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“Avrei preferito essere un gabbiano”: Marco Di Costanzo racconta a teatro la vita di Rodolfo Siviero lo 007 dell’arte

Approda al Teatro Cantiere Florida di Firenze il 30 ottobre lo spettacolo nato da un’idea della Regione Toscana su Rodolfo Siviero lo “007 dell’arte” che ha dedicato la sua vita a riportare in Italia il patrimonio culturale trafugato illegalmente

Avrei preferito essere un gabbiano_Teatro dell’Elce

Mercoledì 30 ottobre debutta al Teatro Cantiere Florida di Firenze lo spettacolo del Teatro dell’Elce di e con Marco Di Costanzo dedicato a Rodolfo Siviero lo “007 dell’arte“che ha dedicato la sua vita a riportare in Italia il patrimonio culturale trafugato illegalmente, dal titolo “Avrei preferito essere un gabbiano”.

“L’idea dello spettacolo è nata grazie alla Regione Toscana – ci ha raccontato il regista e scrittore Marco Di Costanzo – che ci ha commissionato uno spettacolo da fare all’interno della Casa Museo di Roldofo Siviero, che si trova su Lungarno Serristori a Firenze, proprietà della Regione che ha ereditato da lui sia l’edificio che tutte le opere. Nel 2015 abbiamo realizzato uno spettacolo in cui un attore nei panni di Siviero accompagnava un gruppo di visitatori nella casa raccontano la sua vita. Molte volte ci hanno chiesto di portare lo spettacolo fuori dalla casa ma abbiamo sempre detto di no, perché nella forma in cui era pensato non aveva senso fuori dal museo. L’anno scorso abbiamo fatto un esperimento di trasformazione del materiale inserendo Anna Maria Moro una violoncellista e cantante insieme a Stefano Parigi e me stesso come narratore. È diventato uno spettacolo-racconto in cui le atmosfere della casa sono sostituite dalle atmosfere musicali.”

Come mai il titolo “Avrei preferito essere un gabbiano”?

È una frase che scrive Siviero a un certo punto della sua vita. Siviero è passato alla storia per il suo lavoro di recupero delle opere d’arte trafugate allo Stato dal nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e continua a fare questo lavoro di recupero anche nel dopoguerra per capolavori sottratti dalla mafia. Le sue biografie ufficiali ricostruiscono le sue vicende in una maniera celebrativa, eroica. Nel corso del processo di scrittura ho scoperto però delle fonti non sono ufficiali che danno delle sfaccettature diverse della personalità di Siviero. Ne viene fuori se vogliamo un grande “personaggio”, nel senso teatrale, perché alterna luci e ombre ed è molto interessante raccontare la sua vicenda anche andando più vicini alla sua intimità. Questa frase “Avrei voluto essere un gabbiano” lui la scrive rispetto al fatto di essere un essere umano, perché il suo punto di vista sull’umanità è profondamente pessimista.

D’altra parte ha vissuto l’esperienza di una guerra quindi forse lo possiamo capire…

Non per questo, credo che lui abbia vissuto peggio gli anni successivi. Non voglio anticipare troppo perché lo spettacolo parla proprio di questo, di come l’eroismo di Siviero, la brillante carriera che gli si proiettava davanti nel dopoguerra abbia avuto delle conseguenze che non sono state necessariamente brillanti. Lui attraversa una buona parte della storia dell’Italia repubblicana del dopoguerra, muore nell’83, quindi la sua vicenda va in parallelo con quella della giovane Repubblica.

La casa museo Rodolfo Siviero

 

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