26 giorni di programmazione, 56 rappresentazioni, 35 compagnie e formazioni, 10 proposte internazionali, oltre 100 artisti e artiste provenienti da 15 paesi.
Tutto questo è Fabbrica Europa che dall’8 settembre al 12 ottobre porterà a Firenze le esperienze più interessanti e innovative di musica, danza, teatro e arti performative.
Non una semplice “vetrina” ma un’istituzione che lavora tutto l’anno per creare ponti tra la Toscana e il mondo con lo sguardo rivolto al futuro.
Il programma vede la presenza di grandi maestri e di nuovi talenti del panorama nazionale e internazionale. Artisti che attraverso linguaggi diversi e multidisciplinari parlano della fragilità del mondo in cui viviamo per mettere in discussione il presente.
Progetti, spettacoli, concerti, performance, creazioni site specific, incontri, workshop abiteranno spazi in una geografia diffusa che unirà centro e periferia.
Queste le locations scelte: PARC Performing Arts Research Centre, Manifattura Tabacchi, Museo Novecento, Palazzina Reale, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Cantiere Florida, La Compagnia, Tenax.
Il programma di Fabbrica Europa 2023
Il festival prende il via l’8, 9 e 10 settembre alla Palazzina Reale con un protagonista della scena internazionale Romeo Castellucci con la sua ultima creazione “domani” su musiche del visionario compositore e sound artist Scott Gibbons. Un’azione performativa concettuale, un intervento minimale che si rivela al pubblico come un’azione reiterata, un moto instancabile ed essenziale. domani produce segni che, attraverso un gioco di rimandi, esprimono attivamente dei contenuti, ovvero significano altro da sé.
Il 14 settembre al Teatro del Maggio Musicale arriva l’attivista Elle Sofe Sara, coreografa, regista e filmmaker norvegese di origine Sami. Le sue creazioni sono legate alla realtà sociale, politica e culturale di questo popolo indigeno – che vive tra Norvegia, Svezia, Finlandia, Russia e che ancora oggi mantiene un profondo legame con la terra – ma raccontano anche le sfide del mondo contemporaneo. Vástádus eana – The answer is land affonda le radici in tematiche antiche e ancestrali ma anche assolutamente attuali e forse più urgenti. Gli yoik, canti di montagna della tradizione Sami, fanno da contrappunto alla danza sottolineando la forte connessione con il luogo, con la natura e con il senso di solidarietà. Il 14 settembre al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Un’arte in qualche modo militante è anche quella di Jérôme Bel, autore di coreografie che esplorano il grado zero della danza, diventando esplicite dichiarazioni a favore della democratizzazione di questa forma di espressione, e che sollevano una riflessione sulla pratica performativa e sulla questione dell’interprete come individuo. Con Isadora Duncan, ideato per Elisabeth Schwartz, Bel prosegue il suo progetto di ritratti di danzatori e danzatrici celebri (La Compagnia, 9 e 10 settembre).
“Tutti i paesaggi sono autobiografici” afferma il poeta Charles Wright e in LANDSCAPE è il corpo di Elena Antoniou a diventare paesaggio. Gli sguardi degli spettatori e la vicinanza o la distanza da cui scelgono di osservare il corpo/spettacolo sono gli elementi che completano il lavoro. La coreografa e danzatrice greca rivela senza remore le sue esperienze personali come un paesaggio collettivo. Al Tenax, il 21 settembre.
I concerti
Speaking cables di Agnese Banti è un Dispositivo coreografico per voce, cavi e altoparlanti che, attraverso la combinazione delle sue cellule compositive in continua evoluzione, permette diverse possibilità drammaturgiche in relazione allo spazio scenico, acustico e al pubblico. Al Museo Novecento, il 14 e 15 settembre.
Il progetto KUTU nasce dall’incontro ad Addis Abeba del violinista e improvvisatore francese Théo Ceccaldi con la voce potente della cantante etiope Hewan Geberewold. Un viaggio nel cuore delle notti febbrili dell’ethio-trance dove la gioventù si è impadronita della musica tribale verso un motto di libertà. A seguire il dj set di CLAP! CLAP!, pioniere dell’etno-elettronica che vanta produzioni e collaborazioni con importanti artisti di calibro internazionale alla Manifattura Tabacchi, il 15 settembre.
