L’isola rappresenta il luogo dell’evasione. Lontano da tutto dove dedicarsi ad un’altra vita, quella che ci capita spesso di sognare. I ritmi decisamente più lenti, la natura che sembra avere la meglio su tutto. La roccia che scotta di sole anche d’inverno, il mare che regala colori diversi, inebria di profumo l’uva, rende succosa la frutta. E poi nelle isole c’è sempre una luce particolare che si irradia generosa sulle case, sull’acqua increspata, sui volti delle persone.
Quando torneremo a viaggiare le isole saranno alcuni dei luoghi da visitare assolutamente, da conoscere e vivere, non solo d’estate ma anche fuori stagione quando tirano fuori la propria personalità autentica e ruspante.
L’isola del Giglio è una di queste ed è una sorpresa continua perché – seppur piccolissima – racconta orgogliosa la sua diversità dal porto al castello. Il primo è il salotto dei vacanzieri, il centro dello shopping e delle passeggiate serali, dei ristoranti e dei cocktail da gustare vista mare (su tutti il mojito con le more del Giglio). Il fascino del porto però deriva dal passato: le case colorate del piccolo borgo un tempo erano abitate dai pescatori dell’isola. Se poi ti soffermi a parlare un po’ con la gente ecco che le disamine campanilistiche dei cittadini del Giglio diventano vivaci e divertenti conversazioni a cui partecipare di fronte ad un bicchiere di Ansonaco. Al Castello alcuni sostengono di essere loro i veri gigliesi, quelli autoctoni e te lo ricordano con lunghi racconti seduti in uno dei piccoli bar del borgo di pietra, con vista dall’alto sulla baia di Campese. Da qui basta allungare lo sguardo per perdersi oltre il pensabile e ricoprirsi di un azzurro che varia con la luce, i venti, le ore del giorno che – nell’isola di fronte all’Argentario – scorrono più lente.
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Sei su un’isola in mezzo al mare eppure respiri aria di libertà. Annusi i profumi di una vegetazione florida mentre con un motorino a noleggio puoi avventurarti in una delle baie di granito e acque di smeraldo. A pranzo puoi regalarti un piatto tipico come la tonnina (una ventresca di tonno sott’olio da servire con pomodori freschi) e poi non rinunciare mai al panficato del Giglio, antica ‘rivisitazione’ del panforte senese. Oggi il panficato è una gustosissima pagnotta dolce, dal colore bruno. Tra i suoi ingredienti principali, come si evince dal nome, ci sono i fichi secchi dell’isola bagnati nel vino, oltre alle noci.
Tradizione dunque ma c’è chi prova anche ad innovare, rivisitando le ricette o inventandone di nuove, mettendo sempre al primo posto le materie prime dell’isola, condizione irrinunciabile per ogni chef del Giglio. I ristoratori qui spesso forniscono le proprie cucine con verdura e frutta che arrivano proprio orto, per piatti rigorosamente a centimetro zero. E poi sarà possibile assaggiare e deliziare il proprio palato senza rimorsi: non mancherà infatti occasione per smaltire le calorie con lunghi percorsi di trekking per raggiungere alcune delle baie più suggestive dell’isola o grazie a lunghe nuotate nel limpido mare gigliese. Da non perdere una cena nei vigneti terrazzati dell’isola, dove la viticoltura è ‘eroica’ ed i prodotti della terra raccontano belle storie, anche di chi la coltiva con sudore e passione.
Per adesso pura evasione ma presto sì, torneremo a viaggiare. E la Toscana e il Giglio aspettano i suoi ospiti nel tempo nuovo che verrà.
Video registrato nel mese di luglio 2019