Si presentano come “cinque ragazzi timidi che a volte scendono dal palco e prendono a pugni la gente“, sono i Leatherette un quintetto post-punk che ha da poco pubblicato l’incendiario album d’esordio “Fiesta” fatto di noise frastagliato, amore contorto, melodia oscura e angosciata.
Giovedì 17 novembre saranno in concerto al Combo di Firenze insieme agli Appaloosa per una serata che si preannuncia indimenticabile.
Di base a Bologna ma provenienti da altre città d’Italia, i Leatherette si sono conosciuti on line e si sono formati come trio – con il cantante/chitarrista Michele, il bassista Marco e il batterista Francesco – prima di ampliare la loro line-up nel 2019 e accogliere a bordo Andrea alla seconda chitarra, e il sassofonista Jacopo.
Fiesta è il loro primo album, anche se non si tratta della loro prima pubblicazione. In precedenza, i Leatherette avevano fatto uscire l’EP Mixed Waste, per We Were Never Being Boring Collective, inciso durante il lockdown in una sorta di processo di terapia comune.
Reduci dal loro primo entusiasmante tour europeo e dopo aver scosso i palchi dei festival MI AMI e Beaches Brew, i Leatherette hanno creato il loro album di debutto quasi come un album dal vivo.
Il risultato è una bomba: esplosioni di violenza catartica, con una voce spinta oltre ogni comfort zone, insieme a un sax empatico.
Ecco la nostra intervista
Ciao ragazzi, raccontateci come vi siete conosciuti?
Inizialmente eravamo un trio (Michele, Francesco e Marco) poi tramite un sito web villaggio musicale che è una sorta di bacheca di annunci molto trash, anni ’90 su internet, ci siamo conosciuti tutti.
Ho letto che il vostro nome è nato quasi per scherzo, come sberleffo a un certo tipo di intendere il rock, com’è la storia?
In realtà è nato per caso una sera in cui cercavamo questo maledetto nome, eravamo su youtube e siamo finiti ad ascoltare Warm Leatherette dei Normal e abbiamo detto ci sta. Ci piaceva come suonava e poi sì ci sembrava una presa in giro concettuale. Abbiamo pensato al clichè del rocker macho con la giacca di pelle, abbiamo deciso di andare sull’antimachismo, anti dead rock. Leatherette in francese sarebbe femminile quindi ci piaceva. Poi il pezzo dei Normal che ha anche una cover di Grace Jones è fighissimo.
Siete una band post- punk italiana e usate anche il sassofono, come mai questa scelta?
In realtà lo cercavamo quando eravamo in trio perchè ascoltavamo band che lo usavano. Tutta la scena no-wave che ci è sempre piaciuta molto è sempre stata sulla commistione tra jazz e punk come James Chance, The Lounge Lizards e anche David Bowie per dire. Abbiamo contattato Jacopo un po’ alla cieca, eravamo un po’ impauriti, pensavamo che fosse il classico ragazzo uscito dal conservatorio che sa suonare solo gli standard jazz, invece abbiamo scoperto che per fortuna è un punkettone e si è inserito subito facilmente.
Jacopo: Per fortuna poi hanno scoperto che non so suonare (ridono).
Il vostro singolo “So long” che è stato scelto da MTV generation, ha un video assurdo sulla linea di Guitar Hero, raccontateci com’è nato
Guitar Hero ci è sempre piaciuto come gioco, è una presa in giro a quell’accezione di rock becero che alla fine è quello con cui siamo cresciuti. Erano gli anni di Pino Scotto, Richard Benson, queste tamarrate rock. Siccome So Long è un pezzo più chitarristico, con tanti riff, abbiamo pensato di omaggiare il “chitarrismo” con questo video-meme.
A Firenze suonerete con gli Appaloosa, cosa pensate di loro?
Siamo curiosi, il chitarrista è un mostro, più del nostro. Non li abbiamo mai visti live. E’ una combo un po’ strana ma ci divertiremo. Siamo gasati perchè stiamo cercando band a cui aprire, ma non capita spesso perchè di solito hanno accordi con altri gruppi magari della stessa etichetta. Sarà una bella esperienza aprire per una band più grossa.
Siete tutti giovanissimi, come vedete il futuro?
Nella Rock’n Roll Hall of Fame, a lavorare nei fast food oppure con il posto fisso statale. Più probabilmente una via di mezzo tra questi tre punti. Ci arrabattiamo, di sicuro vogliamo suonare sempre di più, o sempre di meno pagati di più (ridono). Ma ci piacerebbe anche andare fuori, a marzo dobbiamo fare un altro tour europeo, sarà bello confrontarsi con un pubblico non italiano.