Daniela Pes è una giovane musicista e cantautrice sarda nata nel cuore della Gallura. La sua voce e la sua musica sfuggono alle classificazioni e ai contenitori predeterminati. Dal talento multiforme, Pes è immersa nel flusso della musica, come cantante, strumentista, musicista elettronica. Dello scorso aprile è il primo album, Spira, prodotto da Iosonouncane. Alla Palazzina Reale, il 22 settembre.
Lorenzo Senni è un compositore e artista multidisciplinare. Dopo studi musicologici a Bologna, comincia ad approfondire i meccanismi della dance music e di alcune sue correnti trance, hardstyle, hard-trance, e altri fenomeni della rave culture anni ’90. Partendo da questi interessi, inizia a comporre, esibirsi e incidere, maturando un approccio analitico e decostruzionista. Nei suoi pezzi del progetto Persona si trovano forme illuminate di musica sperimentale, noise e abstract computer music sviluppate attorno a una sua versione di tensione emozionale e teatralità Al Tenax, il 28 settembre.
Coefore Rock&Roll di Enzo Cosimi coinvolge in forme transmediali e transdisciplinari gli elementi visivi e spaziali sulla scena. In un regno di incubi che richiamano l’infanzia, con giocattoli rotti e coperte colorate – ispirato dall’artista Mike Kelley –, si profila la ferocia di un delitto che mette in discussione l’individuo e l’umanità intera: l’atto di uccidere chi ha donato la vita. Al Teatro Cantiere Florida, il 29 settembre.
Andrea Belfi nel nuovo progetto Eternally Frozen propone una serie di composizioni che nascono dall’utilizzo del canone, un’antica tecnica in cui una melodia è imitata da una o più parti in specifici intervalli di tempo, ricreando un ciclo infinito di ripetizioni. L’opera si ispira all’immagine del Deprong Mori, un pipistrello che secondo la mitologia era in grado di piegare gli atomi e volare attraverso la materia solida. Si narra che uno di questi pipistrelli sarebbe stato “eternamente congelato” in un muro di piombo a scopo di studio. Al PARC, il 30 settembre.
A seguire nella stessa serata anche Don Karate il progetto di Stefano Tamborrino, tra i batteristi oggi più richiesti e apprezzati. Con lui in Space Foresta, due figure della scena jazz come Pasquale Mirra al vibrafono e Francesco Ponticelli al basso.
S.H.A.M.A.N.E.S è l’ultima creazione, introspettiva e al contempo universale, della compositrice, batterista e cantante francese Anne Paceo. Un viaggio senza tempo e profondamente umano dedicato alle pratiche animiste diffuse in tante culture del mondo da tempi ancestrali, da quando gli uomini hanno cercato una forma di contatto tra la realtà e l’invisibile. Un progetto che spazia dagli esorcismi di Bali alle cerimonie vudu di Haiti, dai canti divinatori siberiani ai rituali del candombe, al Teatro Cantiere Florida, il 5 ottobre.
Il tunisino Dhafer Youssef è all’avanguardia di una corrente di musica contemporanea che fonde influenze orientali e occidentali. Considerato il più creativo suonatore di oud di oggi, nel corso della sua carriera ventennale ha pubblicato dieci album che mostrano la sua musicalità e la capacità di trascendere i generi tra jazz, elettronica e world fusion. L’ultimo album, Streets of Minarets, è uscito nel gennaio 2023. In concerto al Teatro Cantiere Florida, il 6 ottobre.
Le coproduzioni
Fabbrica Europa da sempre sostiene e supporta le nuove generazioni di autori della scena contemporanea. Ecco le coproduzioni da segnalare in questa edizione:
Il coreografo Francesco Marilungo presenta un nuovo lavoro creato per cinque danzatrici. Stuporosa parte da uno studio delle tradizioni legate alla figura della “lamentatrice” e all’istituto del pianto funebre, un patrimonio di parole, gesti e suoni che media la trasfigurazione simbolica della morte umana. Lo spettacolo investiga anche le dinamiche di potere che intercorrono tra individuo e società all’interno di un contesto rituale (Museo Novecento, 16,17 settembre).
Welcome to my funeral è la nuova creazione che il coreografo belga Brandon Lagaert ha costruito per i danzatori di Equilibrio Dinamico Dance Company. La performance si focalizza sui confini sempre più sfumati fra mondo reale e virtuale, indagando come la tecnologia stia cambiando completamente le modalità di interazione con gli altri e con il mondo che ci circonda grazie al feedback tattile, all’intelligenza artificiale e agli algoritmi che acquisiscono informazioni dalle persone tramite i loro input (Teatro Cantiere Florida, 24 settembre).
