Senza più pici all’aglione e addio anche ai testaroli della Lunigiana: la cucina toscana ha rischiato di perdere due dei suoi piatti tipici. Ma aglione e grano 23 sono stati per fortuna salvati dall’estinzione attraverso l’iscrizione nel Repertorio regionale e all’Anagrafe nazionale dell’agrobiodiversità, il primo importante passo per la loro messa in sicurezza.
La Regione Toscana ha infatti attivato il sistema di salvaguardia della biodiversità agricola necessaria a mantenere in vita specie a rischio, grazie all’azione integrata di banche del germoplasma e dei cosiddetti “coltivatori custodi”. Una rete di protezione che ad oggi coinvolge ben 700 varietà di frutta, ortaggi, cereali, foraggi autoctoni e razze animali autoctone.
Agricoltori al lavoro in Val di Chiana e Lunigiana per difendere i prodotti locali
Oltre a condire i pici toscani, l’aglione è riconosciuto come “prodotto tradizionale agroalimentare” a livello nazionale. Non va confuso però con l’aglio. Ha resistito al tempo grazie al lavoro degli agricoltori della Val di Chiana toscana e umbra. Il suo recupero e valorizzazione è recente ed era tra le specie a rischio estinzione. Come il Grano 23 (o “Avanzi 3”), una varietà di frumento utilizzato in Lunigiana per panigacci e testaroli. Oggi, diversi operatori hanno manifestato un forte interesse a recuperare una filiera locale che utilizzi farina di un grano autoctono, tradizionalmente coltivato in diverse zone dei comuni di Pontremoli, Filattiera e Fivizzano, nonché nelle zone a maggiore altitudine come Zeri.
Dal rischio estinzione a volano per il rilancio economico
Il prossimo obiettivo, come ha spiegato la vicepresidente e assessora all’Agroalimentare Stefania Saccardi, è “immettere queste varietà in un circuito produttivo. La loro presenza non solo può sostenere attività di rilancio economico, specie nelle zone considerate marginale, ma anche rafforzare l’immagine della Toscana come luogo di qualità grazie all’equilibrio fra ambiente, agricoltura e attività dell’uomo, un vero e proprio agroecosistema”.
Valorizzare il patrimonio di biodiversità “è elemento irrinunciabile della nostra strategia – ha aggiunto Saccardi – per garantire l’identità di un territorio, la sua cultura rurale, il lavoro degli agricoltori che ci vivono e delle loro comunità”.