Si estende ad altri cinque porti della Toscana il progetto “Arcipelago Pulito“, lanciato dalla Regione e partito da Livorno dove i pescatori sono incentivati a diventare anche spazzini del mare, riportando a riva i rifiuti rimasti nelle loro reti insieme al pescato, per la maggior parte plastiche. Lo ha annunciato ieri l’assessore alla presidenza della Toscana Vittorio Bugli da Castiglione della Pescaia, dove è in corso il G20 delle spiagge italiane.
“Il Ministero ha appena firmato il via libera a un nuovo protocollo che permette di estendere il progetto anche all’Argentario, Castiglione della Pescaia, Viareggio, Piombino e Portoferraio all’Elba – spiega Bugli – la legge da sola però non basta, occorre anche costruire un sistema industriale per lo smaltimento dei rifiuti raccolti dai pescatori in mare”.
La particolarità del progetto toscano infatti è quella di aver costruito una filiera completa delle plastiche raccolte in mare, che prevede non solo la raccolta da parte dei pescatori ma anche lo smaltimento e il riutilizzo. Nel porto di Livorno è stata messa in piedi una vera e propria filiera dei materiali di scarto abbandonati in mare, che partendo dai pescatori arriva all’impianto di recupero di Revet.
“Arcipelago Pulito” aveva ricevuto a luglio il plauso dai deputati della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera. Attualmente ci sono due proposte di legge in discussione in Parlamento. Ancora prima era già stato preso a modello dal Parlamento europeo e poi dal governo italiano con il disegno di legge “Salva mare”.
Tutto è nato da un vuoto normativo, da colmare. Infatti i pescatori che accidentalmente tirano su con le loro reti rifiuti e plastiche ne sono considerati oggi responsabili nel momento in cui li conducono in porto e sarebbero quindi teoricamente costretti a pagarne i costi di smaltimento: nella pratica quello che accadeva è che i rifiuti venivano rigettati in acqua. “Arcipelago Pulito ha permesso di portarli a terra, con la soddisfazione di tutti – ricorda Bugli – e senza che i pescatori rischiassero più una multa”.
Solo da aprile 2018 fino allo scorso settembre sono stati raccolti con una mezza dozzina di piccoli pescherecci oltre 18 quintali di rifiuti, per un volume di oltre 24mila litri. Su diciotto quintali, circa il 20% è composto da plastiche riciclabili. Nelle reti a strascico sono finite bottiglie, fascette, sacche e buste, ma anche lo sterzo di un motoscafo, una vecchia tanica e una torcia da sub.
Il progetto è stato reso possibile grazie al coinvolgimento e alla collaborazione di più soggetti: il Ministero, Legambiente, la Guarda Costiera, l’Autorità di sistema portuale del MarTirreno Settentrionale, Unicoop Firenze che ha contributo con un sostegno ai pescatori, la società Labromare che gestisce la raccolta dei rifiuti nel porto e Revet che li ricicla. Ora altri cinque porti sono pronti a replicare l’esperienza.