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Scuola, la Toscana si prepara alla prima campanella post Covid

Abbiamo provato l’applicativo che monitora disponibilità e capienza delle strutture scolastiche in funzione del numero di alunni. Ecco la fotografia che emerge della scuola nella nostra regione

scuola post Covid

Da quanto sembra a settembre gli studenti non avranno problemi di banchi. Non saranno gli arredi a mancare nella scuola post Covid. Sulla scrivania di Domenico Arcuri, commissario per l’emergenza scolastica, sono arrivate le offerte di ben 14 aziende che hanno risposto al bando europeo per fornire banchi e sedie agli istituti scolastici in vista di settembre.
L’offerta ha superato la domanda ed entro ottobre al massimo, a partire dalle scuole delle zone più colpite dal Covid, arriveranno gli arredi, e questo a prescindere dal gradimento collettivo: banchi con rotelle si, banchi con rotelle no.
Ma ci saranno aule sufficienti per contenere tutti questi banchi e sedie? Gli edifici scolastici toscani sono pronti alla prima campanella?

A questa domanda abbiamo cercato di rispondere utilizzando l’applicativo lanciato dalla Regione Toscana per monitorare disponibilità e capienza delle strutture scolastiche in funzione del numero di alunni ideato per individuare, ed intervenire, in caso di situazioni di carenza

Analisi spazi-edifici

Nell’anno accademico 2019/2020 gli studenti iscritti nelle scuole regionali toscane (tenendo conto di tutti i gradi: dall’infanzia alle superiori) erano circa 475.564. Utilizzando il simulatore di distanziamento messo a punto dalla Regione non ci dovrebbero essere problemi a garantire un rientro a settembre in totale sicurezza per tutti gli studenti nelle oltre 22 mila classi a disposizione dei 2790 edifici presenti sul territorio regionale.

L’applicativo della Regione ha censito 22 mila classi e 2790 edifici

Impostando infatti il parametro di 1,80 mq/alunno, quello classico, il minimo raccomandabile, ben oltre 5 mila alunni avrebbero spazi e aule a loro dedicate nel pieno rispetto del distanziamento selezionato. Molti di più dei possibili iscritti al prossimo anno accademico.

Sarà anche necessario prevedere un distanziamento tre le cattedre e i banchi, e tra gli altri arredi, e questo potrebbe scompensare un po’ il simulatore. Soprattutto occorre tenere presente che l’applicativo regionale funziona per numeri assoluti. Numeri che devono necessariamente confrontarsi con le realtà territoriali.

Volendo prendere alla lettera i numeri dell’applicativo, ad esempio, a Barga le aule con lo stesso parametro di distanziamento usato precedentemente, sembrerebbero non essere sufficienti per accogliere gli oltre 1500 studenti iscritti alle scuole dello splendido borgo medievale della Garfagnana. Lo stesso accade ad Aulla, in Lunigiana. Ma si tratta comunque di un simulatore, anche prendendolo alla lettera quando i numeri non tornano (ovvero quando risultano più studenti di quelli previsti mantenendo il parametro indicato di distanziamento) non tornano di poche unità. E poi ci sono le aule non ordinarie, i laboratori che potrebbero essere deputati a luoghi per le lezioni semmai ce ne fosse bisogno e gli spazi pubblici che le pubbliche amministrazioni ma anche le Università (come quella di Pisa) hanno spontaneamente messo a disposizione dei dirigenti scolastici per agevolarli nella programmazione accademica: auditori, sale comunali, scuderie.

Amministrazioni pubbliche e Università hanno messo a disposizione i propri spazi per il rientro in classe qualora ce ne fosse necessità

Soluzioni d’emergenza, bene che ci siano, ma cui fortunatamente sembra non sarà necessario ricorrere.  L’edilizia scolastica regionale, nel suo complesso, gode di buona salute e dal monitoraggio condotto dall’Ufficio scolastico della Regione oltre il 65% degli istituti toscani non hanno avuto bisogno di interventi in vista della prima campanella a settembre, per il restate 35% sarà sufficiente spostare qualche banco

La scuola post covid: le prospettive

Il distanziamento fisico resta primario, ma che la scuola post covid debba essere una scuola capace di adattarsi in fretta, anche negli spazi, è un appello-raccomandazione che arriva da più parti. Alcune realtà amministrative di sono mosse proprio a questo scopo, a Prato, ad esempio, sarà pronta entro un anno una scuola di legno realizzata pensando proprio alla possibilità di rendere flessibili gli spazi in base alle necessità , spazi che nascono per essere modulabili.

Certo era un progetto che gli studenti pratesi si ritroveranno a prescindere dalla contingenza, le fasi progettuali erano iniziate già prima dell’emergenza e questo ha permesso di accelerare le tempistiche.  Ma si tratta di una soluzione, indubbiamente all’avanguardia cui guardare con attenzione anche per futuri progetti di edilizia scolastica: molti delle scuole italiane sono state costruite prima del 1970 (fonte Miur). Allora era impossibile pensare a spazi “modulabili”.

Ma erano (ben) altri tempi è molto è stato fatto per migliore i luoghi dove i nostri ragazzi mettono le basi per il proprio avvenire (e con loro, la comunità stessa) ad esempio per l’efficientamento energetico e per dotare gli immobili del certificato di collaudo sismico.

Inoltre, se c’è una cosa che è emersa con forza in questa emergenza sanitaria, è che la scuola è un interesse collettivo. Ovvio, ma non scontato. Mai come in questi mesi è tornata al centro del dibattito pubblico, imponendosi prepotentemente, come giusto che sia, condizione necessaria e sufficiente per il benessere dell’intero Paese. In alcuni casi è emersa anche la volontà della pubblica amministrazione di unire le forze avendo come unico obiettivo garantire un rientro in sicurezza agli studenti.

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