È il 6 dicembre 1980 e una band di quasi adolescenti che rispondono ai nomi di: Francesco Calamai, Gianni Maroccolo, Ghigo Renzulli, Antonio Aiazzi e Pierò Pelù sale sul palco (altro 30 centimetri) della Rokkoteca Brighton di Settignano, in provincia di Firenze, che altro non è che la cantina della Casa del Popolo. La sala è stracolma di gente circa 200 persone e quasi non si respira anche perchè tutti fumano. Si racconta che Piero si gettò più volte sulla folla facendo stage-diving ma che verso la fine il pubblico stanco di sorreggerlo si aprì facendolo cadere rovinosamente a terra.
Nasce così con un concerto avvolto dalla leggenda la carriera di una delle più longeve e importanti rock band italiane: i Litfiba. Esattamente 40 anni dopo i membri della band ricordano quegli anni elettrici pieni di energia che dettero vita alla New Wave fiorentina che poi avrebbe cambiato per sempre la musica italiana.
Il racconto del concerto del 6 dicembre 1980
Piero Pelù in una lunga conversazione su Controradio con Bruno Casini e Jimmy Tranquillo ha dichiarato: “Il concerto fu strepitoso per intensità, fu talmente intenso quel concerto e quella serata, carico di tutto, per una band di 18 enni, io non aspettavo altro che tuffarmi sul pubblico. Poi ci ho messo due giorni per riprendermi. Appena mi svegliai arrivò la notizia orribile della morte di John Lennon e ho sempre collegato le due cose. Lennon significava tutto per tutti noi, per la musica. La Rokkteca Brighton era uno scantinato, alcuni ragazzi tra cui Nicola Vannini il cantante dei Diaframma, Andrea e un altro socio avevano chiesto alla Casa del popolo di Settignano l’uso dello scantinato. Oggi non te lo darebbero neanche per fare una tombola in famiglia perchè c’era una sola scala stretta, che era l’accesso di entrata e uscita, non c’erano uscite di sicurezza. Si era sparsa la voce di questa nuova band, era un sabato, pioveva, c’era il ponte con l’8 di dicembre, andò sold out, la gente rimase fuori, non si respirava, poi allora tutti fumavano. Quando ho visto quella compattezza sotto al palco ho pensato che era la volta buona che potevo buttarmi sul pubblico. L’ho fatto molte volte, ma alla quarta volta si sono aperti bastardi. Eravamo una grossa tribù che si stava allargando a dismisura.”
Antonio Aiazzi il tastierista in un’intervista a Rockol.it ha raccontato: “Per la serata preparammo otto o nove brani, tutti originali tranne una cover [“W.X.J.L. Tonight” degli Human League, da “Travelogue” del 1980]. Il pubblico era composto essenzialmente da ragazzi dei licei di Firenze, molti dei quali nostri amici. Lo spazio dove ci fecero suonare era uno stanzone sotto la Casa del Popolo di Settignano, che era gestita dall’allora cantante dei Diaframma, Nicola Vannini. Settignano è un paesino sulle colline che circondano Firenze, un posto piuttosto fighetto, ma la Rokkoteca non lo era affatto. Il concerto fu una specie di sabba. Dal punto di vista del suono, non si capiva niente. Ad un certo punto mi trovai a iniziare con la mano destra una canzone e con la sinistra un’altra. Piero si gettò sul pubblico, che si spostò, facendolo atterrare sul pavimento. Le casse dell’impianto erano impilate l’una sull’altra, e le continue spinte dei ragazzi del pubblico rischiavano di farcele cadere addosso. Io suonavo un Siel Orchestra e una tastiera Yamaha. Mi ricordo ancora le facce degli amici che avevo davanti. Più che un concerto, sembrava la mischia di una partita di rugby.”
Ghigo Renzulli nel suo libro “40 anni da Litfiba” invece la ricorda così: “Eravamo eccitatissimi…era il primo concerto della nostra band! Il locale era piccolissimo, con circa 200 persone stipate e un palco microscopico, altro trenta centimetri, dove entrammo a fatica. Antonio (Aiazzi) suonava con le tastiere fuori dal palco, accanto alle casse dell’impianto. Quella sera il locale era stracolmo di gente, tutti attaccati l’uno all’altro. Mentre suonavamo faccia a faccia con il pubblico, chiunque avrebbe potuto mettere le mani sulla mia chitarra. Antonio se la passò peggio perchè per metà concerto, oltre che suonare, dovette reggere con una mano le casse dell’impianto, per evitare che cascassero per terra per gli spintoni della folla. Io a un certo punto, a causa di uno spintone di un tizio di fronte a me, persi il plettro, che mi cascò per terra. Chiaramente, da incosciente, ne avevo portato uno solo e appena finì il brano posai la chitarra e mi tuffai in mezzo alle gambe del pubblico a cercarlo. Dopo poco riuscii a trovarlo e venni fuori dalla mischia con il plettro in mano gridando: Trovato! Trovato! Anche Piero si tuffò diverse volte sul pubblico; era una bolgia satanica che ci fece fare un gigantesco bagno di sudore, ma che ci dette anche un’estrema soddisfazione. La band si era sverginata e lo aveva fatto alla grande”.
La scaletta
Il concerto vide un set della durata complessiva di 40 minuti e con pochissimi brani in italiano. Questa la scaletta della serata: Litfiba, Your Body, A Satana, Mars, Under The Moon, In my Head, Il Segnale (Elettroflash), H.L.!, Rock toYou Mother (Control), After Death, Tonight, (reprise Under the Moon).