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Majid Capovani: “Noi persone trans vogliamo essere tutelate prima di essere picchiate o umiliate”

Intervista all’attivista LGBT+ che ci racconta la storia della sua transizione e perchè è importante il DDL Zan

Majid Capovani

Viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti sociali, solo pochi anni fa sembrava impossibile il matrimonio tra persone dello sesso sesso. Per molti è difficile accettare di vivere in un mondo che sta cambiando, in cui non è più possibile mettere le persone in “scatole” nel tentativo di definirle, o impedire di valicare dei confini che sono sempre più inconsistenti.

A chi si appella a un fantomatico “politically correct” per cui “non si può più dire niente” rispondiamo che basta aprire facebook, un quotidiano qualsiasi o la televisione per vedere quanto la società in cui viviamo sia omofoba, transfobica, maschilista, razzista, abilista e ageista. Ogni giorno la cronaca riporta casi di violenza nei confronti di extracomunitari, donne, anziani, omosessuali e trans. Perchè dovremmo difendere chi odia?

Quindi no, non viviamo nell’era del politically correct viviamo in un’epoca in cui odiare sembra diventato uno sport nazionale, ma noi abbiamo scelto da che parte stare quella del rispetto di tutti gli esseri umani che siano anziani, bambini, donne, disabili, transgender, omosessuali.

La buona salute di una democrazia si misura dal modo in cui tratta le minoranze, quelle i cui diritti sono più a rischio, diritti che il DDL Zan potrebbe aiutare a difendere.

È per questo che vogliamo raccontarvi la storia di Majid Capovani giovanissimo ragazzo trans di 22 anni che studia all’Università di filosofia di Pisa ed è un attivista LGBT+.

Ciao Majid! Ti va di raccontarmi quando hai capito che volevi affrontare un processo di transizione?

I miei primissimi ricordi risalgono a quando avevo circa quattro anni e già in quel periodo avevo una percezione chiara di quello che era la mia identità. Chiaramente non conoscevo la definizione di transgender. Preferivo giochi o vestiti associati al genere maschile, anche se ora sono dell’idea nè vestiti nè giochi abbiano un genere. Non mi facevo tanti problemi anche perchè i bambini piccoli hanno un po’ tutti la stessa fisicità. Ho cominciato a risentire del rapporto con il mio corpo nel periodo della pubertà tra gli 11 e 15 anni. Lì ho capito che c’era qualcosa che non andava, sentivo una discrepanza tra la mia identità di genere e il modo in cui si stava sviluppando il mio corpo. Mi guardavo allo specchio, vedevo un corpo femminile e pensavo che non volevo essere una ragazza, volevo essere un ragazzo.

quando ho scoperto su Internet l’esistenza del termine transgender è stata un’illuminazione, perchè ho capito che quello che sentivo e che provavo aveva un nome, che non ero l’unico e non c’era niente di sbagliato

Poi cos’è successo?

Per tanto tempo ho pensato di essere sbagliato perchè non avevo modelli di confronto, non avevo definizioni in cui riconoscermi. È per questo che sostengo che i termini o quelle che possono sembrare etichette siano così importanti perchè danno un senso di appartenenza, permettono di dire a una persona: io sono questo. Verso i 15 anni quando ho scoperto su Internet l’esistenza del termine transgender è stata un’illuminazione, perchè leggendo la definizione ho capito che quello che sentivo e che provavo aveva un nome, che non ero l’unico e non c’era niente di sbagliato.

Verso i 16 anni ho deciso di cominciare un percorso di transizione che è partito a 17 anni. Nel mio caso sapevo che avevo bisogno di un percorso medicalizzato, anche se è importante dire che non tutte le persone trans sentono questo bisogno. Ci sono persone che non vogliono intraprendere una terapia ormonale o che la vogliono intraprendere ma non vogliono sottoporsi a interventi, non per questo sono meno trans di altre. Io sentivo il bisogno di intraprendere la terapia ormonale e poi sottopormi all’intervento di mastectomia cosa che ho fatto lo scorso dicembre. Adesso mi sento completo e in pace.