Beat Forward è la creazione che i coreografi Igor Urzelai e Moreno Solinas, Igor x Moreno, hanno ideato e sviluppato insieme ai danzatori di Collettivo Mine. Presentata al Festival 2022 in forma di studio, torna ora nella sua versione compiuta. Una celebrazione del piacere di ballare ma anche una ricerca su come ci identifichiamo e relazioniamo, su come ci riconosciamo o meno negli altri, e su come siamo in grado di proiettare immagini molteplici di noi stessi (Tenax, 27 settembre).
Ima, il titolo della creazione di Sofia Nappi, giovane coreografa italiana con un percorso internazionale, in giapponese indica “il momento presente” mentre in aramaico ed ebraico significa “madre” nella sua accezione di rinascita e rinnovamento. Ima, un quintetto, è stato immaginato durante il periodo del distanziamento sociale, momento in cui l’autrice e i suoi danzatori della Compagnia Komoco si sono ritrovati soli nella propria vera casa: il corpo. Una condizione che ha permesso di percepire che tutto, dentro e intorno, non si è fermato, ma è in continuo divenire e che la danza può trasformarsi in interconnessione universale (Al Teatro Cantiere Florida, 7 e 8 ottobre).
Il 4 ottobre alla Palazzina Reale arrivano due soli di giovani e talentuosi coreografi francesi in un’unica serata. Leïla Ka in Se faire la belle è una donna in camicia da notte, uno schizzo di bianco nel buio, luogo della fantasia, dell’oscurità, del sogno. È un corpo, vulnerabile e al contempo sfrontato, che come un leone in gabbia si dibatte in un tentativo di rivolta e ribellione e in un irrefrenabile e indomabile desiderio di libertà. Su un palco spoglio, accompagnata da un crescendo di elettronica, urla forte e chiaro il suo bisogno di esultare.
A seguire Comme un symbole di Alexandre Fandard è un intenso (auto)ritratto che mette a nudo complessità e contraddizioni di una figura controversa, il banlieusard: delinquente, potenziale terrorista, eterno straniero, tra paura, emarginazione, fascinazione, curiosità. Un emblema, spesso maschile, disprezzato, adulato, immolato, erotizzato, che il coreografo vuole riabilitare, scardinando i cliché. Vestito con i colori della bandiera francese, Fandard fa del giovane delle periferie “un simbolo fatto d’oro e di stigmate, malmenato in tutti i sensi, come fosse sacrificato”.
Ospite in residenza creativa al PARC con The Red Shoes, lavoro ideato per il Nuovo Balletto di Toscana, Philippe Kratz prende ispirazione dall’omonima fiaba di Hans Christian Andersen per indagare la relazione tra soggetto e oggetto dandone una rilettura attuale. THE RED SHOES_Focus sulla creazione è un’occasione per aprire la ricerca artistica al pubblico attraverso 5 incontri che declinano le varie sfaccettature, tra letteratura, danza, musica, cinema, che hanno portato il coreografo a riflettere e a creare su un classico internazionale. Al PARC, dal 25 al 29 settembre.
Eleonora Chiocchini e Françoise Parlanti con Solo in due intessono un racconto che si svolge all’interno di una casa, forse una stanza. Ritagli di quotidianità si susseguono in un tempo indecifrabile, ambiguo, sospeso. Potrebbe trattarsi dello scorrere di un giorno o di una vita. Una narrazione frammentata mira a disorientare lo spettatore la cui percezione è pervasa dal dubbio di osservare l’intimo racconto di due donne o forse di una donna sola, al Teatro Cantiere Florida, il 19 settembre.
Compagnia Xe presenta Variazioni su Giona, seconda riflessione danzata che prende ispirazione dal Libro del profeta Giona della Bibbia, con coreografia di Julie Ann Anzilotti, musiche originali di Steven Brown e Luc Van Lieshout, interpretazione di Paola Bedoni e Paolo Piancastelli. “È un Libro illuminante – scrive Anzilotti – sulla tendenza dell’uomo a voler sempre giudicare e puntare il dito verso gli altri, che è molto attuale. La fragilità di Giona mi è risultata da subito simpatica e vicina. Ho trovato molto umano il suo personaggio: benché fosse coraggioso, un profeta, un uomo di Dio, aveva anche piccolezze e lati infantili che mi avvicinavano a lui” (Teatro Cantiere Florida, 3/10).