In media una donna ha la prima mestruazione intorno ai 15 anni. La menopausa scatta tra i 45 e i 50. Ciò significa che, escludendo 9mesi per (ciascuna) gravidanza, una donna per quasi 35 anni della propria vita, per una settimana al mese, avrà a che fare con assorbenti, coppette e tampax. All’incirca abbiamo bisogno di due pacchi (almeno) di assorbenti per ciclo mestruale (senza poi contare le varie versioni: assorbenti interni durante i mesi estivi, salvaslip eventualmente per il periodo dell’ovulazione, ecc). In linea di massima quindi ci ritroviamo a dover acquistare (almeno) 24 pacchi di assorbenti ogni anno. Ammettiamo che un pacco costi intorno ai 3 euro (e mi riferisco ad assorbenti standard, non abbiamo grosse pretese, al massimo ci concediamo “il lusso” di quelli in cotone per evitare arrossamenti e pruriti ma quando è cosi siamo ben consapevoli che il prezzo raddoppia e ci frughiamo il portafogli senza batter ciglio), il conto è presto fatto: una donna spende solo per assorbenti più di 70 euro ogni anno. Per 35 anni circa. Di necessità virtù..
Dal 1 gennaio di quest’anno l’Iva sui prodotti per la protezione dell’igiene intima femminile, i tamponi e gli assorbenti e alcuni prodotti per l’infanzia è tornata a salire . Dopo varie proposte per abbassarla (alcune delle quali anche arrivate in Parlamento) e dopo che era stata finalmente abbassata al 5%, l’Iva “sul ciclo” è di nuovo al 10%, alta rispetto a quella agevolata prevista per i beni di prima necessità che è al 4% . Avere il ciclo, ovvero essere donna, è ancora un lusso.
Ed è proprio questo il titolo provocatorio – ma realistico – della petizione lanciata da Unicoop Firenze e già attiva sulla piattaforma Change.org.
Obiettivo: 1 milione di firme
Dal 2021 Coop ha lanciato la campagna “Close the Gap. Riduciamo le differenze”, per promuovere l’inclusione e la parità di genere. Una delle azioni previste è portare avanti la battaglia contro la tampon tax. Una battaglia che sembrava vinta con la riduzione dell’aliquota ma questa nuova impennata, decisa dal Governo, ha costretto Coop, insieme al collettivo femminile Onde Rosa, di tornare a chiedere l’abbattimento dell’iva sul ciclo. L’obiettivo che Coop si è prefissata con l’iniziativa “Il ciclo è ancora un lusso” è raggiungere 1 milione di firme, e a tale scopo sta coinvolgendo partner storici e figure illustri del panorama sociale ed economico nazionale. Questa mattina, 6 marzo in vista della Giornata internazionale della donna, presso la Coop.fi di Gavivana anche il sindaco di Firenze Dario Nardella e il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani hanno aggiunto le loro alle oltre 700 mila firme.
La petizione su charge.org
“Siamo al punto di partenza e per questo ci rivolgiamo a te -si legge nel testo della petizione – Il Governo ha deciso di alzare l’aliquota ritenendo che l’Iva diminuita sia stata assorbita dall’aumento dell’inflazione e quindi che i prezzi alla fine per i consumatori non siano scesi di molto. Pertanto l’intervento riduttivo dell’Iva sarebbe sacrificabile, avendo comportato un risparmio di poco conto.
Sarà pure vero, però sono le donne a pagarne le conseguenze. Sono le donne a pagare un prezzo più alto insieme alle loro famiglie. Noi non ci stiamo e penso neanche tu. Il tema non è solo economico. Riteniamo che questa tassa sia ingiusta perché iniqua, che sia una battaglia di genere che possiamo fare ancora una volta insieme. Le 683mila firme raccolte fino al 2023 non bastano più”
L’impegno di Coop: iva scontata nei negozi di Firenze
Per dare gambe all’iniziativa, già da gennaio Coop ha deciso di scontare, per cinque mesi, l’Iva sui prodotti assorbenti in tutte le Coop fiorentine. “Ci sembra molto importante che su certi temi non si facciano passi indietro, anche considerando la grande difficoltà che il nostro Paese ha nel compiere degli avanzamenti sulla gender equality – ha fatto sapere Maura Latini presidente di Coop Italia – Siamo convinti che è solo sviluppando un pensiero critico e un dibattito che queste sfide si possono vincere. L’Italia vive un periodo economicamente difficile e ci sono dimensioni che per le donne sono biologicamente ineliminabili quindi ci sfugge la logica con cui i prodotti che suppliscono a queste dinamiche non siano inclusi nei beni di prima necessità. Ci dicono che l’inflazione ha vanificato l’effetto della riduzione dell’IVA, ma questo ci sembra solo un motivo in più per tenerla stabile al 5% piuttosto che incrementarne ancora di più il costo per le donne”.