La cosa che mi ha colpito di più nelle tue stories su Instagram è il fatto che c’è stata una psichiatra che sembrava volerti obbligare a fare un processo di transizione completo, quando in realtà ogni persona può decidere di cambiare il proprio corpo come desidera e la legge tutela le sue scelte. Il fatto che nella sanità italiana ci sia questa “confusione” mi ha un po’ scioccata

Purtroppo in generale le figure mediche non sono quasi mai preparate a interfacciarsi con persone trans. Io ho amici che studiano medicina all’Università e mi dicono che di queste cose non si parla mai. Le persone trans sono ignorate nonostante molte di loro affrontino un percorso di transizione e abbiano bisogno di molte visite. Per il percorso di transizione in Italia è obbligatorio fare prima un iter psicologico in cui viene rilasciata una diagnosi di incongruenza di genere che serve per accedere sia alla terapia ormonale che agli interventi chirurgici. Non basta vedere solo uno psicologo o una psicologa ma bisogna passare anche per uno psichiatra. Io ne ho visti due, quella dell’ospedale che lavora quotidianamente con persone trans nel reparto di incongruenza di genere mi ha fatto pressioni per effettuare l’intervento di isterectomia cioè la rimozione dell’utero e lo ha fatto dandomi informazioni che si sono rivelate false. Come il rischio di andare incontro a tumori, una cosa che si credeva anni fa ma che ricerche mediche internazionali hanno smentito. Non c’è infatti nessuna correlazione tra terapie ormonali e tumori all’utero. Mi ha fatto un vero e proprio terrorismo psicologico.

Majid Capovani

Oltretutto io avevo chiesto la possibilità di poter fare la crioconservazione degli ovuli e lei mi ha detto che in Italia questa procedura non è possibile, un’altra cosa che poi ho scoperto essere falsa. Non potevo ribattere o impuntarmi perchè quella psichiatra doveva autorizzarmi o meno alla visita endocronologica e a iniziare la terapia ormonale quindi sono dovuto stare zitto. Psicologicamente è molto pesante, perchè ci troviamo nelle mani di persone che spesso non sono minimamente preparate. Il mio non è un caso isolato, ho raccolto molte testimonianze simili alla mia che sono veramente agghiaccianti. Nessuno è obbligato a un determinato trattamento sanitario contro la sua volontà, anche perchè queste sono operazioni molto delicate.

Hai fatto un intervento molto interessante all’ultimo Pride a Pisa, hai detto “Noi non vogliamo essere tutelati quando siamo già stati picchiati e insultati” questo mi ha fatto riflettere su quanto sia importante che sia approvato il DDL Zan, questa legge che si sta in questi giorni dibattendo con così tanta fatica

È una legge assolutamente necessaria con tutti i suoi limiti e le sue lacune, perchè potrebbe essere migliorata, ma è comunque un passo avanti. L’Italia è uno dei pochi paesi a livello europeo che non ha ancora leggi di questo tipo mentre tutti gli altri ce l’hanno. Bisogna tener conto che comunque sono tutte leggi che vanno ad agire quando determinati reati d’odio si sono già verificati. C’è anche una parte preventiva però il cuore è molto più punitivo. Una persona non vuole vedersi tutelata solo quando è stata già aggredita, che si tratti di un insulto o di un pestaggio. Casi di omofobia o transfobia ci sono quotidianamente anche se non sempre si leggono sui giornali. Oltre a una legge punitiva occorrono soprattutto delle strategie di prevenzione. La cosa importante è che ogni persona che sia LGBT+ o che faccia parte di altre categorie marginalizzate sia tutelata per evitare che vada incontro ad aggressioni. Occorre educare la società alle differenze anche se questa parola non mi piace, diversi da chi? Da cosa? Diciamo educare alle caratteristiche di ogni persona.

Bisognerebbe far capire alle persone che il mondo è una varietà infinita di possibilità e questa è sempre una ricchezza non sarà mai un disvalore

Esatto spesso tendiamo a ragionare in termini di bianco e nero, buono e cattivo, in un’ottica di dualismo. Stiamo perdendo la capacità di pensare alla complessità delle cose, si cerca sempre di riportare tutto a schemi semplificati che vanno a snaturare la realtà perchè il mondo è complesso, pieno di sfumature, gli esseri umani non sono codici bianri di un computer. Ognuno di noi deve essere libero di vivvere la propria vita senza sentirsi minacciato solo per il fatto di esistere così com’è. I cambiamenti fanno sempre paura e si incontrano sempre resistenze, i “colpi di coda” del pensiero dominante che è esistito fino ad oggi.

Majid Capovani
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