Il carcere “aperto” di Gorgona diventa un grande laboratorio. Ai ricercatori della Scuola Sant’Anna di Pisa il compito di studiare quest’esperienza unica nello scenario penitenziario in Italia. L’obiettivo è di trovare il modo di esportare questo modello virtuoso in altre case circondariali d’Italia.
L’accordo quadro tra Scuola Superiore e casa circondariale di Livorno, sezione distaccata della Gorgona è stato firmato alla presenza della ministra della Giustizia Marta Cartabia. Prevede di attivare collaborazioni con il mondo del Terzo Settore. Grazie a competenze interdisciplinari vuole offrire soluzioni innovative per rendere ancora più efficace e sostenibile l’esperienza della Gorgona.
Sostenibilità e impatto ambientale
Tra gli obiettivi possibili ridurre l’impatto sull’ambiente delle attività svolte sull’isola e consolidare la sostenibilità economica. “In questa esperienza ci ritrovo l’anima delle scienze applicate, il coraggio di mettere le mani in pasta dove la vita delle persone scorre, dove la nostra società si cimenta“, ha commentato Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna.
L’esperienza Frescobaldi a Gorgona
Gorgona può contare su esperienze consolidate. Basti pensare all’ormai avviata collaborazione con la famiglia Frescobaldi che, sull’isola della Gorgona, ha avviato un progetto sociale. Obiettivo far acquisire nuove professionalità ai detenuti, in particolare in ambito vitivinicolo. Oltre alla produzione di vino, oggi sull’isola vengono portati avanti anche altri progetti enogastronomici.
Da segnalare inoltre le numerose e qualificate esperienze di teatro in carcere. Vasta eco hanno avuto a livello regionale e non solo. Gorgona, da isola-carcere si è poi aperta negli ultimi anni anche al turismo grazie a un programma di visite che vengono organizzate ogni anno nel periodo estivo.
Gorgona, modello da replicare
“Ci sono esperienze detentive virtuose, che nascono dal basso, e da qui possono diventare un modello per tutto il sistema carcere, esportabile in tutto il territorio nazionale“, ha spiegato la ministra Cartabia. La convenzione permetterà di “studiare questo esperimento con metodo scientifico, partendo dall’analisi dell’esistente per trarne tutti quegli elementi di forza o di criticità che permettono a questa realtà di diventare un modello, non soltanto come meta da raggiungere o come esempio virtuoso, ma proprio come modello replicabile” ha concluso Cartabia.