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Salute /world cancer day

Giornata contro il cancro, Toscana prima in Italia. Amunni: “Vi spiego perché”

In Toscana c’è un altissimo tasso di sopravvivenza ai tumori. Il merito è soprattutto della prevenzione (e di un efficiente lavoro di squadra). Gianni Amunni, direttore di Ispro, ci racconta cosa è stato fatto e cosa ancora si può fare

Il calendario è costellato di giornate nazionali o mondiali dedicate a qualsiasi tema. Alcune sono questioni leggere, simboliche, meramente celebrative. Altre sono invece faccende assai più serie e complesse. Come i tumori, ad esempio. Ebbene, la Giornata mondiale contro il cancro – in tutto il mondo conosciuta come il World cancer day – si celebrerà anche quest’anno, come ogni anno, il 4 febbraio all’insegna dello slogan “Close the care gap”. L’invito è chiaro: eliminare le disparità nelle cure. Una cosa che la Toscana fa da tempo. Non solo nella teoria, ma anche e soprattutto nella pratica.

I risultati, a ben guardare, sono sotto gli occhi di tutti. Qua ogni anno si registrano 27 mila nuovi casi e al momento hanno a che fare col cancro 208 mila toscani. Questi non sono numeri, ma persone con un nome, un cognome, una famiglia e una vita che vogliono e possono preservare. Consola quindi sapere che in Toscana la sopravvivenza a cinque anni per chi ha avuto un tumore è del 62,2%. Un record nazionale condiviso con l’Emilia-Romagna, che è prima in questa particolare classifica con solo lo 0,1% in più.

Ma come si eliminano le disparità? Investendo sulla prevenzione e facendo sapere ai cittadini che questi percorsi esistono. Scorrendo i dati che ci ha fornito l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica della Toscana (Ispro) scopriamo che tutti (o quasi) i cittadini della regione sono stati raggiunti dall’invito a sottoporsi agli screening. Solo per fare qualche esempio: per lo screening alla mammella è stato raggiunto il 96% delle donne con un’adesione (ovvero coloro che poi si sono sottoposte al controllo) del 70,2%; per lo screening al collo dell’utero sono state raggiunte tutte le donne (100%) con un’adesione del 56%; per lo screening al colon-retto è stata raggiunto il 95% della popolazione femminile, con un’adesione del 45%. “Questi numeri ci dicono che la Toscana è tra le migliori regioni italiane” ci spiega Gianni Amunni, direttore di Ispro.

Gianni Amunni e Eugenio Giani – © Regione Toscana

Amunni, qual è il significato della Giornata mondiale contro il cancro?
“Vede, il tema del cancro non solo ha bisogno di essere ricordato, ma dovrebbe anche essere letto in maniera diversa rispetto al passato”.

“La sopravvivenza per tumore alla mammella, in Toscana, oggi raggiunge il 90%”

In che modo?
“Continuiamo a chiamare ‘sopravvissuti’ i guariti e ‘lungo sopravvivente’ tutti quei pazienti che cronicizzano. Lo facciamo anche negli articoli scientifici. Significa che sul piano della comunicazione continuiamo a interpretare il cancro come il male oscuro”.

E invece?
“E invece oggi è possibile rileggere questa patologia alla luce dei successi e degli strumenti che abbiamo in mano per combatterla”.

In passato il tumore veniva perfino definito “malaccio” o più semplicemente “il male”. Sappiamo che le parole sono importanti, quindi esiste anche un problema culturale?
Dal punto di vista culturale e comunicativo c’è ancora molto da fare. Infatti se dovessi proporre il tema della Giornata contro il cancro, be’, la proporrei un percorso educativo per imparare a parlare di questa malattia”.

Su cosa si basa la battaglia contro il cancro?
“Sostanzialmente su tre punti: prevenzione, cura, ricerca“.

