Dopo un 2020 segnato da un brusco calo di fatturato (-19,5%), nel 2021 il settore della moda maschile italiana ha cominciato il suo recupero, crescendo del 15,2% e tornando così a superare i 9,4 miliardi di euro. Sono questi i dati diffusi ieri da Sistema Moda Italia alla vigilia di Pitti Uomo 102, in corso da oggi al 17 giugno a Firenze. In Fortezza sono circa 640 i marchi (di cui il 38% esteri) che cercano un riscatto dalla crisi.
La strada per la ripresa è ancora lunga infatti. La buona performance del 2021 non è stata sufficiente a colmare le perdite rispetto ai livelli del 2019: degli oltre 1,9 miliardi persi nel corso del 2020 resta ancora un gap di quasi 740 milioni (-7,3%). In altre parole, il fatturato 2021 risulta inferiore del -7,3% rispetto a quello pre-pandemico.
Le aziende puntano sull’export
Come sempre l’export è ciò su cui puntano le aziende di moda. Sempre guardando al 2021 le esportazioni di menswear sono cresciute del 3,4%, tornando a superare i 6,6 miliardi di euro. Nel primo trimestre del 2022 il trend positivo è proseguito: l’export è cresciuto del 6,3%, per un totale di oltre 1,7 miliardi di euro. Tra i primi mercati restano sempre Francia, Germania, con un balzo degli Usa (+57,9%), oltre alla Svizzera (come hub logistico). Di contro, flettono le vendite di moda uomo dirette in Cina (-1,9%). Con riferimento alla Russia il primo trimestre del 2022 ha visto un calo pari al 22,5%.
Per quanto riguarda il mercato italiano, emerge un quadro altrettanto di recupero, ma ancora lontano dai livelli pre-pandemici. Nel 2021 gli acquisti di moda maschile da parte delle famiglie residenti hanno assistito a una inversione di tendenza, dopo il crollo del 2020 (-30,1%), raggiungendo una crescita del 22%.
Un giardino all’italiana nel cuore di Firenze
“Alla vigilia di Pitti Uomo 102 il nostro cuore sente forti segnali di ripresa, la nostra testa registra le incognite” ha dichiarato Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze per la moda italiana che ieri ha ospitato la cena di gala di apertura del salone.
“Entrambi ci devono spingere a fare di più e meglio – ha aggiunto Mansi – ma per farlo credo sia utile un gesto simbolico che aiuti a cambiare prospettiva, a provocare uno spiazzamento. Da qui l’idea del Centro di Firenze per la moda italiana e dei suoi partner di posare un prato verde sulle pietre di via Tornabuoni e costruire un labirinto in piazza Strozzi, rifacendosi tra l’altro ad antiche tradizioni cittadine”.
Nel centro di Firenze infatti, lungo via Tornabuoni e piazza Strozzi, è stato creato un giardino all’italiana: forme geometriche e piccoli spazi verdi ricreano un microcosmo dove la natura e l’architettura dialogano per ammaliare i passanti. Per l’occasione inoltre sono state installate oltre 60 aiuole composte da piante di limone, bosso e prato naturale.
Il labirinto in piazza Strozzi, che si estende per una superficie di oltre 330 mq, è interamente realizzato con piante di alloro toscano. Si tratta di un progetto interamente green che esalta il concetto di ecosostenibilità e l’importanza della presenza del verde nelle città: i vasi che compongono le aiuole sono realizzati in plastica 100% riciclata.
Il progetto è stato ideato da Federica Rotondo di Once extraordinary events e dal vivaio Tesi Group di Pistoia. Dopo l’installazione, infatti, il verde tornerà negli spazi naturali pistoiesi.
Alla Fortezza viaggio nell’Ucraina in guerra
Invece alla Fortezza la Fondazione Pitti Discovery ha allestito uno spazio dedicato al patrimonio creativo ucraino, per celebrare designer e creativi
che vivono e lavorano nel Paese che dal 24 febbraio sta combattendo una drammatica guerra contro la Russia. Tutto per mostrare il grande patrimonio artistico e culturale di questo paese.
Sono 11 i brand dell’Ucraina protagonisti, ognuno con la propria storia, ma tutti accomunati da un forte legame con le tradizioni locali.
Come Gunia Project, fondato nel 2019 da Nataliia Kamenska e Maria Gavryluk, che propone oggetti decorativi e accessori con l’obiettivo di ripensare l’artigianato e le tradizioni ucraini in oggetti moderni e di tendenza. Oberig invece è un brand di gioielli che punta sul potere dei simboli e degli ornamenti antichi, sulle tradizioni slave e sulle tipicità dell’Ucraina: ogni pezzo è ispirato a un talismano millenario protettivo, reinterpretato dalla fondatrice Tetiana Kondratyuk. Dall’ Ucraina vengono anche i gioielli di Guzema Fine Jewelry, in oro con l’aggiunta di diamanti.
C’è poi la moda: con la propria etichetta la designer Lilia Litkovskaya porta abiti tradizionali in un contesto moderno, mentre il brand Poustovit combina codici estetici della tradizione con etno-motivi che si esprimono nelle stampe, tutte create da Liliia Poustovit, che trae ispirazione dalle opere di artisti ucraini come Alexandra Exter, Tatiana Yablonska.
Ci sono poi i brand che fanno della sperimentazione il punto di forza. Come il marchio fondato da Kristina Bobkova propone capi dal taglio giapponese in tessuti tecnici abbinati a scarpe, borse e accessori personalizzati, o la designer Lasha Mdinaradze cui piace sperimentare con forme e colori, pur rimanendo vicina a un taglio sartoriale. Ogni capo del suo brand, Gudu, è visto come una scultura.
Invece la designer Yulia Yefimtchuk, laureata all’Istituto di arti decorative e applicate di Kiev, ha svolto ricerche sulle avanguardie del XX secolo e poi fondato il suo brand che si ispira all’Unione Sovietica degli anni ’20-’80, utilizzando l’alfabeto cirillico. Viktor Anisimov combina stili militari, approccio business e dimensione sportiva, mentre Katerina Kvit propone uno stile sporty-chic. Infine Manufacture de Lin propone capi semplici e pratici, per tutti i giorni.