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Capolavori che emergono dal fango: Emanuele Mariotti racconta lo straordinario ritrovamento di San Casciano dei Bagni

Emanuele Mariotti il direttore degli scavi nel Santuario ritrovato a San Casciano dei Bagni ci racconta un’incredibile avventura iniziata nel 2019, che ancora oggi non cessa di stupire. Gli ultimi ritrovamenti saranno svelati a fine ottobre 2024

Nel 2019 un gruppo di giovani archeologi iniziò a scavare nella zona del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni. Ancora non sapevano di avere sotto ai piedi una delle collezioni più straordinarie di bronzetti e statue votive.

Gli scavi nel Santuario ritrovato hanno infatti portato alla luce uno dei ritrovamenti più incredibili degli ultimi anni in Italia, una raccolta di opere in un luogo unico al mondo, quello che si sarebbe poi scoperto essere non solo un Santuario ma un vero e proprio ospedale ante-litteram.

Emanuele Mariotti il direttore degli scavi a San Casciano dei Bagni ci racconta questa incredibile avventura che ancora oggi non cessa di stupire e fa il punto sulla campagna ancora in corso.

“Abbiamo iniziato a lavorare a San Casciano dei Bagni io come libero professionista e Jacopo Tabolli come direttore scientifico per conto della Sovrintendenza, – ci ha raccontato – Il comune mi ingaggiò per fare alcune indagini preliminari nell’area del Bagno grande, perché il luogo era noto da sempre per ritrovamenti occasionali e per essere citato in documenti di archivio come luogo ricchissimo fin dal ‘600. Io e Jacopo ci siamo resi subito conto che il luogo era molto promettente e scarsamente studiato. Avviammo così una prima campagna di ricognizione nel 2018, il primo scavo del 2019 non dette grandi risultati.

Nel 2020 ci siamo spostati nell’area attuale e grazie a una fortunata coincidenza io mi sono intrufolato in questo campo, ho visto due colonne antiche in un muro che oggi non esiste più e che separava i vasconi moderni, che sono in realtà le vasche delle terme del ‘600, da un orto abbandonato. Decidemmo quindi di scavare in quell’area e iniziarono i primi ritrovamenti importanti, che sono l’edificio romano, la grande vasca e sopratutto le iscrizioni latine in travertino di epoca imperiale con le dediche ad Apollo, Fortuna primigenia, Iside. Questo ci fece capire di essere in un Santuario, un’area sacra dedicata alle acque curative e lo scavo continuò.”

La nostra è stata una scoperta fortunata ma non casuale. Nell’archeologia non esistono scoperte, si indaga il terreno con molte tecniche diverse e si racconta quello che il terreno dice

Come descriveresti il lavoro dell’archeologo? 

Lo scavo archeologico è una disciplina complicatissima che prevede decine di altre discipline, noi sfogliamo la terra come se fosse un libro e non importa cosa troviamo, la terra ci da sempre dei dati che siano positivi o negativi non ha nessuna importanza. L’archeologia è una materia storica che racconta cioè una storia con i dati materiali. Il nostro lavoro è fatto di tanta fatica e sacrificio, si indaga la terra, si catalogano i materiali come ceramica, metalli. La nostra è stata una scoperta fortunata ma non casuale. Nell’archeologia non esistono scoperte, si indaga il terreno con molte tecniche diverse e si racconta quello che il terreno dice.

San Casciano. Fasi di scavo

San Casciano dei Bagni: ospedale e luogo sacro

La fortuna ha voluto che all’interno dell’edificio sacro si sia conservata una vasca, – prosegue Mariotti –  la vasca raccoglieva le offerte votive di centinaia di anni di devozione alle acque. Perché alle acque? Perché questo era un ospedale, non banali terme pubbliche dove si andava a passare una giornata in compagnia. Era un Santuario dove si veniva a pregare le Divinità, per essere guariti. C’erano medici e una scuola per medici, lo sappiamo da varie fonti. Il paesaggio termale di San Casciano è uno dei più importanti d’Italia, la sorgente principale del Bagno grande da trenta litri di acqua al secondo da sempre, per questo motivo in epoca etrusca e romana si sono sviluppati diversi santuari. Le persone venivano a curarsi e portavano offerte e doni per chiedere aiuto o ringraziare i medici, gli Dei e le acque. Moltissimi bronzi che abbiamo rinvenuto con iscrizioni etrusche e latine ci dicono questo. La grande vasca aveva due funzioni: raccogliere le acque e distribuirle in aree intorno, che non abbiamo ancora indagato e ricevere al suo interno le offerte. Le cure funzionavano, era un luogo molto importante, frequentato da persone di ogni tipo e anche da grandi famiglie prima etrusche e poi romane, forse anche degli Imperatori.

La parte più difficile dello scavo qual è stata?

Questo è un caso unico al mondo per le condizioni in cui abbiamo lavorato, per il contesto termale e per altri motivi tecnici. La parte più difficile è stata lo scavo nella vasca. Perché scavando all’interno l’acqua si riversa di nuovo dentro della vasca come faceva duemila anni fa, quindi noi avevamo un flusso continuo di acqua che va dai dieci a venti litri al secondo. Accanto al nostro scavo ci sono i vasconi moderni dove le persone che fanno il bagno, noi lavoriamo 5 metri più in basso rispetto a loro. Quindi dal punto di vista pratico e logistico è una situazione complicata ma abbiamo consulenti, ingegneri, esperti che ci aiutano. Però di fatto scaviamo dentro il fango caldo. 

San Casciano. La testa di un bimbo

Ad aiutarvi c’è anche un gruppo di studenti che vengono da tutto il mondo

Per loro è un’esperienza molto bella e formante anche perché multiculturale e plurilinguistica, esattamente com’era duemila anni fa. Questo è da sempre un luogo di accoglienza, di confronto, di preghiera, con persone, religioni e lingue diverse e lo è ancora oggi. Etruschi e romani, pagani e cristiani si incontravano qua. I ragazzi che vengono a San Casciano dei Bagni fanno un’esperienza formativa a 360 gradi e sperimentano il nostro spirito di apertura e condivisone dei dati. 

Per te quale stata l’emozione più grande in questi anni di scavi?

Ce ne sono tante, sottolineo che è un lavoro di squadra, io dirigo le operazioni sul campo, Jacopo Tabolli è il coordinatore scientifico e poi c’è il Comune senza il quale tutto questo non sarebbe mai avvenuto. I ritrovamenti più emozionanti per me sono state le iscrizioni nel 2020, i primi bronzi nel 2021 e nel 2022 quando sono arrivati i grandi bronzi. Via via il livello dei ritrovamenti si alzava e ci siamo resi conto di essere in un luogo non solo straordinario, ma anche straordinariamente ben conservato.

Quest’estate cosa avete fatto? Quando ci potrete raccontare qualcosa?

Abbiamo scavato nelle vasche esterne all’edificio sacro, abbiamo messo in sicurezza la vasca grande e abbiamo fatto altre operazioni. Ne daremo conto a fine ottobre, inizio novembre quando sarà finita la campagna di scavi.

Emanuele Mariotti e Jacopo Tabolli

 

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