Nelle competizioni il meccanismo è chiaro, uno sale sul podio, gli altri hanno semplicemente partecipato. Non si può dire però che sia stato così per le città finaliste della Capitale Italiana della Cultura 2022 che appena pochi mesi fa hanno visto la proclamazione di Procida. In questo caso il consueto è stato azzerato dalla connessione che le città finaliste hanno instaurato, ancor prima della scelta del vincitore.
Due progetti su tutti, quello appunto di Procida (l’isola che non isola) e Volterra (Rigenerazione Umana) hanno tanti punti di contatto nei propri dossier. Il ruolo della cultura, dell’uomo, dei luoghi.
Come possono quindi le città della cultura fare rete per una ripartenza post-pandemia? Da dove iniziare? Quali le connessioni?
Ne abbiamo parlato con l’assessore alla cultura della città di Volterra, Dario Danti.
Lo abbiamo incontrato in Piazza dei Priori. C’era il vento che soffiava poderoso, come sempre nella città-stato della Toscana. Il vento in fondo qui è una costante, come il fermento che anima Volterra.
Assessore, parliamo del rapporto tra la capitale della Cultura 2022, Procida e le città finaliste. Voi auspicate una collaborazione tra queste realtà culturali, da dove iniziare?
Pensiamo che il rilancio stabile della cultura in Italia debba mettere al centro la rete tra queste dieci città
In realtà abbiamo costruito un rapporto stabile con le altre città già nel corso della fase intercorsa tra la selezione delle finaliste e le audizioni che hanno preceduto la proclamazione della Capitale Italiana della Cultura. Pensiamo infatti che il rilancio stabile della cultura in Italia debba mettere al centro la rete tra queste dieci città. Oltre a questo c’è un filo rosso che ci lega a Procida. Il nostro direttore di candidatura Paolo Verri e il direttore di Procida, Agostino Riitano, avevano già contribuito – insieme – al successo di Matera Capitale Europea 2019. in fondo c’è quasi un raccordo ideale tra la Capitale europea, la Capitale italiana e Volterra, città toscana della Cultura: c’è l’idea di mettere al centro la rigenerazione umana, la cultura che non isoli e che quindi diventi ponte immateriale e materiale di costruzione di relazioni.
Metterete in ponte qualche iniziativa o evento con Procida?
Danti: con Procida connessione e vicinanza
Sicuramente. Abbiamo in cantiere delle iniziative che naturalmente andranno coordinate con il calendario che produrrà Procida. Il nostro Consorzio Turistico e l’agenzia di viaggi connessa organizzeranno i primi viaggi e le prime esperienze proprio nell’isola campana, per lanciare questo segnale di connessione e di vicinanza. Vorrei sottolineare che a Volterra abbiamo fin da subito salutato positivamente la vittoria di Procida perché quella della Capitale italiana della Cultura stata una competizione basata sulla qualità dei progetti. Il nostro è stato molto vicino a quello della vincitrice e dunque siamo felici di continuare una collaborazione con Procida.
Nel 2022 Volterra sarà la prima Città toscana della Cultura. Terrete fede agli obiettivi del dossier presentato a Roma per la candidatura come capitale italiana?
Il presidente Giani ha avuto questa lungimirante intuizione di creare questo titolo e assegnarlo per il 2022 a Volterra perché era già arrivata in finale per la capitale italiana della cultura. Abbiamo quindi un documento con 60 progetti in gran parte ideati dai giovani. Da dove inizieremo? Partiremo da alcune cose molto significative. Abbiamo in cantiere gli eventi di celebrazione per i 500 anni della Deposizione del Rosso Fiorentino e poi vorremmo mettere i giovani al centro di un Festival, speriamo già da questa estate e poi a seguire, la prossima.
E poi?
Poi la valorizzazione di tutte le associazioni culturali della città alle quali chiederemo un contributo per progettare insieme il 2022. Vogliamo mettere al centro l’idea della cultura partecipativa, sia per la progettazione che per la costruzione del cartellone eventi del prossimo anno.
Intanto – dopo l’alabastro – state predisponendo un percorso di valorizzazione anche per un altro elemento identitario della città, il sale. La stessa “Salina” storica, capolavoro di archeologia industriale di Pier Luigi Nervi sarà al centro di questo progetto?
La cultura sarà il ponte tra le identità di Volterra: sale e alabastro
Innanzitutto la cultura sarà il ponte tra queste due realtà identitarie: il sale e l’alabastro. Proprio lo scorso inverno abbiamo realizzato un importante progetto con la designer Maria Luisa Bocchietto e la comunità dell’alabastro, con l’installazione Arnioni in Piazza che verrà ricollocata in altre zone della città proprio per dare continuità al progetto e poi l’artista sta predisponendo delle nuove collezioni di opere e che verranno realizzate dai maestri artigiani. In questo quadro di connessioni con il sale ci saranno invece nei prossimi mesi visite guidate alla Salina e progetti artistici, culturali, espositivi e teatrali che si terranno proprio nel padiglione storico progettato da Nervi. Stiamo predisponendo una serie di appuntamenti per la primavera-estate del 2021.
Gli spazi industriali avranno dunque una seconda vita orientata alla cultura?
Vale anche per le piazze e i musei. Spazi chiusi e spazi aperti. Le nostre istituzioni culturali dovranno aprirsi sempre di più, dobbiamo cercare di mettere in relazione luoghi, spazi, attività performative, persone. Grazie al teatro, alla musica, alle arti possiamo farlo.