Martedì 11 febbraio al cinema Astra di Firenze la regista Cristina Principe presenterà “Campo Libero”, il cortometraggio che racconta il mondo straordinario della squadra Fiorentina BXC di baseball adattato per ciechi.
Si tratta di uno sport di squadra che mantiene le dinamiche veloci del gioco originale e che, grazie ad alcuni adattamenti, permette agli atleti non vedenti di acquisire consapevolezza di sé, mobilità e orientamento, con ricaduta positiva sull’autonomia e la qualità di vita.
Il concetto di inclusione è realizzato appieno, in quanto l’eventuale residuo visivo di parte dei giocatori è azzerato, grazie a mascherine oscuranti, tutti hanno le stesse chances, inoltre il regolamento prevede squadre miste per genere, età e grado di disabilità visiva: vedenti e non vedenti diventano un team, dentro e fuori il “diamante”.
sono rimasta scioccata quando li ho visti correre, buttarsi per terra, senza paura, in uno spazio che loro percepiscono attraverso altri sensi rispetto a quello della vista
“L’idea del cortometraggio è nata una sera a cena con Federico Sassoli che è un mio amico e è allo stesso tempo il responsabile del Dipartimento Fiorentina Baseball e Softball. – ci ha raccontato Cristina Principe – Lui mi ha raccontato di questa squadra la Fiorentina Baseball per ciechi dove punto gli atleti sono non vedenti e giovani a una versione di baseball adattata ma il più simile possibile allo sport per normodotati e prevede una totale autonomia dell’atleta.”
“Io sapevo poco del baseball e ancora meno degli sport adattati. Quindi prima di prendere la telecamera in mano e far partire il progetto ho voluto capire e conoscere i ragazzi. Sono andata la prima volta sul campo e mi sono trovata davanti uno scenario che onestamente non mi sarei mai aspettata. Abbiamo un immaginario collettivo della disabilità che va un po’ a creare una sensazione di pena e difetto. Quello che mi sono trovata davanti era tutto il contrario, l’allenatrice Ilaria Di Giulio è molto dura con i ragazzi, ma sono loro stessi a volerlo, sono i primi a mettersi in gioco e prendersi in giro. Mi sono subito rilassata ed è partito il progetto.”
Che cosa ti ha stupito di più degli atleti che hai incontrato?
Al di là di tutto quello di cui abbiamo parlato, direi proprio l’abilità motoria, questi ragazzi riescono a correre grazie al suono e a capire l’angolazione in cui devono girare per rispettare le basi tipiche del baseball. Quindi al di là del loro spirito, sono rimasta scioccata quando li ho visti correre, buttarsi per terra, senza paura, in uno spazio che loro percepiscono attraverso altri sensi rispetto a quello della vista.
Come hanno reagito all’esperienza del cortometraggio?
Erano molto contenti, proprio perché il mondo degli sport adattati è un mondo un po’ di nicchia. Tante persone che ci lavorano sono volontari, è un cerchio molto ristretto. Il fatto che qualcuno al di fuori di questo cerchio si interessi a loro e voglia portare questa loro realtà quotidiana su uno schermo per loro è molto importante. Mi hanno accolta come un’amica fin da subito, abbiamo stretto un rapporto anche al di fuori del campo e che resterà nel tempo.