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Tommaso Sacchi: ‘Firenze sarà il laboratorio della ripartenza culturale’

L’assessore alla cultura del comune di Firenze fa il punto sull’estate che è ormai alle porte e sulle nuove modalità di fruizione della cultura

Tommaso Sacchi

Il Coronavirus ha imposto uno stop totale a tutto il mondo culturale italiano, teatri, cinema, sale da concerti e musei sono chiusi ormai da 50 giorni. Tanti musicisti e attori da Tiziano Ferro a Stefano Massini si sono adoperati nei giorni scorsi per riportare l’attenzione del governo su un settore che sta affrontando probabilmente la più grossa crisi degli ultimi cento anni.  Per capire quando e come potremo ripartire abbiamo fatto il punto della situazione con Tommaso Sacchi assessore alla cultura del comune di Firenze che ha firmato un appello insieme ad altri 11 assessori italiani.

Gli appelli sono stati tanti – ha dichiarato l’assessore Sacchi – e spesso anche molto giusti, penso al lavoro di uno dei più grandi musicisti jazz come Paolo Fresu, penso a uno di quelli che ha avuto più successo cioè quello che citavi di Stefano Massini, l’ho sentito per confrontarci. Massini tra l’altro è fiorentino, ama molto la nostra città, c’è stata la possibilità di parlare con lui di tanti aspetti che riguardano il teatro, la vita culturale delle nostre comunità. Ho preso la responsabilità a due mani di estendere la riflessione ad atri assessori d’Italia, da Milano a Roma, da Palermo a Torino, da Genova a Cagliari, da Ancona a Bari. Coinvolgendo questi amministratori e colleghi abbiamo innanzi tutto voluto ricordare come innanzi tutto il settore dell’industria culturale sia un settore enorme, molto florido, rigoglioso, presente nelle nostre vite, che produce da solo 35 miliardi di valore aggiunto. Parliamo di una fetta industriale del paese oltre che di una necessità e di una giusta attenzione che debbono avere coloro che amministrano i nostri territori per la crescita culturale delle nostre comunità. Allora questi sono i principi più alti sui quali si è basato un appello che aveva poi una grande concretezza. Mi sono sentito subito di dare il mio appoggio a Stefano Massini per quello che ha detto, cioè non concediamo questa volta a chi gestirà la fase della ripartenza di mettere nelle ultime fila la parola cultura. Deve essere tra le prime, se non la prima, nella fase della ripartenza. Per un motivo molto semplice noi non siamo un paese che deve ripartire, noi siamo l’Italia e l’Italia sulla cultura può basare dei muscoli solidissimi, che io spero si sviluppino con la maggiore velocità in modo che tutti noi si possa rialzare presto la schiena. A tutti gli esercizi auguro e mi impegnerò con i miei colleghi affinchè ripartano i commercianti, le imprese di cultura, le scuole, i musei, le accademie di alta formazione, i teatri, i cinema. Pensiamo alle famiglie che curano la programmazione di un cinema da tante generazioni e ora si trovano chiusi da ormai 50 giorni. Io credo davvero che sia importante incidere la parola cultura nelle prime pagine del diario della ripartenza.

Cosa si può fare di pratico, nell’immediato, quali misure adottare?
Abbiamo impostato un’interlocuzione molto positiva con il ministro Franceschini e con il segretario generale del ministero della cultura Nastasi perchè si possa fin da subito capire quali misure a supporto del mondo del lavoro culturale si sarebbero attuate e quali sono state approntate. Per esempio i 600 euro al mese per i lavoratori dello spettacolo, i 130 milioni aggiuntivi del FUS, la misura che ripartisce 13 milioni di SIAE sugli autori meno affermati, insomma tutta una serie di misure che ci hanno dato una prospettiva se non altro positiva per la ripartenza del mondo lavorativo. Rimangono però troppo pochi soldi nei bilanci degli enti locali e io mi accodo attraverso l’appello che ho fatto e ho voluto promuovere, anche all’appello dei sindaci d’Italia guidati dall’Anci e dal presidente De Caro che è stato molto chiaro: oltre al ‘cura-Italia’ serve un ‘cura-comuni’ e io aggiungo un ‘cura-cultura’, perchè ci sia una misura espressa, chiara che riversi delle economie correlate alla spesa dei nostri comuni, se non succede questo noi siamo in una difficoltà senza precedenti e rischieremmo un default che pagheremmo per troppi anni in futuro.

La domanda che tutti si fanno in questi giorni di clausura è cosa potremmo fare quest’estate, potremo andare al mare? Potremo andare a un concerto o in un museo? Quali potrebbero essere le possibili soluzioni a una nuova fruizione dalla cultura? L’estate fiorentina che era così ricca di proposte, come ve la state immaginando? C’è qualche ipotesi?


È una domanda alla quale non è facile rispondere per intero, dare una risposta completamente esaustiva, cerco di dire le cose di senso che possano aiutare chi ha la legittima e giusta preoccupazione di capire se e quando finalmente potrà recarsi in un luogo di spettacolo, cultura o vacanza. Nessuno di noi ha la sfera di cristallo per dire quando saremo liberi di uscire ed andare in un teatro o un cinema. La competenza diretta della riapertura di spazi socio-culturali è una competenza che non è in capo a me. Noi dobbiamo necessariamente sottostare a dei decreti che stabiliranno attraverso la consultazione dei comitati tecnico-scientifici che stanno lavorando per capire e studiare sotto una lente di ingrandimento la diffusione di questo virus e i rischi potenziali nei quali potremmo incorrere qualora si affrettasse una riapertura. Io l’impegno che posso prendere è quello appena ricevo dei segnali in questo senso di tenere informati voi attraverso gli organi di stampa. Il mio pensiero è quello di non stare fermi a guardare che cosa succederà. Io non so dire oggi se i concerti estivi potranno essere fatti, oggi non lo posso e non lo so dire. Però voglio candidare Firenze ad essere il laboratorio della ripartenza culturale del Paese. Ho ricevuto moltissime sollecitazioni da parte dei cittadini, moltissime idee da parte degli operatori della cultura. Ho passato ore e ore tra Skype, telefonate e videocall per ricevere suggerimenti di un mondo esperto, che non ha la verità in tasca sul virus, perchè non stiamo parlando di scienziati o di medici virologi, ma è un mondo fatto di giovani che si sono subito prodigati a trovare delle idee per la cultura. Io stesso ho avanzato delle proposte che riguardano il teatro, ho parlato di una Pergola senza la platea. Cioè una Pergola che si avvantaggia di 75 palchetti del teatro all’italiana, il più antico del mondo, ci tengo sempre a precisarlo con grande orgoglio, un gioiello assoluto. Ho pensato che all’interno dei palchi ci fosse una sicurezza maggiore perchè non sono luoghi che incentivano la prossimità degli spettatori. Queste idee io le voglio confezionare in un libro-laboratorio che già ho iniziato a raccogliere. Questo libro mi piacerebbe fosse un insieme di idee sulla ripartenza che mi piacerebbe fossero poi sottoposte alle figure competenti del governo tecnico che avranno poi dal punto di vista sanitario e della sicurezza il compito di dirci quando si potrà riaprire e capiremo se queste idee possano permetterei una riapertura graduale. Io come voi sono ansioso di sapere quando potremo tornare a vivere un concerto o uno spettacolo, dall’altro iniziamo a prepararci per noi arrivare impreparati. L’invito che faccio a chi opera nella cultura è di avanzare le proposte che poi sottoporremo e al tempo stesso attrezzarsi a una ripartenza graduale che speriamo possa avvenire il più presto possibile.

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