L’Ultima Cena di Plautilla Nelli, lunga quasi sette metri, è fra le più grandi opere al mondo eseguite da una donna e una delle più impegnative dal punto di vista compositivo. Pur vivendo in un’epoca in cui le donne ancora non avevano la possibilità di ricevere una formazione di anatomia, Plautilla sfidò le convenzioni sociali dipingendo 13 figure a grandezza naturale e confrontandosi su un tema generalmente riservato ai pittori all’apice della propria carriera, come prova della loro maestria. L’opera ritrae il momento in cui Cristo rivela che sarà tradito e lo fa emulando la leonardiana idea di ritrarre gli Apostoli nel dinamismo delle loro emozioni – una soluzione che aveva rinnovato la tradizionale raffigurazione dell’Ultima Cena nella pittura fiorentina.
La grande tela torna visibile dopo un restauro frutto di uno sforzo collettivo che ha visto coinvolti, fra i tanti, Advancing Women Artists (AWA), il Comune di Firenze e in particolare i Musei Civici Fiorentini, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato, nonché i Frati Domenicani del Convento di Santa Maria Novella.
In un’epoca in cui le donne non potevano fare dell’arte una vera professione, Plautilla Nelli suora, pittrice, autodidatta diede vita a una bottega tutta al femminile all’interno delle mura del suo convento, Santa Caterina di Cafaggio (ormai scomparso). Attraverso la vendita sia di opere di piccolo formato destinate alla devozione privata della nobiltà fiorentina che di grandi tele e pale d’altare, le suore raggiunsero un’indipendenza economica. Plautilla, che aveva ereditato i disegni di Fra Bartolomeo, fu una continuatrice della tradizione della Scuola di San Marco, una corrente artistica sviluppatasi a Firenze nel primo Cinquecento nell’ambiente spirituale originatosi intorno alla figura di Girolamo Savonarola, per il quale l’attività artistica praticata dalle religiose era un mezzo per preservarle dall’indolenza. Persino Giorgio Vasari si soffermò su di lei nella seconda edizione delle Vite (1568), affermando che Plautilla con le sue opere aveva “fatto maravigliare gl’artefici”.
sfoglia la gallery“Non si è mai così vicini a un artista quanto in un laboratorio di restauro” ha affermato la restauratrice Rosella Lari, responsabile diretta dell’intervento. “Abbiamo restaurato la tela e nel farlo abbiamo riscoperto la storia di Plautilla e la sua personalità. Le sue pennellate erano potenti e cariche di colore. La riflettografia ha rivelato la presenza di pochissimo disegno preparatorio. Plautilla sapeva cosa voleva e aveva abbastanza padronanza della propria arte per riuscirci”.
Il restauro è stato supportato dall’analisi diagnostica effettuata dall’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali del CNR. Questo processo a 360 gradi, condotto da un team tutto al femminile di curatrici, conservatrici e ricercatrici, ha portato a svelare la composizione chimica dei pigmenti impiegati e il restauro ha fornito la prova decisiva che l’Ultima Cena di Plautilla Nelli sia un’opera corale, creata secondo la vera consuetudine del lavoro della bottega, poiché sulla tela si rintracciano mani diverse con diversi livelli di esperienza.
Il restauro dell’Ultima Cena di Plautilla Nelli è stato promosso e finanziato da Advancing Women Artists, la cui mission è quella di ricercare, restaurare ed esporre opere di donne artiste individuate nei musei, nelle chiese e nei depositi della Toscana. Mentre la tela si trovava nel laboratorio di restauro, donatori di tutto il mondo hanno abbracciato questa “missione di salvataggio” grazie a un progetto in due tempi. Nella prima fase, nel marzo 2015, è stata lanciata la campagna di crowdfunding ‘TheFirstLast’. Il primo a offrire la propria donazione è stato il Sindaco di Firenze Dario Nardella, seguito da donatori di 19 paesi, tra cui Australia, Brasile, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Filippine, Regno Unito, Stati Uniti e Emirati Arabi.
AWA, fondata nel 2009 dall’autrice e filantropa americana Jane Fortune (1942-2018), ha restaurato 65 opere d’arte fiorentine realizzate da artiste attraverso cinque secoli. La storia di Plautilla Nelli ha dato il via alla ricerca di altre opere, da scoprire e salvare, di ‘donne invisibili’ che la storia dell’arte ha trascurato. Il recupero di numerose opere di Plautilla parte di AWA ha gettato le basi per la prima mostra monografica dedicata dagli Uffizi a Plautilla nel 2017, in cui sono stati esposti 15 dei 20 dipinti e disegni attributi all’artista e restaurati da AWA durante l’ultimo decennio. Plautilla è soltanto la prima di una schiera di pittrici che attendono il proprio riconoscimento perché, in base alle stime di Jane Fortune, in Toscana vi sono più di 1500 opere – esposte o in deposito – eseguite da donne artiste. Il prossimo passo per AWA è il restauro del San Giovanni che guarisce le vittime della peste, della pittrice settecentesca fiorentina Violante Ferroni. Il dipinto è situato nell’antico Ospedale di San Giovanni di Dio, un tempo casa della famiglia di Amerigo Vespucci, che era stato istituito per ospitare coloro che erano malati di peste e presto diventerà un centro di assistenza sanitaria regionale.