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Simone Matteagi: “La bellezza dei Monti Rognosi. Vi spiego perché sono unici”

Una riserva naturale col suo centro visite, una fitta rete di strutture per l’accoglienza, una locanda e una lunga lista di musei. La Cooperativa Toscana d’Appennino ha contributo alla rinascita del turismo (sostenibile) sui Monti Rognosi e nella Valle del Sovara

Trekking sui Monti Rognosi

Qua tutto è declinato nell’ottica della sostenibilità. “E nel giro di qualche anno vorremmo addirittura raggiungere l’autosufficienza energetica in tutte le nostre strutture” assicura Simone Matteagi, presidente della Cooperativa Toscana d’Appennino. È anche merito della sua cooperativa se il progetto “Ri-vivere il paesaggio montano – Il Parco dei Monti Rognosi e della Valle del Sovara” (Arezzo), già secondo classificato al premio del paesaggio della Toscana, ha ricevuto dal Ministero della cultura una menzione speciale nell’ambito del premio nazionale del paesaggio. Oggi la Cooperativa Toscana d’Appennino non solo gestisce il centro visita “Fabbrica della natura” dei Monti Rognosi, ma anche tutte le attività della riserva naturale e le strutture ricettive (appartamenti, bed and breakfast e un’osteria che non a caso si chiama “Locanda del viandante”). La capacità recettiva? Circa 60 posti letto. E poi c’è la gestione dei musei della valtiberina, tra cui il Museo della Battaglia e di Anghiari, il Museo della Madonna del Parto a Monterchi e il Museo casa natale di Michelangelo Buonarroti a Caprese. A tutto questo si aggiungono l’ufficio turistico che ha sede a Sansepolcro, la collaborazione con gli enti locali e la gestione promozionale dell’attività turistica nel Casentino (Castello di Poppi compreso) e nella Valtiberina.

Simone Matteagi

Simone, felice per questo riconoscimento nazionale?

“L’abbiamo accolto con entusiasmo e sorpresa. Siamo molto contenti, anche perché la menzione del Ministero si aggiunge al premio regionale ricevuto lo scorso autunno dall’Osservatorio regionale. Questa è per noi la ‘ciliegina sulla torta’ che riconosce il valore di un progetto a cui stiamo lavorando ormai da un decennio. È una gratificazione per il nostro impegno”.

Due premi che arrivano nel bel mezzo di una pandemia. Un’occasione sfumata o un’opportunità da valorizzare?

“Non si tratta di un’occasione sfumata. Il riconoscimento arriva in un momento particolare, d’accordo. È molto difficile per tutti. Ma sono convinto che realtà territoriali come le nostre saranno le prime a ripartire. Ovviamente quando sarà di nuovo possibile…”.

Cosa avete in più degli altri?

“La natura e l’ambiente, innanzitutto. E un modo diverso di vivere. Qua riscopriamo gli ecosistemi e il rapporto tra uomo e natura. È proprio quello che le persone stanno ricercando ed è quindi il punto da cui ricominciare”.

Come avete vissuto quest’ultimo anno?

“Negli ultimi quindici mesi, be’, abbiamo lavorato solo in quattro. Però devo riconoscere che c’è stato un incremento di presenze ovunque, sia nelle strutture ricettive sia nelle attività promosse dalla Fabbrica della natura“.

Le attività svolte questa estate sono avvenute in totale sicurezza?

“Certamente. Anzi, alla Fabbrica della natura abbiamo sperimentato eventi con un limite massimo di persone e con l’aggiunta della formula del pranzo al sacco. Potevano portarlo da casa o acquistarlo da noi, che l’avevamo confezionato solo con prodotti tipici locali. Inoltre abbiamo proposto attività pensate sia per i bambini sia per gli adulti. Fino ad agosto tutto è andato bene”.

E poi?

“I risultati, seppur concentrati nei mesi estivi, sono stati al di sopra delle aspettative. Consapevoli di queste potenzialità abbiamo cercato di ripensare alla programmazione futura e alla promozione, proprio partendo da queste esperienze. Vorremmo selezionare nuovi target di clientela e di utenti, fidelizzando inoltre chi già ci viene a trovare”.

Cos’ha di speciale il comprensorio?

“È particolarissimo. Ci sono specie vegetali endemiche caratteristiche e uniche, cui si aggiunge un paesaggio bellissimo. Poi è interessante scoprire come la storia del popolamento umano abbia lasciato tracce. Questo è sempre stato un territorio vivo”.

Il patrimonio è quasi tutto di proprietà della Regione Toscana.

“Sì, molte sono proprietà demaniali. Questo è un altro valore aggiunto. Abbiamo dimostrato che questo modello pubblico-privato funziona, quindi perché non esportarlo per valorizzare anche altri territori? Qua abbiamo istituito una riserva naturale, ce l’abbiamo fatta”.

Qual è la direzione da seguire?

“La nostra è una Toscana di confine che offre molte opportunità”

“Quella dello sviluppo sostenibile e del turismo lento. La sostenibilità dev’essere alla base di tutto. Qua, oltre alla ricettività, lavoriamo inoltre su attività differenziate. Spaziamo dai corsi di formazione – come quello per diventare apicoltori – alla conservazione degli ecosistemi, senza mai dimenticare i bambini…”.

E i servizi?

“Tanti e variegati. Questo è un territorio ricco di borghi, pievi e castelli. È una Toscana di confine che sa offrire molte opportunità”.

Qualche esempio?

“Percorsi in e-bike, a piedi o a cavallo. Anche con la guida di accompagnatori turistici. Poi c’è un valore aggiunto, qualcosa che gli altri non hanno”.

Cosa?

I Monti Rognosi sono fruibili tutto l’anno, sia d’estate sia d’inverno. Non sono rilievi molto alti e la sentieristica è ottimamente tenuta. Siamo molto competitivi da questo punto di vista”.

Da Sansepolcro ad Anghiari, anche la cultura fa la sua parte…

“Forse è il primo stimolo, il primo richiamo. C’è un forte interesse artistico per questo territorio. Da Piero della Francesca a Caprese, dov’è nato Michelangelo e in cui abbiamo riallestito il museo della casa natale, proprio durante il lockdown. Senza considerare la Battaglia di Anghiari di Leonardo Da Vinci. Anghiari, tra l’altro, è proprio uno dei borghi più belli d’Italia. Ha ottenuto perfino la bandiera arancione”.

E ora cosa succede?

“Ci sono ampi margini di crescita per lo sviluppo di un turismo più consapevole. Noi continueremo a lavorare. E appena la situazione sanitaria migliorerà, be’, saremo pronti ad aprire. In sicurezza, ovviamente”.

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