Con 140 aziende, 25 giornalisti italiani e 12 firme enogastronomiche da 8 paesi esteri si è aperto ieri “Benvenuto Brunello 2021”, la due giorni di
degustazioni riservata alla stampa del Consorzio del vino Brunello di Montalcino.
Protagonisti i già iconici Brunello di Montalcino 2016 e Brunello Riserva 2015, affiancati nelle degustazioni da Rosso di Montalcino 2019, Moscadello e Sant’Antimo.
Un evento in presenza dedicato alla stampa
“Sulla scorta dell’ottima esperienza di Benvenuto Brunello Off torniamo a proporre un evento in presenza in completa sicurezza – spiega il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – si tratta di un programma di degustazioni riservato alla stampa; un numero contingentato, che ci consente di proseguire nella presentazione dei nuovi millesimi e dei vini della nostra denominazione. Un’azione di promozione fondamentale per tutto il territorio, che finalmente torna ad accogliere, oltre alla stampa nazionale, anche giornalisti da Russia, Germania, Austria, Polonia, Svizzera, Danimarca, Paesi Bassi e Norvegia”.
L’appuntamento con “Benvenuto Brunello” si inserisce nell’ambito della settimana delle Anteprime Toscane e, il 19 maggio, passerà il testimone alla Brunello Wine Stage per il ritorno dopo 11 anni del Giro d’Italia con una tappa a Montalcino.
Brunello green: il 50% delle vigne è bio
Un’indagine del Consorzio realizzata in occasione di “Benvenuto Brunello” svela che è sempre più green la vigna di Montalcino, che si scopre tra i territori vitati a maggior incidenza biologica d’Italia, con una percentuale di tre volte superiore alla media nazionale.
Dall’analisi infatti risulta come l’altissima qualità del Brunello vada di pari passo con la sua propensione green, con una vigna bio che oggi sfiora il 50% del totale coltivato per la Docg. Altissima anche la percentuale di viticoltori convertiti (o in fase di conversione) alla pratica sostenibile: 106 su 257 aziende.
“Siamo soddisfatti per una transizione che si sta rivelando più veloce del previsto – sottolinea il presidente del Consorzio, Bindocci – a Montalcino la vigna ha sempre avuto un ruolo rispettoso dell’ambiente, e rappresenta solo 15% delle aree rurali, in un territorio contraddistinto da una notevole biodiversità con un patrimonio boschivo che rappresenta il 50% del totale ma anche con oliveti (10%), seminativi, pascoli e altre piantagioni. Una tendenza, quella bio, che ha pure una ratio economica se si considerano le intenzioni di acquisto per tipologia dei consumatori nei nostri mercati chiave”.
Il vino biologico italiano è cresciuto di oltre il 100% nell’ultimo decennio e, in termini di ettari, a livello globale vale il 25% della superficie coltivata. Tra le regioni a maggior incidenza bio rispetto al vigneto, la Toscana è terza assoluta per numero di ettari – è al quarto posto con il 24,4% della propria coltivazione regionale certificata biologica e con Montalcino al 49,9%.
Boom di vendite nel 2021 per il Brunello: +38%
Nei primi quattro mesi del 2021 il Brunello segna un boom delle vendite, in crescita del 38% rispetto allo stesso periodo del 2020, unito a un aumento del 43% nella richiesta di fascette consegnate per le bottiglie collocate sul mercato, un vero e proprio record per la denominazione.
Protagoniste del successo sono la riserva 2015 e il Brunello 2016, con quest’ultima che da metà novembre a oggi ha sommato 5,7 milioni di fascette consegnate alle 250 cantine di Montalcino. Ancora più rilevante è la performance della riserva 2015 che nel primo quadrimestre ha incrementato i volumi sul pari periodo dello scorso anno del 583% e del 95,5% sulla media dell’ultimo triennio. Bene anche il Rosso di Montalcino, che spunta una crescita di oltre il 7%.
Con le due annate a 5 stelle, 2015 e 2016, le giacenze dell’imbottigliato sono infine calate del 40% da luglio 2020 ad aprile 2021, a fronte di una sostanziale stabilità del prodotto sfuso in cantina.
“Nonostante le difficoltà che tutti conosciamo – sottolinea il presidente del Consorzio Bindocci – siamo riusciti a chiudere molto bene il 2020, ma il vero exploit lo stiamo registrando adesso: nei primi quattro mesi di quest’anno l’incremento sullo stesso periodo dello scorso anno è addirittura del 38%, ma ciò che balza all’occhio è anche il +43% di sigilli di Stato richiesti nel quadrimestre rispetto alla media del triennio 2018-2020″.