Fare il viticoltore a Capraia non è solo una sfida ma soprattutto un atto d’amore. Con la chiusura della colonia penale nel 1986 e l’abbandono delle terre per anni a causa di un contenzioso, solo dal duemila è comincia la riscossa dell’isola. Sempre più nel segno dell’agroalimentare e ora del vino.
Se il pioniere della viticoltura eroica fu Stefano Teofili con l’azienda agricola biologica La Piana all’inizio degli anni 2000, ora ad affacciarsi sull’isola dell’Arcipelago Toscano più lontana dalla costa si fa il nome di Antinori.
La storica famiglia, 26 generazioni dedite alla vite, è pronta a sbarcare per coltivare i terreni terrazzati destinati ad uso civico. Terre che sono state oggetto per lungo tempo di un braccio di ferro tra lo Stato e il Comune. Battaglia che si è conclusa a favore dell’ente locale. Da qui l’accordo con Antinori per tornare a vinificare.
Un progetto, secondo quanto riporta Winenews, di “mecenatismo territoriale“, paesaggistico e sociale. L’obiettivo è di impiantare le vigne per realizzare un vino per aiutare Capraia e favorire la ripartenza della viticoltura sull’isola.
In principio fu la tenuta La Piana
Ad oggi la realtà più significativa è la tenuta biologica La Piana, portata avanti oggi dai soci di Teofili, Eros e Alice Bollani e Giuseppe Gnaccarini. La Piana produce circa 18 mila bottiglie all’anno, con cinque ettari di vigneti tra vermentino, ansonica, ciliegiolo, colorino e sangiovese.
Uno splendido esempio di viticoltura eroica: le vigne sono piantate su ampie terrazze, tra muri a secco e vista mozzafiato per una vallata che degrada verso il mare. Sette anni fa ha inaugurato la prima cantina nell’isola. Era la vecchia officina meccanica del penitenziario.