I cipressi della Val d’Orcia e i giganti di Bolgheri resi immortali dai versi del Carducci, l’Olivo della Strega in Maremma e l’alta sequoia del castello di Sammezzano che con i suoi 55 metri per 840 cm di circonferenza del fusto è tra gli esemplari più alti d’Italia. Attraverso la mappa degli alberi monumentali in Toscana si conosce un volto inedito della regione. Una realtà dove la tutela ambientale incontra storie e tradizioni locali svelando risvolti insoliti e inaspettati.
In Toscana sono ben 77, come si legge nel rapporto Piccoli Comuni e Alberi Monumentali d’Italia 2024 promosso da Fondazione Symbola in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Coldiretti, Fai Cisl, AMI Alberi Monumentali d’Italia.
Campioni della biodiversità e simbolo stesso del rapporto con l’ambiente e la natura. Piante concentrate soprattutto tra Firenze, Arezzo, Grosseto, Siena, Livorno, Prato e Pistoia. Dall’Abete bianco di Abetone Cutigliano di quasi 300 anni e 46 metri di altezza al Tiglio di Podere Porcareccia a Castiglione d’Orcia ma non mancano castagni, tigli, sugheri, platani e gelsi.
Il censimento dei 77 alberi monumentali
Dei 77 alberi monumentali individuati, 17 (uno su quattro, 22,1%), si trovano nei piccoli comuni con meno di 5 mila abitanti mentre 9 in aree protette. La quercia delle Checche nel piccolo comune di Pienza è il primo albero d’Italia a diventare monumento verde nel 2017. A vantare un vero e proprio record Montemurlo, in provincia di Prato: è il comune con il maggior numero di esemplari. Ne sono stati censiti ben 21.
Il leccio di San Francesco a Montevarchi
La leggenda narra che il Leccio di San Francesco si è sviluppato a partire da un pastone che il Patrono d’Italia piantò durante uno dei suoi pellegrinaggi. E’ uno dei più grandi e antichi lecci del nostro paese. Si trova nel piazzale del convento dei Cappuccini che sovrasta Montevarchi.
Il leccio di Gnicche e il brigante
Siamo in provincia di Arezzo, nel Bosco di Sargiano, meta abituale per una gita fuori porta sulle pendici del Monte Lignano. Il leccio di Gnicche si fregia del soprannome del brigante aretino Federico Bobini. Sembra che pianificasse i suoi agguati proprio all’ombra del grande albero.
Vinci, la capra e il leccio di Faltognano
Il leccio di Faltognano ha oltre 300 anni. Si differenzia dalle altre piante per la caratteristica chioma, che, secondo la leggenda, sarebbe opera di una capra dispettosa. Si trova non lontano da Vinci. Si può approfittare della visita al paese natale di Leonardo: basta percorrere il sentiero 14 del CAI. All’arrivo si gode di una vista straordinaria. All’ombra dell’imponente pianta ogni anno celebrata con una festa a luglio.
L’Olivo della Strega in Maremma
In Maremma a Magliano in Toscana c’è un antico olivo: un albero millenario testimone silenzioso delle dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli. Secondo la leggenda attorno alla pianta si riuniva un gruppo di donne per dedicarsi alla stregoneria. Da qui il nome di Olivo della Strega. Partendo dal borgo medievale di Montiano attraverso un agevole itinerario si può arrivare ad ammirare la chioma di uno degli ulivi più vecchi d’Italia.
L’Olivo dei Trenta Zoccoli a Massarosa
Il nome di Olivo dei Trenta Zoccoli è merito delle suggestioni del viaggiatore tedesco George C. Martini che rimase affascinato dall’immagine degli zoccoli dei contadini che pendevano dalla pianta. L’albero monumentale è a Pian del Quercione. Da Massarosa si segue il Sentiero della Pieve, che si snoda dalla chiesa romanica di Pieve a Elici attraverso olivi centenari.
