre di avere un talento particolare per la scrittura di elogi funebri (ore 18).
A chiudere la proiezione di un classico del cinema cinese a trent’anni anni dalla sua prima: “A Soul Haunted by Painting” firmato dalla regista Huang Shuqin, ispirato alla vita della pittrice cinese Pan Yuliang (1895-1977) e interpretato da Gong Li.