Ci sono piccole storie che all’improvviso diventano grandi, perché inaspettatamente regalano una gioia incalcolabile che farebbe gridare al miracolo. Eppure l’unico vero miracolo è stato compiuto da persone che ogni giorno dedicano parte della loro vita a lavorare per rendere migliore la vita degli altri.
Lo sa bene il piccolo Bachir, nato sei anni fa nato nel deserto del Sahara. Potremmo dire che lì ha visto la luce per la prima volta, ma non sarebbe del tutto vero. Perché un problema congenito alla vista, attorno a lui creava solo nebbia. E così, a poco a poco, è diventato ceco.
Ma la sua vita non è finita lì, in mezzo alla sabbia di un campo profughi algerino. Ora il piccolo Bachir è tornato a vedere. Merito dell’ospedale pediatrico Meyer e di un’associazione di volontariato che nel nome porta con sé, implicita, la propria missione: “Piccoli ambasciatori di pace”. La onlus organizza viaggi per i bambini del Sahara. E Bachir era tra questi.
La sua storia è stata raccontata da Jacopo Storni sul Corriere della Sera. Ha raccontato del suo arrivo a Cascina (Pisa), delle sue condizioni drammatiche, dell’assessore regionale alla sanità Stefania Saccardi che ha subito chiamato l’ospedale Meyer per chiedere di programmare l’operazione.
Ora Bachir ci vede. E, come si legge sul Corriere, la gioia della semplicità sta tutte in quelle sue prime parole: «Adesso posso guardare la televisione, andare in bicicletta, correre, guardare gli altri, vedere come sono fatte le persone, vedere che faccia hanno i miei genitori, ammirare gli alberi, il sole, il cielo».
Auguri, caro Bachir.