Gli effetti della geotermia in Toscana e le possibili ricadute sulla salute della popolazione locale sono al centro di studi regionali a partire dal 2008. Oggi, a distanza di oltre dieci anni di ricerche, è l’indagine “InVetta” a escludere correlazioni tra emissioni geotermiche e aspetti sanitari. Lo studio, curato dall’Agenzia regionale di sanità nell’ambito del Rapporto 2021 “Geotermia e salute in Toscana” è stato illustrato a Palazzo Strozzi Sacrati.
Il presidente della Toscana Eugenio Giani ha evidenziato il rigore con cui lo studio è stato condotto dall’Ars sottolineando l’importanza delle conclusioni. L’indagine esclude conseguenze per la salute mentre la presenza di metalli nelle acque sarà oggetto di ulteriori studi.
Il governatore Giani ha invece sottolineato come con la geotermia in Toscana viene soddisfatto oltre il 30% del fabbisogno energetico e se si aggiungono le altre fonti rinnovabili la cifra sale sopra il 50% per cento. Risultati che Giani ha ritenuto più che significativi soprattutto in un momento come quello attuale dove il caro bollette è un serio problema.
L’assessora regionale all’ambiente Monia Monni ha ribadito che lo studio segna un passaggio definitivo e soprattutto fuga ogni tipo di dubbi e perplessità sulle conseguenze della geotermia sulla salute dei cittadini. “Si tratta di un risultato importante – ha aggiunto – che deve certamente rassicurare la popolazione e che consente di sviluppare programmi di valorizzazione della risorsa geotermica, secondo la nuova legge regionale in materia. Nella stagione della transizione ecologica ed energetica tutti i sentieri che guardano alla sostenibilità devono tenere in primaria considerazione la correlazione tra ambiente e salute, consapevoli che le scelte che compiamo oggi avranno impatti sulle generazioni future”.
Su alcune criticità emerse, extra-geotermia, l’assessora Monni insieme al collega per il diritto alla salute Simone Bezzini hanno ribadito la volontà di costituire una task force con Ars e Arpat per individuare le cause della presenza di metalli nelle acque e intervenire.
La direttrice di Ars Toscana, Lucia Turco ha illustrato lo studio, il primo a livello nazionale ed europeo, e le linee guida dell’indagine InVetta che ha coinvolto 2mila persone tra analisi delle urine e del sangue, spirometrie, misurazioni di parametri antropometrici e della pressione arteriosa, anamnesi sugli stili di vita. L’indagine sugli effetti dell’esposizione all’acido solfidrico (H2S) ha fatto emergere rischi ridotti sulla funzionalità respiratoria.
Nessuna associazione con malattie cardiocircolatorie, tumori, altre malattie croniche come il diabete o la tiroide. L’unica associazione significativa è con l’ipertensione ma, ha sottolineato la direttrice, il dato appare incoerente rispetto ai risultati ottenuti e quindi sarà oggetto di ulteriori analisi.
Il coordinatore di Ars Toscana Fabio Voller ha invece ricordato gli studi che si sono succeduti sul territorio a partire dal 2007, evidenziando che “in quell’area della regione sono stati riscontrati dati di mortalità e ospedalizzazione maggiori rispetto alla media regionale. Dati che nel corso del tempo si sono appiattiti sulla media stessa. Problematici sono i dati legati alla natura entropica del territorio. Ovvero la presenza di taluni metalli che sappiamo essere una caratteristica di quei luoghi, come arsenico e tallio, e che ci spingeranno ad ulteriori studi”.