Sono la maggioranza, ben oltre il 60%, hanno voti più alti e si laureano in meno tempo, ma poi il primato svanisce nel percorso post universitario e le studentesse diventano una minoranza nei corsi di dottorato. Già un anno dopo la laurea guadagnano in media molto meno degli uomini, con un gender pay gap che a 5 anni dalla laurea arriva al 21% . E non va meglio per la presenza femminile nel corpo docente e in quello amministrativo.
Una fotografia del nostro tempo emersa dal Bilancio di Genere 2020 dell’Università di Pisa. Un documento che si riferisce al triennio 2017-19 e offre molti spunti di riflessione, soprattutto su quali sono gli ambiti da migliorare e altri da monitorare.
A redigere il Bilancio è stato un gruppo di lavoro nominato dal rettore e composto dalla professoressa Nadia Pisanti (presidente), dal professor Arturo Marzano, dalla dott.ssa Adriana Ciurli, dalla dott.ssa Alessandra La Spina, dalla dott.ssa Francesca Magagnini e dalla dott.ssa Francesca Pecori.
“C’è ancora tanto lavoro da fare – ha puntualizzato il rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella – ma se ad esempio si pensa all’attuale composizione del Senato Accademico in cui vi è perfetta parità tra componente maschile e femminile, possiamo dire che stiamo iniziando a respirare un clima culturale al passo con l’evoluzione della società contemporanea”.
Sono ancora troppo poche le donne nei ruoli apicali
Quattro le categorie prese in esame, come indicate dalla linea guida della CRUI: la componente studentesca, il personale docente, il personale tecnico-amministrativo e la governance.
In particolare, è emersa una differenze nelle carriere accademiche che si allarga quanto più si sale ai livelli apicali. Infatti, secondo le fonti MIUR al 2018, solo il 19% dei professori ordinari erano donne (su 100 docenti di prima fascia ci sono 19 donne e 81 uomini), contro il 24% del dato nazionale, e nelle discipline Science, Technology, Engineering, Mathematics si scende al 15%, contro il 20% del dato nazionale. Dai dati CINECA, al 2019 nell’Area Ingegneria civile e Architettura, Pisa non aveva addirittura nessuna ordinaria, contro il 24% della media nazionale.
Guardando ai dati del prossimo Bilancio di Genere, che è già in fase di redazione, la percentuale di professoresse ordinarie a Pisa nel 2019 è salita al 21%, ed è salito al 25% anche il dato nazionale, mostrando un trend di lento miglioramento.]*
Speriamo di far capire alla comunità accademica la necessità e l’urgenza di porre la centralità della questione di genere per migliorare la performance del nostro Ateneo
Per quanto riguarda il personale tecnico amministrativo le donne sono in totale il 61%, ma solo il 29% è dirigente e, inoltre, sono marcatamente sotto-inquadrate degli uomini. Anche nei dati che riguardano la governance si nota una netta prevalenza maschile, conseguenza del fatto l’accesso ad alcune posizioni sono collegate al ruolo di appartenenza e alle posizioni apicali della carriera scientifica.
“Il Bilancio di Genere è uno strumento essenziale per poter realizzare una piena parità, integrando la prospettiva di genere in tutte le politiche dell’Università di Pisa – commenta la professoressa Nadia Pisanti – Il nostro studio indica che ci sono ambiti critici in linea col contesto nazionale, ma emergono anche criticità specifiche di UniPi. Con questo documento speriamo di far capire alla comunità accademica la necessità, oltre che l’urgenza, di porre la centralità della questione di genere per migliorare la performance del nostro Ateneo”.
La studentessa premiata dalla Società Italiana di Farmacologia
E proprio oggi, la studentessa Marta Banchi, specializzanda in Farmacologia e Tossicologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa, è stata premiata al 40° Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia (SIF) che si è svolto dal 9 al 13 marzo.
Marta ha ricevuto il riconoscimento per uno dei migliori studi presentati da giovani ricercatori sotto i 38 anni. La sua ricerca riguarda nuovi trattamenti per il carcinoma anaplastico della tiroide che rappresenta la forma più aggressiva, sebbene meno frequente nella popolazione, tra i tumori della tiroide.
Marta Banchi, 26 anni originaria di Monteverdi Marittimo in provincia di Pisa, si è laureata in Farmacia con lode presso l’Università di Pisa e ha poi proseguito la sua attività di ricerca sempre a Pisa in qualità di specializzanda in Farmacologia e Tossicologia Clinica, con una borsa di ricerca su “Sperimentazioni precliniche in ambito oncologico”.