Gli investimenti, italiani e stranieri, in Toscana continuano a crescere anche in questo difficile 2020 pandemico e fanno bene anche al tessuto delle tante piccole e medie imprese.
È la dimostrazione che il modello di attrazione messo in campo dalla Regione dimostra dunque di funzionare. Grazie a Invest in Tuscany infatti dal 2010 la Toscana si è dotata di un ufficio che si dedica appositamente a portare opportunità di investimento sul territorio.
I dati sono stati resi noti oggi nel corso di un incontro online dedicato proprio ai dieci anni di attività dell’ufficio regionale, a cui ha partecipato anche il sottosegretario allo sviluppo economico Giampaolo Manzella, che presiede anche il Comitato interministeriale degli investimenti esteri (Caie).
Dal 2015 ad oggi è un trend in crescita
Il trend, probabilmente sottostimato, dal 2015 ad oggi rivela una crescita costante di investimenti in Toscana, non solo stranieri: 35 per 1,4 miliardi il primo anno, 68 per 2,5 miliardi nel 2016, 97 investimenti per 2,3 miliardi di euro nel 2017, 99 per 1,9 miliardi nel 2018 e 104 per 2,7 miliardi nel 2019.
Anche nel 2020, con dati ancora parziali, stati registrati 52 investimenti – il 56% italiani e il 44% stranieri – per un valore complessivo di circa un miliardo di euro. Si tratta per poco più della metà acquisizioni, per poco meno di un terzo espansioni di aziende che già operavano, per il 15% di nuovi investimenti. Come il nuovo stabilimento della Fendi Factory a Bagno a Ripoli, l’inaugurazione virtuale del nuovo centro logistico Ups a Prato, il riscatto congiunto di Inso dalla procedura di amministrazione straordinaria tramite Fincantieri e Sici Sgr, con un coinvolgimento indiretto della Regione.
La Toscana può essere un modello per le altre regioni
“L’attrazione degli investimenti esteri per il Governo è un perno essenziale della strategia Next Generation e di politica industriale – ha dichiarato il sottosegretario Manzella – le multinazionali vengono in Italia per la qualità del capitale umano, nonostante trovino difficoltà legate alle infrastrutture e alla burocrazia. Nel Next Generation ci sarà un pacchetto sugli investimenti esteri e noi vogliamo partire dal modello della Toscana per adattarlo anche alle altre regioni, perché dare assistenza sul territorio a chi vuole investire è fondamentale. La Toscana in questo senso è una best practice e un modello che vogliamo riproporre.”
La Toscana infatti è una regione dove le multinazionali, da sempre presenti, sono cresciute molto negli ultimi dieci anni. Questa spinta nella quantità e nella qualità degli investimenti ha avuto poi un effetto traino per le piccole e medie imprese, che nella regione sono il 95% di tutte le aziende e che hanno potuto affacciarsi con i loro prodotti sui mercati stranieri o lavorare nell’indotto.
Oggi in Toscana sono presenti in Toscana 785 società che appartengono a 573 gruppi a controllo estero, in crescita rispetto a due anni fa quando erano, rispettivamente, poche più di settecento e cinquecento. Il 59% fa capo all’Unione europea, il 17% all’America settentrionale e il 9% all’Asia orientale. Per numerosità delle imprese il primo paese investitore sono gli Stati Uniti (144 società), seguiti dalla Francia (130) e dal Regno Unito (73).
I settori dove si concentrano gli investimenti
Dove si investe di più? Nel 2020 il settore della moda guida la classifica con il 29%, seguito da scienze della vita (17%), turismo (15%) e mercato immobiliare (10%). A trainare è l’area fiorentina, dove si concentra il 44% degli investimenti, seguita da Pisa (17%), Arezzo (13%) e Siena (6%).
Tra il 2018 e il 2020 sono stati firmati una quarantina di protocolli d’intesa tra Regione, amministrazioni locali ed imprese e negli stessi tre anni Invest in Tuscany ha fornito assistenza a circa sessanta progetti di investimento. Nel periodo di lockdown oltre novanta sono stati gli incontri in videoconferenza con aziende a controllo estero.
In questa fase di rallentamento l’attività si è concentrata sull’assistenza e l’attività di relazione con imprese già presenti nella regione, in modo da favorire progetti di espansione e scongiurare possibili disinvestimenti. Ma si è lavorato anche sulla comunicazione, per rilanciare l’immagine di un territorio ricco di opportunità.