L’Arno e la sua difesa: nel giorno delle commemorazioni per l’alluvione del 1966 la Regione Toscana fa il punto. L’occasione è offerta dal convegno “L’Arno a 56 anni dall’alluvione, riflessioni, idee e proposte”. Ad aprire i lavori il presidente della Regione Eugenio Giani e l’assessora all’ambiente, difesa del suolo e protezione civile Monia Monni.
Difesa del suolo, Toscana leader
“Possiamo dire– ha detto Giani in apertura- che siamo una regione leader a livello nazionale sul piano dell’assetto idrogeologico e quello degli interventi di tutela e difesa del suolo. Per quelli che abbiamo messo in campo fino ad oggi, e quelli che metteremo in futuro”.
Dopo aver ricordato i circa 600milioni per i progetti in corso Giani ha ricordato che la Toscana è “la regione che ha già costruito Bilancino, ha già realizzato l’area di esondazione a Roffia (70 milioni di metri cubi a Bilancino, 5 milioni a Roffia) una Regione che ha già dato segnali molti forti che hanno evitato alluvioni che potevano avere effetti catastrofici come quelli del 4 novembre del 1966″.
Gli interventi sul Serchio, l’Albegna, il Carrione, per Giani sono “il segno di una regione molto forte e presente che non si limita a questo, ma che cerca anche di ridistribuire meglio l’acqua con i forti interventi assunti con il Pnrr, con i 6 enti di gestione coordinati dall’autorità idrica che vedono risistemare la rete dell’acquedotto risistemandone o riducendone fortemente le perdite”.
Giani ha poi sottolineato l’importanza degli interventi che i Consorzi di bonifica stanno realizzando sul reticolato minore “che poi – precisa Giani- diventa quello maggiore perché sempre più a tracimare non è l’Arno, l’Ombrone o il Serchio o la Magra, ma spesso sono proprio gli affluenti più piccoli ad essere rimasti privi della necessaria protezione”.
La tutela dell’Arno per un fiume “amico”
“Il 4 novembre – ha sottolineato l’assessora Monni- ricordiamo fatti tragici che coinvolsero grande parte della Toscana, non solo Firenze, ma oggi grazie agli investimenti fatti, possiamo finalmente vedere il fiume come ‘amico’ e non parlarne pensando solo al miglioramento della sicurezza ed alla difesa del suolo, ma anche alla tutela della biodiversità, alla migliore qualità delle acque, alla manutenzione, alla produzione di energia dalle ‘briglie’, che sono al tempo stesso strumento di difesa e di produzione di energia elettrica pulita”.
Il sistema delle casse di espansione sull’Arno
L’assessora cita ad esempio il sistema delle casse di espansione, posizionate sia a monte che a valle di Firenze: “Stiamo intanto realizzando il sistema delle casse di Figline Valdarno – dice – un sistema complesso, che attualmente vede tra cantieri attivi ed un quarto che sta per partire. Queste casse sembrano distanti, ma rappresentano il miglior sistema di difesa possibile, ad esempio, per gli Uffizi. Quando si parla di opere idrauliche, infatti, si lavora magari a distanza, ma con l’obiettivo di tutelare i punti più delicati e fragili“.
Nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati sono poi intervenuti Alessandro Mazzei, direttore generale dell’autorità idrica toscana. Mazzei ha sottolineato l’importanza del fiume Arno anche per l’approvvigionamento idrico dell’area fiorentina, e ricordato il grande lavoro fatto dall’AIT per depurare le acque delle utenze reimmesse nel fiume, in modo da restituire all’ambiente acqua pulita dopo l’utilizzo.
Acque depurate e recupero di risorse idriche
Per il prelievo di acqua dal fiume, Mazzei ha precisato che “in quattro anni abbiamo recuperato 22 milioni di metri cubi all’anno di perdite, con conseguenti minori prelievi sulla risorsa idrica del fiume e delle falde subalveo”. Pr le reimmissioni delle acque depurate ha spiegato che “gestiamo le acque di scarto di circa 3,5 milioni di abitanti equivalenti, di queste riusciamo a depurarne per 3,2 milioni. Quindi il 90% delle acque che reimmettiamo è depurato. E questo ha fatto migliorare considerevolmente la qualità delle acque dell’Arno”.
Il contratto di fiume, patto tra soggetti locali
“Il Contratto di Fiume – ha spiegato il presidente di Anbi Toscana Marco Bottino intervenendo sul tema- nasce come un patto, sottoscritto da diversi soggetti della comunità locale, che si propone di mettere a punto azioni di miglioramento delle aree fluviali. È un sistema che stiamo applicando con successo su diversi corsi d’acqua della nostra regione, consapevoli che avere occhi sul territorio aiuta anche dal punto di vista della sicurezza. A oggi sono 15 i Contratti di fiume attivati in Toscana a cui prendono parte i Consorzi di Bonifica, a cui si aggiunge il grande progetto di “Un patto per l’Arno”, che abbraccia l’intera asta fluviale del corso d’acqua toscano”.
Alla tavola rotonda moderata da Erasmo D’Angelis hanno partecipato la segretaria dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale Gaia Checcucci, l’assessore all’ambiente del Comune di Firenze Andrea Giorgio, la consigliera della Provincia di Pisa Cristina Bibolotti e il direttore della settore Difesa del suolo e protezione civile della Regione Toscana Giovanni Massini.
Pianificazione, la strategia da seguire
Gaia Checcucci ha ricordato il ruolo dell’Autorità in termini di pianificazione: “quando si parla di difesa dalle acque occorre sempre garantirne la tutela, conciliando quindi la pianificazione della gestione del rischio con quella delle acque. C’è poi il tema della scarsità d’acqua: credo sia necessario rilanciare il ruolo degli Osservatori permanenti sugli utilizzi idrici, elevandoli a cabine di regia operanti nei periodi di siccità. Altrettanto importante è puntare su una programmazione strategica integrata con alcuni significativi “interventi bandiera”.
L’assessore Andrea Giorgio ha aggiunto “grazie agli interventi negli anni di messa in sicurezza e agli investimenti fatti, l’Arno è tornato luogo di cultura, sport, socialità ed economia. Il ricordo dell’alluvione deve essere, se vogliamo che insegni qualcosa, anche occasione per pensare all’oggi, a tutti quegli eventi estremi, a quegli shock climatici che non sono più estemporanei ma frequentissimi. Le città devono trasformarsi e diventare più resilienti per riuscire ad assorbire questi shock e far sì che non diventino disastrosi“.