Ci spieghi meglio. Cominciamo dalla prevenzione…
“Sappiamo che il 30 per cento dei tumori sarebbero evitabili adottando migliori comportamenti individuali e collettivi. Penso ad esempio all’alimentazione, all’inquinamento e non solo. Di fatto siamo responsabili di un’epidemia di tumori che potrebbero essere evitati. Ma c’è di più: i tumori diagnosticati allo screening, come quello alla mammella, oggi ha una sopravvivenza che raggiunge il 90 per cento“.

Questo cosa significa?
“Che il tumore non è più una malattia che fa paura. Ma questo risultato si ottiene partecipare ai programmi di prevenzione secondaria. Bisogna fare in modo che gli screening siano diffusi su tutto il territorio. In Toscana le cose funzionano, ma non c’è omogeneità in tutte le regioni”.

“La Toscana ha la più antica rete oncologica del paese”

E la cura?
“A disposizione ci sono strumenti impensabili solo fino a qualche anno fa. Abbiamo farmaci, trattamenti chirurgici e strumenti di radioterapia più efficaci. Se il cancro è sempre di più una malattia curabile, questo accade proprio grazie a certi strumenti. Nel recente passato il tumore al polmone non dava speranze, oggi invece ci sono farmaci che permettono di ottenere risposte insperate”.

Infine c’è il tema della ricerca.
“È lo strumento che più di altri ha permesso di compiere incredibili salti di qualità. Gli investimenti sulla ricerca devono essere una priorità, al pari di un’organizzazione efficace ed efficiente capace di prendere in carico i pazienti oncologici”.

A proposito di organizzazione, come si colloca la Toscana rispetto al resto d’Italia?
“Abbiamo la più antica rete oncologica del paese. E insieme all’Emilia-Romagna registriamo la la migliore sopravvivenza ai tumori“.

Come si ottiene un risultato così significativo?
“Dipende da molti fattori, a cominciare dagli stili di vita più salutari e da una maggiore partecipazione agli screening. Siamo tra i primi in Italia anche su quel fronte. La nostra organizzazione delle cure, poi, consente di prendere in carico il paziente in maniera molto precisa. E c’è molta attenzione sul fronte della ricerca”.

“Il tema dell’umanizzazione è fondamentale”

Quando è nata la rete oncologica toscana?
“Alla fine degli anni novanta del secolo scorso. È una rete che risponde a criteri precisi”.

Quali?
“La prossimità, che garantisce accoglienza diffusa sul territorio. L’equità, perché per noi i pazienti sono tutti uguali. E infine l’omogeneità del nostro sistema. La comunità dei professionisti decide insieme qual è il migliore percorso per il paziente, e tali scelte di trattamento sono condivise da tutti”.

Prima di Ispro esisteva l’Istituto Toscano Tumori.
“L’ITT si occupava essenzialmente di cura. Quando è confluito in Ispro, oltre alla cura, abbiamo sommato altri elementi. Come ad esempio lo screening e la prevenzione”.

Insomma, ci sembra di capire che il sistema toscano mette sempre al centro la persona.
Il tema dell’umanizzazione, in oncologia e in generale nella medicina, è fondamentale. D’accordo, non dobbiamo mai essere soddisfatti, perché si può fare sempre qualcosa di più. Perché prendersi in carico con umanità di una persona non è solo un dovere etico, ma ha anche risvolti terapeutici. Proprio perché molti tumori sono curabili, l’umanità serve anche ad accompagnare i pazienti verso le cure”.

Ai pazienti è offerto anche sostegno psicologico?
“La Toscana è stata tra le prime regioni a creare un centro d’ascolto oncologico. Abbiamo un numero verde regionale gratuito (800 880101) a cui chiunque può telefonare. Rispondono psicologici che si prendono in carico dei bisogni, delle sofferenze, delle paure e delle incertezze. Ma la psicologia non è l’unica azione che sta dentro il percorso del paziente oncologico…”.

Quali sono le altre?
“Ci sono anche la riabilitazione oncologia e quella nutrizionale. Tutte cose su cui stiamo lavorando”.

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