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Cercare la vita sugli altri pianeti: lo strumento che scruta l’universo è anche un po’ toscano

Si chiama Andes e sfrutta le tecnologie più avanzate per studiare il cosmo e i suoi segreti. Verrà costruito nelle Ande cilene e vede la partecipazione di un consorzio internazionale di cui fa parte anche la sede Inaf di Firenze

How the ELT will look like at Cerro Armazones

Scovare nell’universo mondi alieni, forme di vita lontane dalla Terra che popolano lo spazio profondo. A questo servirà Andes, il nuovo strumento di altissima tecnologia che verrà costruito sulle Ande cilene per cercare forme viventi negli esopianeti, studiare le stelle e misurare come e a che velocità l’universo si espande.

A realizzarlo sarà un consorzio internazionale che vede protagonisti l’European Southern Observatory insieme all’Istituto Nazionale di Astrofisica. Presente anche l’Università di Firenze con il professor Alessandro Marconi, associato Inaf. “Andes è uno strumento con un enorme potenziale per scoperte scientifiche rivoluzionarie, che possono influenzare profondamente la nostra percezione dell’Universo ben oltre la comunità di scienziati”, afferma Alessandro Marconi.

Andes, il super-occhio nello spazio

Andes – che sta per ArmazoNes high Dispersion Echelle Spectrograph –  è un sofisticato spettrografo che divide la luce nelle lunghezze d’onda che la compongono in modo che gli astronomi possano determinare importanti proprietà degli oggetti astronomici, come la loro composizione chimica. Vanta prestazioni senza precedenti nelle osservazioni della luce e degli infrarossi e permetterà di realizzare indagini dettagliate delle atmosfere di esopianeti simili alla Terra, consentendo agli astronomi di analizzare la loro composizione, alla ricerca di tracce legate alla presenza di vita.

ANDES (artist’s impression)

Sarà anche in grado di analizzare elementi chimici in oggetti lontani nell’universo primordiale, rendendolo probabilmente il primo strumento in grado di rilevare le prime stelle in assoluto che si sono formate nello spazio. Inoltre, gli astronomi saranno in grado di utilizzare i dati raccolti da Andes per verificare se le costanti fondamentali della fisica variano nel tempo e nello spazio. I suoi dati saranno utilizzati anche per misurare direttamente l’accelerazione dell’espansione dell’universo, uno degli enigmi ancora insoluti dell’astrofisica.

La sede Inaf di Firenze, con i contributi di quelle di Trieste e Brera, gestirà il collegamento in fibra ottica che consentirà il passaggio della luce tra i vari moduli dello strumento.

“Anedes è una macchina che sfrutta molte delle tecnologie sviluppate in Italia e che complementa gli sforzi che come INAF stiamo facendo per individuare mondi alieni – commenta Roberto Ragazzoni, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – Poterne analizzare chimicamente la composizione delle atmosfere è uno di quei problemi formidabili che mettono a dura prova la filiera tecnologica sia della ricerca che industriale. Anche se al limite delle sue capacità, potrebbe riuscire a fornire misure dirette della espansione dell’universo, ma certamente aprire nuovi quesiti che solleciteranno ulteriori sviluppi tecnologici”.

La complessa struttura è attualmente in costruzione nel deserto di Atacama, nel nord del Cile. Entrerà in funzione tra qualche anno e sarà il più grande telescopio mai costruito che aprirà una nuova fase dell’astronomia.

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