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Il diamante del Granduca “ritrovato” in mostra a Palazzo Medici Riccardi

Il Fiorentino, la seconda gemma più grande al mondo, riprodotta a regola d’arte dall’abile mano di Paolo Penko

“Il Fiorentino. Il Gran Diamante di Toscana” in mostra in Palazzo Medici Riccardi

Era una pietra dalla bellezza preziosa, pronta ad affascinare al primo sguardo. Il Fiorentino, il Gran Diamante di Toscana che fu del Granduca è oggi perduto. Una mostra celebra il mistero di questo gioiello mediceo raro e prezioso al Museo di Palazzo Medici Riccardi fino al 26 gennaio 2022.

L’esposizione ne vuole ricostruire l’avventura: il percorso che lo fa essere presente lungo le strade e i percorsi della Storia. Dobbiamo gratitudine al Maestro Paolo Penko per la ricostruzione di quel gioiello di raro splendore, sparito in circostanze misteriose, e che ora possiamo in qualche modo ammirare” dichiara Letizia Perini, consigliera della Città Metropolitana delegata alla Cultura.

“Il Fiorentino. Il Gran Diamante di Toscana” è una mostra promossa dalla Città Metropolitana di Firenze, organizzata da MUS.E e curata da Carlo Francini e Valentina Zucchi, e rientra nel ciclo Cammei, una rassegna di piccole mostre dedicata alla valorizzazione delle opere e delle storie legate a Palazzo Medici Riccardi.

Condividiamo con il pubblico un affascinante capitolo della storia medicea, che prende avvio dal ritratto del Granduca Cosimo II, appena restaurato, per presentare rilevanti documenti archivistici e testimonianze iconografiche fino alla replica contemporanea del gioiello, eccellenza dell’artigianato artistico. Una mostra davvero splendente” afferma Valentina Zucchi, responsabile scientifico del museo per MUS.E.

Le six voyages de Jean Baptiste Tavernier in mostra a Palazzo Medici Riccardi

L’esposizione, infatti, trae la sua occasione dal restauro appena concluso di uno dei ritratti medicei che trovano posto nelle sale del museo, di proprietà delle Gallerie degli Uffizi: si tratta dell’effigie di Cosimo II Medici, dipinto da Domenico e Valore Casini a figura intera, in veste di damasco dorato e manto d’ermellino, scettro e corona granducale (inv. 3197-1890). Il restauro, eseguito da Rossella Lari, ha restituito alla tela le vivaci cromìe originarie e ha conferito all’opera, offuscata da depositi e vernici alterate, la luminosità e il tono celebrativo che la caratterizzavano.

Fu il Granduca Cosimo II (1621-2021), ad omaggiare la sua consorte Maria Magdalena von Hasburg, più nota come Maria Maddalena d’Austria, proprio del Diamante fiorentino: il gioiello compare infatti come ornamento d’eccezione nell’acconciatura dell’Archiduchessa in alcuni suoi celebri ritratti, fra cui quello di Giusto Suttermans, ultimato nel 1623, e quello dipinto in ambito fiorentino qualche anno prima, probabilmente dagli stessi Domenico e Valore Casini, entrambi di proprietà delle Gallerie fiorentine.

Il diamante Fiorentino, riprodotto eccezionalmente in mostra, offre pertanto l’occasione di ammirare l’elegantissima ghirlanda sul capo di Maria Maddalena, ornata dal diamante nella sua altrettanto preziosa montatura, che negli inventari sarà descritta come “un sottile serpente tutto tempestato di piccoli Diamanti, il quale colle sue branche sostiene per aria il detto Diamante”.

Il Fiorentino e Paolo Penko

La mostra propone anche altre testimonianze documentarie del gioiello, tra disegni, inventari medicei e documenti d’archivio vari, per ricostruire la storia e le vicende, ma anche l’aspetto e le caratteristiche di una delle pietre più celebri al mondo, di cui si sono perse le tracce all’inizio del XX secolo. La mostra propone inoltre una straordinaria riproduzione del gioiello mediceo, realizzata in zirconia cubica dalla bottega artigiana orafa di Paolo Penko.

Una riproduzione a regola d’arte

Grazie ad una scrupolosa ricerca iconografica e sulle tecniche antiche, Penko ha ricreato, per la prima volta al mondo, la preziosa montatura serpentinata con cui Maria Maddalena d’Austria era solita sfoggiare il diamante. Il serpente è stato realizzato con la tecnica della fusione in osso di seppia, perfettamente modellato per accogliere la riproduzione del Fiorentino in zirconia cubica. La montatura è stata impreziosita con lo stesso numero di diamanti dell’originale, ben 182 pietre taglio antico a rosetta, incastonati con piccoli frammenti di foglia argentata.

Quello che mi preme di più come responsabile dell’Ufficio Firenze Patrimonio Mondiale e rapporti con UNESCO – dichiara Carlo Francini, curatore della mostra – è valorizzare l’attività artigianale di altissimo livello portata avanti da Paolo Penko, in rappresentanza di tutto il mondo dell’artigianato artistico, e mostrare come questa grande sapienza artigiana collimi costantemente con la storia. Abbiamo ricostruito il diamante scomparso con un atteggiamento di archeologia sperimentale“.

Il Fiorentino illustrato da Paolo Penko

La storia del Fiorentino

“Il Fiorentino”, diamante di dimensioni eccezionali e di color giallo citrino era, nel XVII secolo, la seconda gemma al mondo, dopo quella appartenente all’imperatore Moghul. Acquistato nel 1601 da Ferdinando I de’ Medici, che lo comprò dal portoghese don Ludovico Castro, conte di Montesanto, fu affidato ancora grezzo al tagliatore Pompeo Studendoli, artigiano veneziano residente a Firenze, che lo lavorò per un lungo periodo, fino al 1615.

Il risultato fu uno splendido gioiello a forma di mandorla, con taglio a doppia rosa di nove lati e 127 faccette, che venne poi inserito entro una montatura a pendente altrettanto sfarzosa. Un manufatto prezioso, icona di lusso e di potere, che rimase nelle mani dei Medici fino al passaggio della Toscana ai Lorena, quando venne portato a Vienna, dove risulta fino ai primi del Novecento. Nel 1918, con il crollo dell’impero asburgico, i gioielli della corona d’Austria presero la via dell’esilio, in Svizzera: con loro partì anche il “Fiorentino” e, da allora, della “più stupenda cosa che sia in Europa”, come era stato definito dal cardinale del Monte, si sono perse le tracce.

I documenti in mostra consentono di ripercorrere le vicende di questo straordinario gioiello, a partire dalle prime lettere in cui il diamante fu proposto al Granduca Francesco I nel giugno 1579 – “la più bella cosa che venisse d’Asia giamai”, si legge,  passando per l’inventario stilato nel 1621 alla morte di Cosimo II, acquirente della pietra e committente della sua lavorazione, fino all’Inventario delle Gioie dello Stato di Toscana che Anna Maria de’ Medici, Elettrice Palatina, fece compilare nel 1741, tutti quanti custoditi presso l’Archivio di Stato di Firenze. A questi si affiancano opere grafiche che denotano l’interesse e la meraviglia suscitate dal “Gran Diamante di Toscana”.

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