La quercia che ispirò Collodi per Pinocchio
Nell’immaginario collettivo la quercia più famosa è quella dove viene impiccato Pinocchio. Carlo Collodi si sarebbe ispirato alla Quercia delle Streghe nella frazione di Gragnano a Capannori. La pianta di Villa Carrara ha circa 600 anni e una chioma del diametro di oltre 40 metri.
Questa roverella dai rami lunghi e tortuosi si trova lungo la Via Francigena, agevole quindi da raggiungere. Deve il suo nome ai riti sabbatici che si svolgevano attorno alla pianta.
I giganti verdi da Baratti a Fosdinovo
C’è un itinerario trekking da Baratti alla Buca delle Fate per arrivare a contemplare la Quercia gigante di Populonia. Un albero monumentale da 4 metri di circonferenza, 20 metri di altezza e una chioma di 32 metri. Ma tra le querce monumentali troviamo inoltre quella del Cinto nel parco di San Rossore a Migliarino in provincia di Pisa e la Quercia dell’Olmo a Fosdinovo, vicino Massa Carrara.
C’è infine un bell’itinerario ad anello attorno alla settecentesca Villa Arcena per ammirare la Roverella di Castelnuovo Berardenga in provincia di Siena.
Vallombrosa, terra di alberi secolari
La riserva naturale di Vallombrosa costituisce l’habitat ideale per le piante secolari e i super alberi. I monaci del vicino convento d’altro canto sono sempre stati noti per l’abilità nella gestione e conservazione del bosco. Nel 1869 all’interno dell’abbazia venne creata la prima Scuola forestale italiana.
Ecco quindi che troviamo il Faggio Santo di Vallombrosa testimone di un evento miracoloso. Lo ricorda un’epigrafe nei paraggi. Sotto i piedi di Giovanni Gualberto monaco di Vallombrosa proclamato Patrono dei Forestali Italiani nel 1951, sarebbe apparsa una sorgente di acque cristalline.
Si può abbinare la visita al Faggio Santo al Percorso delle Cappelle, per visitare 10 cappelle devozionali di un periodo che oscilla dal ’300 al ’600. Qui nel bosco si trovano anche i due alberi, due abeti americani, più alti d’Italia.
I cipressi, simbolo stesso della Toscana
All’elenco degli alberi monumentali non potevano mancare i cipressi, simbolo stesso della Toscana. Il più noto, e fotografato al mondo, gruppo di piante si trova nel cuore del paesaggio della Val d’Orcia. Un tratto di paesaggio così noto che le immagini per uso commerciale sono coperte da copyright.
I cipressi, ben 136 esemplari, sono in località Triboli e si possono raggiungere a piedi o in bici partendo da San Quirico e percorrendo la Cassia. Li troverete lungo l’antico percorso della via Francigena al confine tra la Val d’Ombrone e la Val d’Orcia.
Non meno noti i cipressi del viale di Bolgheri così amati dai ciclisti e inserito in ogni percorso di trekking. I giganti giovinetti che Giosuè Carducci ha reso immortali nella poesia Davanti San Guido.
Coldiretti Toscana: “Una risposta alla crisi climatica”
“Gli alberi sono la risposta alla crisi climatica che il nostro pianeta sta vivendo. La loro presenza migliora la qualità dell’aria riducendo lo smog che attanaglia molte città, mitiga le temperature e contrastano il dissesto idrogeologico – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana -. La presenza di tanti magnifici alberi, e così di quasi 12 mila ettari di boschi e foreste che fanno della nostra regione la seconda per estensione di superfice boscata, non è stata certo sempre casuale ma è il frutto di una matura e consapevole volontà delle generazioni che ci hanno preceduto. Coloro che ci hanno lasciato questo patrimonio avevano compreso perfettamente l’importanza, non solo economica e di utilizzo, degli alberi. Gli alberi era e sono, a maggior ragione tutt’oggi, l’ipoteca sul nostro futuro. Le ragioni per cui dobbiamo prendercene cura e piantumarne di nuovi, soprattutto nelle aree urbanizzate dove possiamo contare appena su 19,9 alberi ogni 100 abitanti, sono molte”.