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La bicicletta potrebbe essere la ricetta dell’Italia post Covid

Il Coordinamento nazionale ciclisti ha scritto al Governo proponendo un pacchetto di misure subito attuabili sul modello di quanto sta già avvenendo all’estero

Un’immagine delle ciclabili temporanee a Bogotà

Romantica e ribelle, la bicicletta è passata da simbolo di libertà ed emancipazione, soprattutto femminile, a mezzo prediletto da molti per gli spostamenti quotidiani. Domani potrebbero essere proprio le due ruote le protagoniste della mobilità post emergenza.

È quanto almeno si augurano e chiedono a gran voce le associazioni “bike friendly” di tutta Italia riunite nel Coordinamento nazionale ciclisti.

La ripartenza, la fase 2, ha una grande incognita che agita il Governo: la possibilità di mettere in condizione i lavoratori di spostarsi dalle proprie abitazioni per recarsi nelle aziende e nelle fabbriche quando riapriranno.

Il trasporto pubblico ha di fronte a se una sfida non da poco: garantire le distanze a bordo, dotarsi di presidi igienizzanti e assicurare i controlli per far rispettare l’obbligo dell’utenza di indossare le mascherine. Prima di tutto però l’utenza dovrà tornare a fidarsi di condividere uno spazio chiuso. Nel frattempo, la bicicletta potrebbe rappresentare una valida alternativa.

Già a New York e in altre metropoli del mondo si assiste ad un’impennata nell’uso della bici in città. Era stato lo stesso sindaco della Grande Mela, quasi un mese fa ormai, a consigliare ai propri cittadini di evitare le metro e di preferire la due ruote. E anche se Bill de Blasio parlava quando ancora New York non era una delle città maggiormente colpite dal virus, oggi quella sua raccomandazione sembra contenere la ricetta per poter riprendere una quasi normalità quando saranno allentate le misure per contenere il contagio.

Ricetta che le principali associazioni coinvolte nella promozione e difesa della mobilità ciclabile (dalla Fiab a Legambiente) hanno indicato nella lettera inviata al premier Conte e Vittorio Colao, scelto dal presidente del Consiglio come capo della task force ‘Fase 2’ per l’emergenza Coronavirus, proponendo un pacchetto di proposte concrete per la mobilità post Covid: si va da piste ciclabili anche non convenzionali e in deroga a codice della Strada, ovvero “percorsi pedonali e corsie ciclabili in sola segnaletica, doppio senso bici, strade residenziali a 10 km/h aperte ai pedoni, strade scolastiche, intermodalità bici-TPL” alla richiesta di introdurre, già nel decreto di aprile, “incentivi economici e finanziamenti per il potenziamento della mobilità attiva” ovvero bonus sia per l’acquisto di biciclette che per l’utilizzo del bike sharing e rimborsi chilometrici per chi la utilizzerà.

Per capire come incentivare la bicicletta nella ripartenza si guarda all’estero dove molte amministrazioni si sono già mosse riadattando gli spazi urbani e trasformando le strade in piste ciclabili per evitare che dopo, quando le città torneranno a popolarsi, l’unica alternativa posibile sia l’auto privata.

Esempi arrivano da Budapest, Berlino, Londra, Vancouver, Philadelphia, Minneapolis, ecc. A Bogotà, ad esempio, le corsie per le auto sono oggi piste ciclabili temporanee. Si parla di ben 76 chilometri di ciclabili che i circa 8 milioni di abitanti della capitale della Colombia possono utilizzare in alternativa ai mezzi pubblici.

Movilidad Bogotá 2Nella città sudamericana, è allo studio, del responsabile del settore Mobilità la possibilità di trasformarle da temporanee a permanenti di estenderle a più città possibili.

“Non facciamoci trovare impreparati” è il grido collettivo che le associazioni nostrane hanno lanciato al Governo e ancor prima ai sindaci. Il timore è che la politica diventi l’ostacolo principale ad un cambiamento delle nostre abitudini di movimento che potrebbe realizzarsi fin da subito. Ovviamente saranno necessarie azioni e decisioni parallele, tra queste la volontà di considerare lo smart working non come una misura emergenziale bensì come una possibilità concreta per contingentare il ritorno a lavoro degli italiani. Accanto a ciò, si dovrà pensare a campagne di sensibilizzazione e a mettere le aziende di tpl in grado di garantire un servizio di trasporto sicuro e quindi efficace.

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