E’ ancora incerta la realizzazione di un film sulla figura di Dante Alighieri, più volte annunciato ma ancora non arrivato ai nastri di partenza, mentre è da poco iniziato il 2021, l’anno che celebrerà i 700 anni dalla morte del sommo poeta. A voler realizzare il film è Pupi Avati, regista bolognese dalla carriera fatta di tanti successi e film rimasti nella storia del cinema, da La casa dalle finestre che ridono a Una gita scolastica, da Festa di laurea a Regalo di Natale, da Storia di ragazzi e di ragazze a Il papà di Giovanna e del quale, proprio in questi giorni, esce sulle piattaforme in streaming il film Lei mi parla ancora, che vede protagonisti Renato Pozzetto e Stefania Sandrelli, racconto della vita di un uomo rimasto vedovo dopo sessantacinque anni di matrimonio e che, grazie alla scrittura di una biografia, porta avanti il suo rapporto sentimentale con la moglie scomparsa.
Un film, quello su Dante Alighieri, che il regista sente quasi come un dovere civico realizzare, ”Gli italiani dovrebbero richiedere a gran voce un film su Dante, pretenderlo”, ha dichiarato nel corso della 25esima edizione de Capri, Hollywood – The International film festival, che si è tenuto online su Mymovies.it, fino al 2 gennaio scorso. Perché di Dante è già stato raccontato al cinema, ma non è stata ancora realizzata una biografia che ne mettesse in luce la vita interiore, i sentimenti, il dolore. Sono proprio questi stati d’animo ad aver acceso la fiammella nel regista. ”Fino a trent’anni avevo odiato Dante, come tutti quelli che si sono visti proposti i classici dalla scuola nel modo peggiore. Suggerisco a tutti un percorso: leggere per prima cosa la Vita Nova. Molte cose sono misteriose in Dante, di cui non abbiamo come è noto neppure un manoscritto. Credo che debba gran parte della sua poetica al dolore, la più grande scuola della vita. Basti ricordare che a 5 anni perse la madre, poi l’ingiustizia dell’esilio. Io mi ci sono accostato con estrema umiltà ed ho trovato la “password narrativa” in Boccaccio, il primo suo commentatore. Ed anche il primo che andò a Ravenna a incontrare la figlia, suor Beatrice, custode della tomba paterna, portando il risarcimento per le cattiverie subite dai fiorentini”.
E ad interpretare la “password narrativa” sarà Sergio Castellitto, nelle vesti di Giovanni Boccaccio, che sarà chiamato a narrare vita e sentimenti dell’autore de La Divina Commedia, il poema più letto di tutti i tempi. Il film non avrà un taglio documentaristico – come affermato da Pupi Avati – ma sarà inserito in un contesto storico molto fedele, grazie alla collaborazione di accreditati storici, come Franco Cardini, Emilio Pasquini, Marco Santagata, Sivia Diacciati e gli esperti dell’Accademia della Crusca.
La produzione ha già ricevuto il via libera da Rai Cinema, ma per completare il budget utile per la realizzazione del film occorre l’ok anche da parte del Mibact, che dovrebbe stanziare 8 milioni e mezzo di euro, ma che ancora non ne ha dato conferma.
Si tratta di un film in costume, una produzione importante, che sarà girata in Toscana e in Emilia, in collaborazione con le film commission delle due regioni. “Il film è pronto, scritto con il coinvolgimento di un comitato di importanti dantisti. Rai cinema c’è ma non basta”, ha dichiarato ancora il regista. Non resta che attendere l’ok definitivo del Ministro e delle Attitività Culturali e del Turismo, e fare il tifo per Pupi Avati e la realizzazione di un film che non potrà che valorizzare un patrimonio storico e culturale che ha fatto grande Firenze, e il suo sommo poeta, nel mondo.