Dimenticatevi Fidia e Michelangelo. Oggi a scolpire il marmo, tagliandolo come burro, c’è il braccio di un robot supertecnologico. Un gioiello firmato Robotor. Un’azienda di Carrara che con la consorella TorArt, tra il mare della Versilia e le Alpi Apuane, è notata per aver riprodotto capolavori della scultura greca, romana e perfino il David del Buonarroti.
Scanner 3D e robot per scolpire
La nuova sfida dei due titolari Giacomo Massari e Filippo Tincolini, è di usare scanner 3D e robot antropomorfi per realizzare la replica dei marmi del Partenone. Per una giusta causa: restituire gli originali alla Grecia e spedire le copie made in Tuscany a Londra.
La TorArt, forte della sua specializzazione nel campo della scultura robotica, sta realizzando con un braccio meccanico un cavallo del fregio conservato fino all’inizio dell’Ottocento nel tempio di Atena sull’Acropoli. Il capolavoro in marmo fu preso dallo statista scozzese Thomas Bruce, settimo conte di Elgin e nonostante la Grecia ne abbia reclamato la restituzione, questo e altri rilievi sono ancora a Londra dal 1817.
La missione Partenone
E’ stato l’Institute of Digital Archeology, di base a Oxford a decidere di lanciare una nuova sfida alla TorArt: nel nel 2016 la ricostruzione dell’Arco di Palmira distrutto l’anno prima dall’Isis, ora la replica a grandezza naturale del fregio strappato dall’Acropoli.
Un’impresa tutta Toscana visto che il robot Robotor di Giacomo Massari e Filippo Tincolini sfrutta per la copia del cavallo il marmo pentelico, usato anche sull’Acropoli. Un’operazione che ha destato scalpore sia perché l’obiettivo è di convincere il British Museum a restituire l’originale ad Atene “accontentandosi” della copia a regola d’arte. Lo ha ribadito Roger Michel, il direttore di Institute of Digital Archaeology, in un’intervista al New York Times. Molte le foto con il robot in azione.
Un’operazione degna di 007
Dato che da parte del British Museum non c’è stata collaborazione per portare a termine l’operazione per programmare i robot-scultori di TorArt, sono state utilizzate alcuni scatti realizzati con iPhone e iPad di ultima generazione per ottenere immagini digitali in 3D.
L’attività è intesa su nel laboratorio a Carrara, vicino alle cave. I modelli finali in pentelico saranno pronti a fine luglio e voleranno a Londra per essere esposti. Altre due copie completate saranno invece terminate nel corso dell’estate.
Per restituire quella patina di autenticità che i veri fregi del Partenone hanno perso a casa di una pulizia troppo aggressiva circa un secolo fa, le copie presenteranno tracce di colore. Saranno applicate a mano con l’assistenza di esperti greci. Insomma alla fine le copie finiranno per apparire più autentiche dell’originale.
Il contenzioso tra Atene e il British Museum va avanti da lungo tempo. Lo scorso giugno Londra aveva proposto un possibile accordo di condivisione ma i greci non intendono rinunciare alla piena proprietà delle sculture. In questo l’Italia si è dimostrata molto più avanti, restituendo alla Grecia un frammento del fregio conservato finora nel Museo archeologico Antonio Salinas di Palermo.