Una situazione paradossale che si trascina ormai da un anno: da una parte il consorzio del Vitellone bianco Appennino centrale IGP che nel corso del 2023 ha aumentato le certificazioni soprattutto di carne Chianina. Con oltre 500 capi certificati in più.
Dall’altra la minore capacità di spesa dei consumatori e l’aumento dei prezzi per tagli di carne di fascia medio bassa. Rincari che hanno assottigliato il gap con carni certificate, come nel caso della Chianina, e portato alla conseguente riduzione dei prezzi di carne a marchio Vitellone bianco Appennino centrale IGP.
“Per alcuni versi si è trattato di terrorismo mediatico, insieme a una serie di elementi congiunturali che hanno giocato a sfavore delle carni certificate – spiega Andrea Petrini, direttore del consorzio-. A pesare tra il minore potere d’acquisto da una parte e i rincari generalizzati di materie prime, consumi e carni non certificate, è stato anche il forte aumento di disponibilità di carne chianina certificata, superiore a quella che era l’abituale domanda”.
Problemi oggettivi incontrati dagli allevatori, come l’impossibilità di macellare i capi di età inferiore a 24 mesi, costringendoli a dirottare poi i tagli di carne ottenuti sul mercato della chianina generica hanno pesato sui bilanci di tanti agricoltori.
“In questo momento la situazione sta tornando alla normalità. Gli allevamenti hanno diminuito la produzione e in teoria da settembre in poi il problema degli animali che rimanevano nelle stalle si dovrebbe risolvere. Purtroppo il prezzo della carne di Chianina certificata tornerà a salire ma non ai valori precedenti” sottolinea il direttore del consorzio.
La soluzione ottimale è offrire sempre più maggiori servizi alle macellerie con prodotti selezionati e pronti al consumo. Insomma offrire agli acquirenti quanto chiedono. Macellerie, ristoratori e consumatori poi possono dare il loro contributo riconoscendo “l’importanza strategica delle produzioni Igp. Quando vengono meno queste certificazioni di produzioni di qualità vengono meno territori e allevatori che lo tutelano. Senza animali e agricoltori si corre il rischio di lasciare il territorio a se stesso. Di questo il consumatore deve essere cosciente” spiega Petrini.
Da qui l’invito di non andare dietro le mode delle varie Scottona, Manzetta Prussiana e non temere il consumo di carne perché “grassa”. Inoltre vanno premiate le aziende che oltre alla sostenibilità sposano il concetto di durabilità economica.
Un ruolo sociale e di presidio del territorio lo forniscono di certo le sagre locali che promuovono il consumo di carni certificate e non di tagli che arrivano da qualsiasi parte del mondo. L’allevamento di Chianina è infatti molto diffuso non solo in Italia ma anche all’estero.
“I marchi Dop e Igp sono gli unici a non poter essere delocalizzati e i consumatori devono essere i primi a prendere a cuore la loro sopravvivenza” conclude Petrini.