Storie/

Da ‘Auschwitz’ riscritta per i migranti all’aggressione antisemita, Gad Lerner parla ai giovani

Il giornalista Gad Lerner ha incontrato gli alunni del liceo di Lido di Camaiore, che hanno riscritto le parole della canzone di Francesco Guccini. “Impariamo a riconoscere i pericoli che ancora c’insidiano”

Gad Lerner

“Non lontanto da dove abitate si è verificato un grave episodio che riguarda un ragazzo poco più giovane di voi. Anzi, è poco più di un bambino”. Non ci ha girato intorno, Gad Lerner. Rivolgendosi a centinaia di ragazzi e ragazze collegati on-line, da remoto, ognuno nella propria classe, nel Giorno della memoria il giornalista ha voluto parlare proprio di quel caso di cronaca che si è consumato in un parco pubblico di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno. Un dodicenne è stato insultato, deriso e offeso da due ragazze di tre anni più grandi lui, che gli anni hanno anche sputato addosso.

L’aggressione

Lerner ha ripercorso tutta la storia, senza omettere nulla. Perfino gli insulti. “Gli hanno detto ‘ebreo di merda, quelli come te dovrebbero finire al forno’….”. Ha raccontato del tentativo fatto da quel giovane “di lavar via gli sputi dal giubbotto affinché nessuno potesse accorgersi di quanto accaduto”, della confessione a suo padre e della decisione di rendere pubblica l’aggressione subita. Il contesto del suo intervento è quello offerto dall’incontro con gli studenti del liceo Chini-Michelangelo di Lido di Camaiore, organizzato in collaborazione con la Domus Mazziniana e l’Istituto per la storia della resistenza. Il titolo? “Il diritto ad avere diritti”. Una scelta mutuata dalla filosofa Hannah Arendt (che poi dà il titolo anche a un libro di Stefano Rodotà, ma questa è senz’altro un’altra storia).

La vergogna

“Chi subisce la denigrazione e lo scherno si sente spesso colpevole, si vergogna”

“Succede sempre così, anche nelle esperienze di bullismo” ha proseguito Lerner. “Chi subisce la denigrazione e lo scherno si sente spesso colpevole, si vergogna. Ma quel padre ha fatto a rendere pubblica l’aggressione. Non è che la denuncia penale sia la soluzione, ma tutto questo ci aiuta a comprendere, a capire. Quelle espressione sono come un virus, una malattia anch’essa contagiosa che nulla ha a che fare con la pandemia che stiamo vivendo e che ha sconvolto le nostre vite. Siamo rimasti tutti allibiti da questo episodio, anche perché ha coinvolto delle ragazzine, che sono poco più che bimbe. Mi chiedo cosa possa averle indotte a usare in quel folle dialogo una parola come questa: ‘forno’. Lo hanno fatto come se fosse una sfida al proibito, usando simboli di un passato di cui immagino non sappiano nulla“.

Gad Lerner incontra gli studenti di Lido di Camaiore nel Giorno della memoria

“In barca, tante persone”

Lucido, chiaro, comprensibile ed efficace. Lerner, con le sue parole, pare essere arrivato al cuore di quegli studenti, la maggior parte dei quali possiede una consapevolezza già in qualche modo formata. Lo hanno dimostrato riscrivendo, suonando e cantando (pur con indosso le mascherine ffp2, che nessuno si è mail tolto) la canzone Auschwitz di Francesco Guccini. “Nel freddo giorno d’inverno / e adesso sono nel vento” nella riscrittura è diventato “nel buio abisso marino / e adesso sono sul fondo”. E poi, ancora: “sul mare c’era la nebbia / e l’onda si alzava lenta” e “in barca tante persone / ma un solo grande silenzio”. Insomma, il dramma dell’olocausto è stato declinato nell’attualità. E il racconto dei giovani Domenico e Carla, che di questa canzone sono stati rispettivamente musicista e interprete, ha voluto accendere un’ulteriore luce sul dramma dei migranti.

La storia insegna

“Avete cambiato le parole della canzone originale. Mi chiedo se sia lecito, se sia una forzatura della storia, o se invece avete fatto un buon uso della memoria” ha detto Lerner rivolgendosi agli studenti. “Apprezzo la vostra scelta di aver cominciato con quelle parole declinate nel presente”. E il presente, appunto, ci racconta di un ragazzino di dodici anni aggredito perché ebreo. “In questo senso anche la trasposizione delle parole può esserci di aiuto. Siamo ancora qui a riflettere sul come e sul perché tutto questo sia potuto accadere. Sappiate che la storia non si ripete mai uguale, ma conoscerla è un insegnamento. Il vostro contributo, così come la vostra capacità di comparare i fatti storici col presente, vi aiuterà a riconoscere i tanti pericoli che ancora c’insidiano“.

I fili spinati

Perché di fili spinati, tutt’attorno a noi, ce ne sono ancora tanti. Alcuni più visibili di altri. “Viviamo una situazione mondiale piena di minacce e misteri che sembrano sfuggire al nostro controllo” ha concluso Lerner. “Queste e altre cose ci riportano a un bisogno: l’idea che gli uomini siano tutti uguali tra di loro e che una vita umana vale tanto quanto le altre. Un concetto che ancora oggi per qualcuno è difficile da digerire e praticare“.

I più popolari su intoscana