Quasi un ritorno a casa. Opere d’arte, foto e filmati d’epoca, insieme a inediti documenti archivistici e bibliografici ricostruiscono le vicende del patrimonio artistico toscano durante la seconda guerra mondiale. Una storia avvincente in cui immergersi nella mostra ‘Michelangelo rapito – Capolavori in guerra dagli Uffizi al Casentino‘ in corso al Castello di Poppi dal 20 luglio al 28 gennaio 2024. La mostra è promossa dal Comune di Poppi con le Gallerie degli Uffizi nell’ambito del progetto Uffizi Diffusi ed è curata da Alessia Cecconi.
Il castello di Poppi, caveau di opere d’arte
L’antico maniero dei conti Guidi a Poppi, insieme al monastero di Camaldoli e a Villa Bocci di Soci, tra il 1940 e il 1944 divenne uno speciale caveau per le opere d’arte. Nel castello erano state messe sotto protezione 410 casse, per un totale di 334 dipinti, 16 sculture, 296 oggetti d’arte. Oggi ospita prestiti dalle Gallerie degli Uffizi e le immagini dei più importanti dipinti e sculture messi al sicuro durante la guerra.
Un’esperienza immersiva tra i capolavori
La mostra ripercorre le tappe salienti del salvataggio di sculture e dipinti tra i più famosi al mondo che vennero custoditi in Casentino. Al piano superiore del Castello, nel salone della biblioteca Rilliana, è allestita la sezione immersiva della mostra. Un’esperienza multimediale originale e inedita con un focus sul periodo bellico e sui capolavori ricoverati a Poppi e Camaldoli.
Mentre scorre il racconto si ha la possibilità di ammirare in alta definizione e con suggestive animazioni, dipinti come la Nascita di Venere di Botticelli, il Tondo Doni di Michelangelo, la Madonna del Cardellino di Raffaello o la Medusa di Caravaggio, ricreando così idealmente il “museo” allestito a Poppi negli anni del conflitto.
Il mistero del Michelangelo rapito e mai ritrovato
Al centro dell’esposizione il mistero della maschera di fauno del Bargello, attribuita al Buonarroti. Opera di grande notorietà e straordinario fascino mai rientrata in Italia dopo essere stata prelevata dai tedeschi nella notte tra il 22 e il 23 agosto del 1944 dalla cassa 17 dove era custodita proprio nel maniero toscano. La sua scomparsa fu un cruccio perfino per Rodolfo Siviero, che del recupero delle opere d’arte trafugate durante la guerra fece una missione di vita.
In quella notte del 1944 mentre il borgo veniva minato e gli abitanti erano in preda al terrore, alcuni soldati della 305esima Infanterie Division, dopo aver sfondato porte e muri, si impossessarono di 37 delle 410 casse custodite nel castello, per un totale di 200 opere.
Tra le opere trafugate l’Autoritratto e La Velata di Raffaello con il Ritratto di Giovanni II Bentivoglio di Lorenzo Costa, eccezionalmente in mostra su prestito degli Uffizi. Non tornarono mai a Firenze il Ritratto di Ignoto di Hans Memling, prelevato dalla cassa n. 20, la Vergine che allatta il Bambino e Santi di Pierino da Vinci e la Maschera di Fauno.
Il ritorno a casa delle opere d’arte dopo la guerra
La mostra racconta l’arrivo a Firenze la mattina del 22 luglio 1945 una colonna di sei autocarri militari alleati, diretta dal tenente Frederick Hartt, monument man per eccellenza. Ad attendere gli automezzi in piazza della Signoria, oltre duemila fiorentini.
La solenne restituzione dei capolavori delle gallerie fiorentine razziati dai nazisti nei ricoveri di Poppi, Soci, Montagnana, Dicomano, Trefiano e Poggio a Caiano entrò nella storia, come testimoniano le immagini conservate ancora oggi dal Gabinetto fotografico degli Uffizi.
Una vittoria della diplomazia e di Firenze
Il ritorno a casa delle opere d’arte fu una grande vittoria della diplomazia e coinvolse Chiesa, soprintendenze, ministero, servizi segreti alleati. Decisivo l’intervento del cardinale Elia Dalla Costa presso la segreteria di Stato Vaticana con la mobilitazione di monsignor Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI). In prima linea l’eroico soprintendente Giovanni Poggi, lo stesso Hartt, e poi Rodolfo Siviero. Le opere furono recuperate, con qualche difficoltà, al castello di Neumelans a Campo Tures e nel vecchio palazzo della pretura a San Leonardo in Passiria per poi tornare a casa.
Schimdt: arte simbolo dell’identità nazionale
Per il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, “la mostra di Poppi non è solo un’occasione per ammirare dipinti e belle immagini, ma tocca soprattutto un argomento di scottante attualità: l’arte, infatti, è tra le vittime principali dei conflitti in tutto il mondo, perché rappresenta l’idea più profonda di identità nazionale“.
Giani: un’epopea di passione, impegno e bellezza salvata
Per il presidente della Toscana Eugenio Giani “in questa ricostruzione delle vicende dei nostri tesori durante la guerra, ci rendiamo conto che ognuna delle opere esposte avrebbe potuto non esserci più. La mostra illumina, per la prima volta, le loro tante storie e trasforma le loro singolarità in una grande epopea collettiva di passione, di impegno e di bellezza salvata“.
Toni: un’occasione unica per Poppi e il Casentino
“La mostra – commenta il sindaco di Poppi Carlo Toni – costituisce davvero un’occasione unica e preziosa per far conoscere alla comunità, e ai molti turisti italiani e stranieri che visitano il Castello e il Casentino, una storia emblematica di salvaguardia di un patrimonio universale“.