Chianti Classico, i numeri non lasciano spazi ad alcun dubbio. La crescita registrata del 21% in termini di vendite nel 2021, trova confermata anche all’inizio di di quest’anno. Nonostante la situazione d’incertezza si registra un +7%.
Il consorzio del Gallo Nero ha illustrato i risultati del 2021 in occasione di Chianti Classico Collection. Durante l’anteprima delle nuove annate, in corso oggi e domani alla Stazione Leopolda a Firenze il presidente Giovanni Manetti ha raccontato l’ottimo stato di salute del Chianti Classico.
Un trend in crescita per il Chianti Classico
“Registriamo vendite in grande crescita, +21% rispetto al 2020 e +11% rispetto al 2019, quindi al periodo pre pandemia – ha sottolineato Manetti -. Questo dimostra che non è un rimbalzo tecnico ma è una crescita vera e propria. Crescita che si sta confermando anche nei primi due mesi del 2022“.
Lo spettro della guerra e della crisi
Manetti non ha mancato di sottolineare che ci sono motivi di preoccupazione per la situazione in Ucraina, “prima di tutto per il problema umanitario, e il nostro pensiero va alla popolazione ucraina“. Per quanto riguarda invece gli aspetti economici il presidente del Consorzio ha aggiunto che “c’è il problema dell’aumento dei costi che sono al +20% e preoccupa la reperibilità di alcune materie prime“.
Per Manetti “si conferma l’apprezzamento per il Chianti classico nel mondo, dove è presente in 130 paesi. Abbiamo registrato un aumento delle vendite su tutti i mercati indistintamente, a partire dagli Usa dove finisce il 33% delle nostre bottiglie“.
La novità delle Unità Geografiche
Alla Chianti Classico Collection hanno fatto il loro debutto le Uga, acronimo di Unità Geografiche Aggiuntive. L’occasione per una suddivisione del territorio di produzione in aree più ristrette e omogenee. L’obiettivo delle Uga è di valorizzare la territorialità e l’unicità dei vini del Gallo nero.
“E’ un progetto di cui si parlava fin dalla fine degli anni ’80 – ha sottolineato Manetti -, per fare in Toscana qualcosa che già facevano in Francia o in Piemonte. Siamo riusciti a portare a termine questo percorso che porterà ulteriore valorizzazione e che rafforza l’identità enologica di un territorio“.
Sognando l’Unesco
Per una valorizzazione complessiva del territorio e delle sue produzioni più tipiche dal vino all’olio, volano anche per il turismo, un balzo in avanti si sta registrando con il Distretto Rurale del Chianti, istituito nel 2019. Ora si punta alla Candidatura Unesco del Paesaggio Culturale come già avvenuto per altri territori a vocazione vinicola.
Chianti Classico sempre più bio
In Toscana il fenomeno del bio è sempre più una realtà come sottolineato anche durante PrimAnteprima dall’assessora all’Agroalimentare Stefania Saccardi. Il presidente del consorzio ha tenuto a rimarcare la leadership a livello nazionale del Gallo Nero tra i consorzi più grandi.
“Siamo al 52,5% pari a 7mila ettari in totale e da questionario interno viene fuori che tre aziende su quattro coltivano vigneti in bio. Si tratta del 65% delle aziende in possesso di certificazione. Se si tiene conto che un altro 8% di aziende sono in conversione nei prossimi anni saliremo al 70-75%” ha rimarcato il presidente Manetti.
Sostenibilità ambientale e api
Grande l’attenzione anche alle buone pratiche di sostenibilità ambientale. Con 4 aziende su 5 che sono attente alla gestione dell’acqua e alla riduzione dell’impronta di carbonio nelle fasi produttive. Un’azienda su tre dedica grande attenzione va anche alla gestione dei boschi. A questo si aggiunge la coltivazione di piante mellifere (12%), per favorire l’insediamento o l’aumento di popolazioni di api.
Il paesaggio del Chianti Classico
La conservazione del paesaggio è uno dei passaggi fondamentali. Se il vino esprime l’anima del Chianti Classico e con le Uga è possibile apprezzarne anche le sfumature, muri a secco e strade bianche sono nell’immaginario collettivo l’immagine iconica di questa terra.
Da qui l’intento delle aziende vinicole di preservare gli elementi caratteristici come i muri a secco (la metà delle aziende), i terrazzamenti (il 40% delle aziende) e le famose strade bianche (oltre il 70% delle aziende).