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Tuttomondo a Pisa: l’inno alla vita di Keith Haring raccontato in un libro

Un omaggio all’artista newyorkese che realizzò nella città toscana la sua ultima opera pubblica, un testamento spirituale che ancora oggi viene visitato ogni anno da migliaia di turisti e appassionati

Era luglio 1989 quando il writer newyorkese Keith Haring realizzò a Pisa il murale “Tuttomondo” sulla parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio Abate un’opera di 180 metri quadri che avrebbe cambiato per sempre il volto della città toscana. L’artista era già gravemente malato di AIDS e morì poco tempo dopo a soli 31 anni il 16 febbraio 1990, Tuttomondo è dunque l’ultima grande opera da lui realizzata.

Per ricordare la sua opera a 31 anni di distanza dalla sua morte esce adesso il libro Tuttomondo di Keith Haring. La nascita della street art a Pisa. 1989-2020″ a cura di Roberto Pasqualetti e Gian Guido Maria Grassi.

Tuttomondo è un inno alla gioia donato dall’artista alla città di Pisa, il suo testamento spirituale, una celebrazione della vita umanamente gioiosa e un messaggio etico globale rivolto a tutti, nessuno escluso. “In questo murale ho disegnato tutto quello che riguarda l’umanità… – ha scritto Haring – è fatto di simboli delle differenti attività umane, è una sintesi delle problematiche della vita di oggi. Non mi sono dedicato unicamente alla vita degli uomini ma anche alla vita degli animali, ecco perché vedete delfini, scimmie e altro. È un affresco della Vita in generale”.

L’incontro con Piergiorgio Castellani

Ma cosa portò Keith Haring da New York a Pisa? Tutto nacque da un incontro dell’artista con il collezionista italiano Piergiorgio Castellani. “Fu un caso, – ci racconta il curatore del volume Gian Guido Maria Grassi – ma fu portatore di qualcosa di meraviglioso. Piergiorgio conobbe Haring una sera a New York durante una processione di Hare Krishna. Castellani che allora era un giovane studente di vent’anni riconobbe Haring nella folla, l’artista era già un’icona, amico di Madonna, Andy Warhol, era già “pop”. Lui lo riconobbe, si presentò, poi lo andò a trovare nel suo studio e lo invitò a Pisa. Haring sapeva già che sarebbe morto, era gravemente malato ma accettò di fare questa ultima opera pubblica in Italia, accettò l’invito e venne a Pisa nonostante la malattia.”

Piergiorgio Castellani e Keith Haring

Qual è stato l’impatto dell’opera sulla città di Pisa?

L’effetto è stato incredibile, ha completamente modificato quella zona. Prima era un’area di passaggio, oggi davanti c’è un’area con giochi per bambini, un bar, ed è diventato un luogo di aggregazione. La città fu molto intelligente all’epoca, pochi anni prima Reggio Emilia aveva rifiutato un’opera di Basquiat. Invece Pisa ebbe l’intelligenza di accettarlo. Castellani racconta che quando parlò dell’idea con l’assessore alla cultura, il sindaco e il priore entrambi furono entusiasti dell’iniziativa. Forse neanche capirono fino in fondo di cosa si trattava ma lo accolsero. Oggi Tuttomondo viene considerata l’opera più visitata a Pisa dopo la torre. In ogni momento c’è qualcuno davanti che si fa una foto. Oggi Pisa è anche Tuttomondo, fa parte dell’identità culturale della città.

Si racconta che il priore e Keith Haring avevano un rapporto speciale, parlavano spesso. Ma non so se è un mito, una leggenda…

É tutto vero. Haring ha avuto un’educazione cattolica. Poi crescendo ha sperimentato tutto nella sua vita, era consapevole di vivere come una roulette. Tanti suoi amici erano morti, l’AIDS in quegli anni era una grave piaga sociale. Allo stesso tempo aveva una forte vena spirituale. Quando lavorava a Pisa restò a lungo dentro la chiesa a meditare, anche di notte. Gli ultimi giorni che passò a Pisa li dedicò a dipingere con i bambini che andavano a catechismo dai frati. L’ultima opera che ha realizzato nella sua vita è una pala d’altare che si chiama “The Life of Christ”. Era un ragazzo di 30 anni che sapeva di stare per morire, ma a Pisa ha fatto un’opera che è un inno alla gioia. Haring racconta nei suoi diari del suo viaggio a Pisa e del suo rapporto con i frati che gli avevano dato il “permesso” di dipingere sulla loro parete.

Keith Haring a Pisa

Il vincolo a tutela dell’opera

Tuttomondo è uno dei primissimi casi in Italia ma anche in Europa di vincolo su un’opera d’arte che si trova in strada. Infatti è stato anche un caso di studio sui libri di diritto dell’arte. Si tratta di un tema attuale e ha posto varie problematiche anche sul costo e sul valore dell’opera. Siamo abituati a pensare al vincolo su qualcosa di antico, invece questo è il primo caso in cui è stato applicato su un’opera che ha appena 20 anni.

La mostra di arte urbana a Pisa

L’idea di questo libro nasce da un’esperienza legata all’arte urbana a Pisa. – conclude Maria Grassi – Con la nostra associazione START – Open your Eyes dal 2017 a oggi abbiamo curato diversi interventi di arte urbana creando un percorso museale che dal muro che dipinse Keith Haring (in via Riccardo Zandonai) si sviluppa verso la darsena pisana, sono 21 opere murali fatte da artisti internazionali della scena urbana.

 

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