Per la prima volta sono esposti in un’unica sede i nove busti in bronzo di Michelangelo, attribuiti a Daniele da Volterra.
La Galleria dell’Accademia di Firenze ospita l’esposizione “Michelangelo: l’effigie in bronzo di Daniele da Volterra”, realizzata con la sponsorizzazione di Intesa Sanpaolo – con i musei Gallerie d’Italia, e Intesa Sanpaolo Innovation Center.
Obiettivo della mostra come ha dichiarato Cecilie Hollberg direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze è dare un contributo scientifico rispetto al complesso rapporto tra originali e derivazioni, cercando di rispondere a quesiti ancora aperti grazie anche all’utilizzo di strumenti altamente tecnologici e innovativi.
Il problema della cronologia e della fusione delle effigi bronzee di Michelangelo è infatti rimasto da tempo nell’ambito degli studi di storia dell’arte un punto da chiarire, sussiste infatti una sostanziale incertezza circa la provenienza dei numerosi esemplari esistenti.
I ritratti di Michelangelo
Insieme alle tre opere già conservate a Firenze alla Galleria dell’Accademia, al Museo Nazionale del Bargello e a Casa Buonarroti, ci saranno importanti prestiti da vari musei internazionali e italiani come: il Musée du Louvre e il Musée Jacquemart-André a Parigi, l’Ashmolean Museum a Oxford, i Musei Capitolini a Roma, il Castello Sforzesco-Civiche Raccolte d’Arte Applicata a Milano e il Museo della Città “Luigi Tonini” a Rimini.
Daniele Ricciarelli, detto da Volterra (1509 – 1566), fu allievo di Michelangelo e a lui era legato da profonda amicizia tanto da essere presente alla morte del maestro nella casa romana a Macel de’ Corvi, il 18 febbraio 1564.
Leonardo Buonarroti, nipote di Michelangelo, gli commissionò, subito dopo, due ritratti in bronzo dello zio e all’incarico dell’esecuzione di questi due busti si aggiunse una terza richiesta avanzata dall’amico e antiquario Diomede Leoni.
Il da Volterra morì nel 1566 senza aver rifinito le tre teste promesse a Buonarroti e a Leoni, come risulta dai documenti, redatti a partire dal giorno dopo la sua morte.
“L’inventario, datato al giorno dopo la sua morte, – scrive la direttrice Cecilie Hollberg – riporta quanto riscontrato nella sua casa a Macel de’ Corvi e tra vari oggetti d’arte vengono elencate «Due teste de mitallo con li pecti de Michelangelo … Item una testa de’ bronzo di Michelangelo con il busto». Ma quali sono questi tre busti? La mostra ne presenta nove che si contendono il primato in base a disparate e contraddittorie teorie formulate da generazioni di studiosi. Nonostante nei secoli vi siano stati vari tentativi di identificare le provenienze dei tanti busti esistenti, di creare famiglie o genealogie, a oggi ancora non abbiamo una risposta convincente.”
Le “teste” di Michelangelo anche in 3D
Per questo progetto espositivo tutti gli esemplari presenti sono stati sottoposti ad un’intensa campagna di analisi non invasive con sofisticati strumenti di ultima generazione e con metodologie innovative.
Sono state condotte indagini scientifiche mai realizzate in precedenza su queste opere, come le analisi geologiche delle terre di fusione o quelle nucleari (XRF) per determinare la natura e la composizione delle leghe di metallo.
Nella campagna è stato coinvolto Mario Micheli professore di storia e tecnica del restauro presso l’Università Roma Tre, noto esperto del settore che ha lavorato già sui bronzi di Riace e sulla lupa capitolina.
Ogni testa è stata digitalizzata e stampata in 3D in resina in scala 1:1, grazie a Factum Foundation for Digital Technology in Conservation, ed è stata digitalmente “mappata” nei punti chiave e nelle corrispondenze, sovrapposta e confrontata in un lavoro di ricerca unico nel suo genere, che ha unito per la prima volta l’esperienza digitale al rigore accademico nell’individuazione delle opere originali, nominate nell’inventario della casa abitata da Daniele da Volterra, e della “genealogia” delle varianti da loro derivate.
Lunedì 21 febbraio: il convegno internazionale
Lunedì 21 febbraio 2022, in una giornata di studio organizzata per questa occasione si riuniranno i maggiori esperti mondiali.
Lo scopo principale della mostra, che rimarrà aperta fino al 19 giugno 2022, è proprio quello di produrre il primo catalogo scientifico delle effigi in bronzo attribuite a Daniele da Volterra, edito da Mandragora, che uscirà dopo la giornata di studi, dove confluiranno le ricerche finora eseguite e i risultati delle indagini diagnostiche, fornendo uno strumento indispensabile per gli studi in questo campo.
Tra i risultati attesi, c’è inoltre quello di allestire un’accurata genealogia delle varianti derivate dai busti di Michelangelo, individuando per quanto possibile provenienza e caratteristiche delle varie esecuzioni.