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I nuovi robot manipolari ispirati alla proboscide dell’elefante

I ricercatori prenderanno ispirazione della proboscide dell’elefante africano per realizzare un manipolatore robotico, capace di garantire l’interazione anche con oggetti piccoli e delicati 

elefante

Un progetto finanziato con 3,5 milioni di euro dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto Italiano di Tecnologia a Pontedera, punta a studiare la proboscide dell’elefante per generare nuovi robot manipolatori, da utilizzare in futuro nell’industria manifatturiera e alimentare ma anche nell’assistenza di anziani e disabili.

Lo studio si chiama ‘Proboscis’ ed è condotto da un team composto dall’Università di Ginevra, l’Università di Gerusalemme, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’azienda britannica Photocentric.

I ricercatori studieranno l’anatomia di una proboscide particolare per versatilità, agilità, forza e sensibilità: si tratta di quella dell’elefante africano di savana di cui un esemplare è conservato all’Università di Ginevra. La proboscide sarà esaminata con tecniche di microscopia episcopica ad alta risoluzione e la sua struttura sarà ricostruita per la prima volta in dettaglio in 3D. 

Le sue caratteristiche saranno investigate anche osservando direttamente l’elefante nel suo habitat naturale, in collaborazione con centri di ricerca in Sud Africa. Tutte le informazioni raccolte serviranno poi a progettare un manipolatore robotico che avrà il corpo costituito da attuatori soft a rigidezze variabili e un sistema sensoriale tattile avanzato, capace di fornire le informazioni necessarie agli algoritmi di controllo. La proboscide robotica sarà poi ricoperta da una pelle artificiale ispirata alla pelle rugosa dell’elefante, sensibile e resistente a condizioni ostili quali alte temperature e polvere. L’estremità sarà ricca di sensori per garantire un’interazione fine con oggetti piccoli e delicati.

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