Il Museo Novecento di Firenze rende omaggio a uno dei più grandi esponenti della fotografia del Novecento, Robert Mapplethorpe attraverso un confronto inedito con gli scatti di Wilhelm von Gloeden e alcune immagini dei Fratelli Alinari.
Tra i due artisti passa quasi un secolo von Gloeden è morto a Taormina nel 1931, mentre Mapplethorpe è nato a New York nel 1946, ma le loro opere ancora oggi si parlano.
L’esposizione “Beauty and Desire” aperta fino al 14 febbraio 2024 ospita opere che svelano il ricorrere di temi comuni tra i due, motivi che attraversano gli anni e giungono fino a noi, ponendosi come spunti di riflessione su come arte, morale e spiritualità cambino e si evolvano nel tempo e nella loro reciproca relazione.
La mostra, organizzata a quarant’anni di distanza dall’esposizione del Palazzo delle Cento Finestre del 1983 che fece conoscere a Firenze l’opera del fotografo statunitense, mette in luce il legame di Robert Mapplethorpe con la classicità, nonché il suo approccio scultoreo al mezzo fotografico.
Il profondo interesse per l’antico, la passione per i maestri che lo hanno preceduto e l’attenta comprensione della statuaria, in particolare dell’opera di Michelangelo, sono delle costanti nella ricerca dell’artista.
“Se fossi nato cento o duecento anni fa, forse sarei stato uno scultore, ma la fotografia è un modo molto rapido di vedere, di fare una scultura” ha scritto Robert Mapplethorpe.
Appassionato collezionista di fotografie, Mapplethorpe conosce l’opera del barone Wilhelm von Gloeden, con la quale ha forse la possibilità di confrontarsi ampiamente anche agli inizi degli anni Ottanta, grazie ai contatti con il gallerista Lucio Amelio e a un soggiorno a Napoli, durante il quale si misura inoltre con la potenza disarmante delle rovine.
Von Gloeden, tra i pionieri della staged photography, celebra nelle sue composizioni un ideale richiamo al passato, concepito quale inesauribile bacino di soggetti e suggestioni: un segno stilistico unico, che lo rende ancora oggi un’icona e costituisce un suggestivo riferimento per Mapplethorpe.
Le fotografie di Mapplethorpe e von Gloeden, pur traendo ispirazione dai canoni della classicità, sembrano condurre lungo traiettorie estetiche non scontate e a tratti perturbanti, sollevando e risolvendo interrogativi sul tema del corpo e della sessualità la cui eco risuona, a tratti immutata, nella cultura visiva contemporanea, dove la censura e il giudizio morale sono sempre pronti a mettere sotto accusa la bellezza e il desiderio.