Oltre 400 mila persone hanno seguito lo scorso dicembre la diretta Facebook del Rock Contest Computer Age Edition. Il concorso nazionale che ogni anno porta alla ribalta il meglio della musica emergente italiana nel rispetto delle norme anti-Covid-19 si è trasformato in un’edizione “a distanza”, un format video che ha avuto molti ospiti e si è basato sui video inviati direttamente dai musicisti stessi.
A vincere il contest sono stati i Bob And The Apple band di origine trentina ma divisi tra Berlino, Parigi e Londra. Giacomo Gilmozzi, Leonardo e Bruno Lanzinger e Matteo Tomaselli si muovono fra psichedelia sognante ed elettronica ambient, in decisa controtendenza rispetto alle dinamiche contemporanee della musica prodotta in Italia.
Ecco la nostra intervista a Matteo e Giacomo
Ciao ragazzi! Vi aspettavate di vincere?
No assolutamente. Si sono candidati 600 gruppi quindi arrivare tra i primi trenta ci sembrava già molto complicato. Però pensavamo di avere le carte in regola perchè avevamo appena finito di pubblicare il nostro ultimo album, quindi avevamo i pezzi e le idee giuste per poter fare delle live session. Questo format con video e musica online ci sembrava qualcosa in cui ci potevamo ritrovare. Aver vinto però è stato completamente inaspettato anche perchè gli altri gruppi in finale erano degli ottimi gruppi. Li abbiamo ascoltati tutti, erano bravissimi, delle bestie! Ci piacerebbe moltissimo organizzare una finale “live” quando si potrà. Però senza cambiare i premi! (ridono).
Quando nascono i Bob And The Apple?
Il nostro progetto è nato nel 2010, da poco si è aggiunto Riccardo Damiani che dal 2014 ha prodotto tutti i nostri ultimi lavori. Lui vive a Londra fa l’ingegnere del suono in studi spaziali, ha collaborato con Mark Ronson, lavora diciamo ad alti livelli nell’industria musicale. La storia che raccontiamo sempre è che siamo una doppia coppia di cugini. Io e Giacomo siamo cugini mentre Leonardo e Bruno sono a loro volta cugini. Leonardo e Giacomo sono amici dalle elementari. Oltre che parenti siamo amici di lunga data. Abbiamo cominciato a suonare tutti insieme negli ultimi anni di liceo. Quando le nostre vite hanno cominciato a cambiare abbiamo deciso di continuare questa esperienza. Ci sembrava assurdo concludere un rapporto di creazione collettiva.
In questo anno complicato della pandemia, voi che vivete tutti in città diverse come avete fatto a lavorare insieme?
La cosa “comoda” nostra è che siamo tutti quanti dei musicisti completi, siamo “spippolatori di strumenti”. Ognuno di noi propone dei pezzi, li manda agli altri, ci sentiamo tutti i giorni e questa estate abbiamo avuto l’occasione di trovarci e decidere cosa fare dei pezzi che erano nei nostri computer. Abbiamo detto: suoniamoli insieme, iniziamo a produrli, facciamo dei nuovi pezzi. Ci siamo trovati sulle colline di Rimini in una casa in campagna bellissima e abbiamo portato avanti il progetto. Però per noi la pandemia non è stato un grosso problema musicalmente proprio perchè eravamo già abituati a vivere distanti tra di noi. La pandemia ci ha negato la possibilità di ritrovarci, ma noi già lavoravamo al progetto anche senza vederci in sala prove tutti i weekend. Il Rock Contest nella sua Digital Age Edition è stato la ricetta perfetta per il nostro progetto.
É stata un’edizione particolare che ci ha permesso di entrare nelle “camerette” dei musicisti, ma non solo vi ha dato anche una visibilità che non avreste avuto altrimenti, oltre 400.000 persone infatti hanno seguito le dirette
É stata un’esperienza incredibile, un bellissimo esperimento. Direi che è un esperimento riuscito molto bene anche se ci è mancata la dimensione live col sudore, gli amici, le birrette pre e post palco. Ma in tempi di crisi come questi è stato sicuramente meglio che questo evento abbia avuto luogo piuttosto che annullarlo come spesso è successo quest’anno per gli eventi culturali. Ci sono state così tante visualizzazioni perchè in questo momento c’è proprio una mancanza, una necessità di cultura. Il Rock Contest è riuscito nonostante tutto a portare avanti il concorso e noi gliene siamo grati. Gli organizzatori hanno fatto un lavoro incredibile.
Avete partecipato con il pezzo “Strangers” per cui avete scomodato addirittura Pirandello. Gli stranieri secondo voi non sono persone fuori da noi, ma siamo noi “stranieri per noi stessi”.
Strangers è stato uno dei primi pezzi che abbiamo scritto quando siamo andati tutti fuori dall’Italia. Io e Leonardo eravamo insieme a Parigi, era un momento di cambiamento, da studenti a lavoratori. Tutte le ambizioni e le proiezioni dei genitori cominciavano a farsi sentire forti nelle nostre scelte di vita. Strangers voleva raccontare questo momento in cui ci si pone di fronte alle proiezioni che gli altri fanno di noi e all’interno delle quali noi possiamo riconoscerci o meno. Gli Strangers sono dentro di noi perchè abbiamo tante possibilità di essere tante persone diverse e a un certo punto c’è un momento in cui facciamo una scelta che definisce quello che saremo.
Adesso cosa farete?
Abbiamo trascorso la pausa natalizia che ci ha dato la possibilità di essere tutti e quattro insieme in sala prove per portare avanti l’arrangiamento dei pezzi nuovi che stanno nascendo. Abbiamo creato contenuti video di alcuni singoli che usciranno nei prossimi mesi di pezzi già prodotti. Il nostro obiettivo è creare un nuovo disco quindi entreremo in studio di registrazione e finiremo la produzione. Non vediamo l’ora di parlare con i mentori del Rock Contest. Il primo premio che abbiamo vinto è appunto un tutoraggio che seguirà il nostro progetto per dodici mesi. Non vediamo l’ora di iniziare per strutturare il progetto in modo strategico.