Alberto Locchi è da sei anni il presidente della Misericordia San Pietro Martire di Campo di Marte, fa il volontario in ambulanza da oltre 40 anni. Nella sua esperienza, una vita intera passata a soccorrere le persone, si è trovato ad affrontare anche eventi molto tragici come la tragedia nella galleria di Melarancio nell’83 in cui rimasero uccisi 11 bambini o la strage dei Gergofili. In questi giorni si trova ad affrontare come tutti l’emergenza Coronavirus facendo turni su un’ambulanza dedicata ai casi sospetti di contagio. Ecco la nostra intervista.
Ciao Alberto, è dal ’77 che affronti emergenze in ambulanza, una cosa come questa ti era mai capitata?
No questa è un’emegenza irripetibile, grazie a Dio e credo che non sia mai successa a nessuno di quelli che fanno soccorso in questo momento a Firenze, neanche a quelli della vecchia guardia. È un banco di prova definitivo per tutti.
Siamo tutti un po’ in ansia comprensibilmente, quali sono i problemi più grossi che state affrontando voi come Misericordia?
Il problema più grosso è la motivazione dei volontari, cercare di farli sentire sicuri, questo cozza con le possibilità che noi abbiamo. Basterebbe una semplice mascherina, ma non abbiamo più mascherine e questo è un problema immenso. Tutte le Misericordie fiorentine, la pubblica assistenza e la Croce Rossa hanno carenza di mascherine. Io credo che la nostra autonomia sia di 4-5 giorni se non ne arrivano di nuove e credo che non ne arriveranno di nuove.
Il problema più grosso è anche che ancora non si sa effettivamente in che modo questo virus si propaghi, non c’è uno studio scientifico adesso che abbia la certezza della distanza corretta da mantenere, al di là di quello che dice il governo
Sono perfettamente d’accordo, sembra che sia stato pubblicato uno studio, tutto ancora da verificare, secondo il quale il virus rimanga in sospensione tre ore e si propaghi per almeno quattro-cinque metri. Quindi ogni presupposto per ora stabilito potrebbe andare a farsi friggere. Detto questo io sono anche abbastanza fatalista, il mio ruolo è quello di andare a soccorrere le persone, mi proteggo per quello che mi da la scienza ora cioè mascherine e protezioni individuali ma personalmente io metto in conto di potermi ammalare. Perché nel momento in cui non mettessi più in conto di potermi ammalare considerando che il sistema di soccorso nazionale prevede massivamente l’uso di volontari si bloccherebbe tutto il sistema. Io credo in questo sistema quindi corro il rischio.
Come Misericordia cosa state facendo in questo periodo?
Proseguono tutti quei servizi che anche se c’è il Coronavirus i nostri pazienti ci chiedono cioè i trasporti ordinari, le dimissioni dagli ospedali, i servizi sociali cioè i trasporti nei centri di recupero funzionale, l’assistenza agli anziani, il servizio di emergenza di base e a rotazione con le altre associazioni del territorio fiorentino i turni con l’ambulanza dedicata ai pazienti con sospetto di Coronavirus. Proprio oggi abbiamo iniziato un servizio rivolto alla cittadinanza per aiutarli nella quotidianità, i nostri volontari andranno ad aiutare chi non può uscire, chi non può fare la spesa o altre piccole mansioni.
Nei giorni precedenti è stato detto che tutte le operazioni o visite che potevano essere rimandate sarebbero state posticipate, c’è stata una flessione nella richiesta dei servizi?
C’è stata perché il servizio sanitario ha contratto i suoi servizi come analisi e visite, tutte le operazioni chirurgiche ospedaliere non indispensabili e a caduta tutto il resto è andato a diminuire.
Dicono che i prossimi 10 giorni saranno i peggiori, cosa ci possiamo augurare?
Di essere pronti ad affrontarli con coraggio, questo te lo posso dire serenamente ma con estrema obiettività. Cerchiamo di essere uniti, sicuramente saranno i peggiori, speriamo che i medici e gli infermieri siano pronti a riceverli. Speriamo e questo è un augurio per tutti che pochissimi volontari si debbano ammalare del Coronavirus.