Chi ama il vino, italiano o straniero che sia, ha un posto del cuore in Italia: è la Toscana, che si conferma anche per il 2021 prima meta enoturistica, superando Piemonte e Sicilia nelle scelte di viaggio.
La classifica emerge dall’edizione XVII Rapporto sul Turismo del Vino in Italia presentato dalla associazione Città del Vino. L’analisi va però oltre e tocca le note dolenti del settore: “La pandemia ha assestato un colpo durissimo al sistema enoturistico italiano, con il crollo delle visite in cantina e le ricadute sulle vendite dirette”. I numeri raccontano il tracollo: erano 15 milioni gli enoturisti nel 2019 e 2,65 miliardi di euro il giro d’affari complessivo stimato dall’Osservatorio di Città del Vino. Per pareggiare i conti serviranno due anni di tempo dalla fine della pandemia secondo l’opinione del campione di esperti: 100 addetti ai lavori selezionati tra enti territoriali, agenzie promozionali e consorzi del vino.
Il Rapporto è stato presentato dal presidente di Città del Vino Floriano Zambon, Giorgio Palmucci, presidente di Enit, Paolo Morbidoni, presidente Strade del Vino dell’Olio e dei Sapori, Nicola D’Auria, presidente nazionale Movimento Turismo del Vino, Donatella Cinelli Colombini, presidente Associazione Nazionale Donne del Vino e Ernesto Abbona, presidente Unione Italiana Vini.
La tendenza: turismo lento, a contatto con la vigna e la cultura del luogo
Tra i principali aspetti che emergono da questa indagine c’è il riposizionamento dell’enoturismo verso un’esperienza sempre più all’aperto, più in vigna che in cantina, più per piccoli gruppi che con i grandi bus e sempre più attenta alla sostenibilità e all’accessibilità dei servizi. Un enoturista rispettoso dell’ambiente e alla ricerca di esperienze attive, capaci di integrarsi con la bici, il trekking, l’arte e altre occasioni di tempo libero. Il XVII Rapporto certifica ancora una volta i grandi punti di forza dell’offerta enoturistica italiana: la ricchezza enogastronomica, la varietà di vitigni, i contesti storico-artistico-culturali. Ma anche tanti aspetti ancora da migliorare per diventare sempre più competitivi in un sistema europeo dove paesi come Francia, Spagna, Croazia, Grecia sono comunque in crescita. C’è quindi la necessità di migliorare l’offerta di servizi, le infrastrutture, la digitalizzazione dei territori, ma anche la capacità di saper gestire le visite in una lingua straniera e l’originalità dell’offerta enoturistica.
Arriva quindi unanime la richiesta dai territori per un piano straordinario di rilancio dell’enoturismo italiano. “Una richiesta legittima – sottolinea il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon – per ridisegnare il rilancio del turismo del vino italiano, anche attingendo alle risorse che oggi ci mette a disposizione il recovery plan”