Una nuova figura di intellettuale, artista, gallerista e scopritore di talenti. Questo fu Vittore Grubicy (1851-1920), anche ‘consigliere’ di Arturo Toscanini collezionista d’arte, a cui dall’8 aprile al 10 luglio Livorno dedica una mostra al Museo della Città, curata da Sergio Rebora e Aurora Scotti Tosini e realizzata da Fondazione Livorno – Arte e cultura e Comune.
L’esposizione, dal titolo “Vittore Grubicy. Un intellettuale-artista e la sua eredità. Aperture internazionali tra divisionismo e simbolismo” raccoglie in nove sezioni dipinti di Grubicy e di altri che collezionava come Segantini, Morbelli, Millet e Tranquillo Cremona, oltre a oggetti d’arredo e fotografie che consentono, potendo attingere a materiali inediti conservati dagli eredi di Ettore Benvenuti, di scoprire anche una dimensione privata dell’uomo.
La mostra segue così più fili paralleli di racconto: l’uomo, le sue passioni, le scelte di vita, gli ambienti italiani e internazionali che ebbe a frequentare e l’arte del suo tempo che seppe precorrere, guidare, promuovere e interpretare.
Il tutto in anni in cui si passa dalla Scapigliatura al Divisionismo giungendo sino agli esordi del Futurismo.
Un’intera sezione è riservata al rapporto tra Vittore e Toscanini, col tramite di Leonardo Bistolfi: in mostra anche un gruppo di dipinti appartenuti al celebre direttore d’orchestra, recentemente acquisiti da Fondazione Livorno.
Proprio Livorno è al centro dell’ultima sezione della grande mostra: Vittore ebbe un ruolo fondamentale nel rinnovare la pittura livornese, dopo la lunga vicenda macchiaiola e post macchiaiola.
“La presenza di un cospicuo nucleo di opere dell’artista – sottolineano i curatori Rebora e Scotti Tosini – nelle collezioni della Fondazione Livorno e la disponibilità pubblica del suo ricchissimo e prezioso archivio presso il Mart di Rovereto hanno offerto nuovi innumerevoli spunti di studio e sono alla base anche della mostra, che intende proporre il personaggio nella sua veste pubblica di intellettuale, artista e promoter ma anche nella sua dimensione privata e più nascosta di uomo del suo tempo, con le sue debolezze, le sue idiosincrasie, la sua generosità e i suoi slanci sentimentali”.