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Inizia la nuova era del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci: una primavera di mostre da scoprire

Al via un nuovo ciclo di esposizioni incentrate su raccolte e archivi d’arte e architettura contemporanea presenti in Toscana. In mostra nel museo pratese un patrimonio di opere, progetti originali e documenti rari, tesori da svelare e promuovere, fondamentali per conoscere e interpretare alcune delle ultime avanguardie artistiche del secondo Novecento

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato apre le porte a una nuova stagione espositiva che ruota attorno ai cardini della valorizzazione del patrimonio museale accanto a progetti espositivi con grandi artisti internazionali.

L’obiettivo principale resta quello di affermarsi come un centro di riferimento nazionale e internazionale per la creatività contemporanea, ma anche di coinvolgere in modo attivo la comunità facendo del museo uno spazio comune.

Il neo direttore Stefano Collicelli Cagol ha dichiarato: “Il Centro Pecci è un centro e non un museo: la sua è una prospettiva volta al futuro con una vocazione interdisciplinare. Moda, cinema, musica, architettura, design, danza, teatro, letteratura e arti troveranno spazio all’interno del Centro intrecciandosi alle sue attività – come il cinema, l’arena esterna, la biblioteca, l’archivio, il bistrot, il ristorante, il bookhop, l’Urban Center e i due laboratori di didattica – per migliorare il benessere della comunità di Prato e del pubblico nazionale e internazionale che lo visiterà. Come una cassa armonica da cui si propagano onde sonore che attireranno nuove realtà al suo interno così il Centro Pecci vuole essere uno snodo per la promozione e la circolazione dei linguaggi contemporanei in Toscana, intessendo importanti relazioni con le principali istituzioni culturali della regione con cui stiamo già iniziando ad avere conversazioni fruttuose.”

Il Giardino dell’Arte. Opere, collezioni

La prima mostra del 2022 dal 27 marzo al 24 luglio sarà: Il giardino dell’arte. Opere, collezioni, un percorso che si snoda nelle dieci sale dell’ala storica del museo tra opere realizzate da artiste e artisti italiani e internazionali di generazioni diverse.

Il titolo dell’esposizione evoca l’immagine del museo e del giardino, intesi non soltanto come luoghi dedicati alla cura e al ristoro ma anche come spazi della meraviglia in cui potersi immergere nella bellezza in tutte le sue forme.

A popolare il giardino artistico sono opere provenienti dalla collezione del Centro Pecci e da collezioni private, accanto a lavori di un gruppo di artiste e artisti emergenti.

Dalle opere di Alberto Savinio, Osvaldo Licini, Alighiero Boetti e Alberto Burri, ad artiste contemporanee come Nan Goldin, Monica Bonvicini, Roni Horn e Marisa Merz, la mostra renderà accessibili al pubblico, negli spazi del Centro, opere di assoluta qualità museali, riportando l’attenzione dell’istituzione sul collezionismo, tema che verrà ulteriormente sottolineato dal futuro progetto di riallestimento della collezione permanente.

9999, Università di Firenze, 1971

Una primavera di nuove mostre

A maggio partirà a Prato un nuovo ciclo di esposizioni incentrate su raccolte e archivi d’arte e architettura contemporanea presenti in Toscana, che intendono condividere con il pubblico un patrimonio di opere, progetti originali e documenti rari, tesori da svelare e promuovere, fondamentali per conoscere e interpretare alcune delle ultime avanguardie artistiche del secondo Novecento.

Gruppo 9999 Ricordi di Etno-Ecologia (21 maggio – 25 settembre)

Tra gli archivi esplorati dal Centro Pecci ci sarà quello del gruppo 9999, esponente dell’Architettura Radicale, e della galleria Schema co-fondata a Firenze dall’artista Alberto Moretti.

Nel contesto storico a cavallo tra il ’68 europeo e il movimento di controcultura americano, il lavoro del gruppo 9999 innesca visioni ancora oggi rilevanti. Nei loro immaginifici collage emerge tra le fronde di una foresta cibernetica un pensiero ecologico capace di superare la dicotomia “natura-cultura” attraverso l’uso della tecnologia come strumento di coesistenza invece che di estrazione.

I loro progetti irrompono in un futuro-presente mettendo profondamente in questione gli strumenti dell’architettura in relazione a come abitiamo il pianeta, suggerendo piuttosto che soluzioni una serie di visioni verso un nuovo equilibrio tra uomo, tecnologia e mondo biologico.

La mostra sarà concepita come una foresta in cui perdersi, dove s’incontrano tre radure che disvelano da una diversa prospettiva le traiettorie fondamentali attraverso cui il pensiero del gruppo 9999 forma la sua posizione sul tema.

Schema 1973, Acconci, Ball Room, Fulvio Salvadori

Schema 50 Una galleria tra le Neo-Avanguardie (21 maggio – 25 settembre)

Dal 21 maggio al 25 settembre 2022 il Centro Pecci di Prato presenta una selezione di opere originali e documenti d’archivio per ricordare il 50° anniversario della Galleria Schema (1972 – 1994), originale spazio di ricerca delle neoavanguardie nazionali e internazionali a Firenze, nel centenario di nascita del suo fondatore, l’artista Alberto Moretti (Carmignano, Prato, 1922 – 2012).

Si tratta della prima mostra museale interamente dedicata all’attività sperimentale della Galleria Schema e, contestualmente, all’opera concettuale, antropologica e politica elaborata da Alberto Moretti.

Il progetto espositivo si riconnette anche alla presenza dell’Archivio di Mario Mariotti, artista che ha esposto più volte in galleria, e alla recente acquisizione dellArchivio di Lara- Vinca Masini, critica militante e attenta ad esperienze artistiche indipendenti come quella di Schema, oltreché amica e sodale di Alberto Moretti per oltre mezzo secolo.

Massimo Bartolini

Massimo Bartolini. Hagoromo (16 settembre 2021- 8 gennaio 2022)

In autunno sarà proposta un’importante mostra personale di Massimo Bartolini, con una nuova installazione, la più grande mai realizzata dall’artista, appositamente concepita per gli spazi del museo, una sorta di nuova spina dorsale che guida lo spettatore alla scoperta di opere appartenenti a momenti diversi della sua carriera.

Hagoromo è il titolo di una nota pièce del teatro Noh giapponese, che racconta la storia di un pescatore che un giorno trova l’hagoromo, il manto di piume della tennin,
parte della mitologia giapponese

Hagoromo (1989) è anche il titolo di quella che Bartolini considera la sua prima opera matura: all’interno del suo vecchio studio, su un palco illuminato, un musicista improvvisa una musica per sassofono. Una danzatrice reagisce alla musica, muovendosi dentro un parallelepipedo su ruote, che ha le sembianze di una minuscola unità abitativa.

Tante le attività collaterali

Accanto alle mostre, nel 2022 il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci riapre alle attività la seconda aula didattica del Museo, dedicata ad adolescenti e adulti, come parte della rifunzionalizzazione del piano terra dell’edificio Gamberini per i servizi al pubblico: il Cinema-Auditorium, il Bookshop, il Bistrot, il Ristorante lo spazio Urban Center, i due Laboratori Didattici, la Biblioteca e l’Archivio, i cui materiali sono sempre consultabili, costituiscono un complesso fondamentale che apre sempre più il museo alla città e alla partecipazione, permettendo alle varie fasce di pubblico di fruire in maniera sicura della differenziata offerta museale.

 

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